Andy Murray vince Bercy e scavalca Djokovic in vetta alla classifica mondiale. È il più anziano a riuscirci nelle ultime quattro decadi. Gran torneo di Isner, Cilic ottiene la qualificazione al Masters, Thiem si salva, Berdych legato alla salute di Raonic. Saltano storiche panchine azzurre, la Kvitova vince il masterino.

D’ora in poi sarà più difficile considerarlo un intruso tra i Fab Four. La classifica mondiale vede oggi Murray occupare quella prima posizione che in un’era dominata da tre leggende è sembrata a lungo un traguardo irraggiungibile. Lui era l’eterno piazzato, molte finali, tornei Mille, sempre distante da quei tre. Come è riuscito allora Andy a diventare il più anziano giocatore a raggiungere la vetta dai primi anni ’70, agli albori del computer? Chi scrive non ha osservato chissà quali progressi tecnici. Il cambio Mauresmo-Lendl non ha portato sconvolgimenti, è sempre lo stesso campione, con una manualità eccezionale, specie dal lato sinistro, una mobilità che gli permette di arrivare dovunque, una prima di servizio efficace. Murray è arrivato in cima perchè sono calati gli altri. Di Federer e Nadal si è detto, età e usura li stanno spingendo ai margini. Dopo il sospirato trionfo del Roland Garros, si è inceppato il meccanismo di Djokovic, da giugno ad oggi il serbo ha dilapidato un vantaggio allora parso incolmabile. In off season potrà ritemprarsi e saranno ancora questi due 29enni, rivali sin da ragazzini, a contendersi la vetta. Nole potrebbe riscavalcare lo scozzese vincendo il Masters, ma vista la condizione dei due ciò non sembra probabile.

Bercy ha mostrato Murray sovrano democratico, non dittatore. Il primo incontro con Verdasco è stato un’altalena di emozioni. Ispirato, lo spagnolo si è procurato due palle break sul 5-5 al terzo. Dopo una passeggiata con Pouille, Andy ha affrontato Berdych. Il ceco aveva bisogno della vittoria per entrare al Masters, è salito 6-1 al tie break, ha poi avuto altri due set point, ma finito col cedere 7-9. Vincendo la semifinale con Raonic, lo scozzese avrebbe avuto la matematica certezza del n.1. Non ha avuto bisogno di giocare poiché il canadese, che la sera precedente aveva spento le residue chances londinesi di Tsonga, ha dato forfait per un problema alla gamba.

Isner è stato la rivelazione del torneo. Reduce da una stagione priva di acuti, ha profittato di un buon tabellone ma ha poi giocato un’ottima semifinale con Cilic.

La finale è stata piacevole oltre le previsioni. Murray si è aggiudicato il primo set profittando di alcune incertezze dell’avversario nella fase centrale, sul 4-2 ha salvato il controbreak piazzando un lob magistrale e, servendo per il set, ha scatenato l’entusiasmo del pubblico con un rovescio a una mano spalle alla rete. Isner ha accusato oltremodo gli scambi di media lunghezza, ma nel secondo si è aggrappato al servizio. Nel tie break Murray ha commesso un esiziale doppio fallo; due aces e un dritto vincente hanno dato all’americano il 7-4. Nel terzo, Isner si è dovuto salvare già nei primi due turni di servizio, poi sul 5-4 lo scozzese ha forzato, due suoi passanti bassi e stretti hanno messo in ambascia l’americano e l’incontro è finito.

È questo il Mille n.13 per Murray, cui mancano solo Indian Wells e Montecarlo.

Ormai scoppiato dopo una stagione lunghissima, Thiem è entrato al Masters grazie ai risultati degli altri. Il titolo di Basilea e la semifinale di Bercy hanno dato a Cilic i punti necessari per entrare a sua volta negli otto, anzi nei nove, visto che Nadal ha deciso di saltare il finale della stagione. Goffin si è giocato le residue speranze perdendo in ottavi lo scontro diretto con Cilic. Beffato Berdych, giunto a un match dal traguardo: sarà prima riserva, legato alla salute precaria di Raonic, il cui problema al quadricipite sembra serio. Il canadese farà di tutto per essere a Londra ma nel migliore delle ipotesi sarà a mezzo servizio. Come spesso accade, molti arrivano al Masters stanchi, acciaccati o fuori forma. Le indicazioni della ultima settimane danno Murray e Cilic quali unici maestri in palla. Mai però sottovalutare Djokovic e nessuno sa in anticipo quando Wawrinka sarà on fire.

Dopo Barazzutti, altri due storici sodalizi azzurri si sono interrotti. La Errani e Pablo Lozano si sono separati ponendo fine a dodici anni di proficua collaborazione; Fognini saluta Perlas dopo cinque anni e il best ranking. È un momento di svolta, tecnico e anagrafico per il nostro tennis. Possiamo aggrapparci solo a timidi segnali quali la prima finale ITF raggiunta ieri dalla 20enne Georgia Brescia.

Petra Kvitova ha vinto il masterino di Zhuhai, torneo cui è stata relegata da una stagione disastrosa. Una ragazza con i suoi mezzi dovrebbe vincere Slam in serie, ma allenarsi non è una sua priorità. L’ascesa della Kerber riporta alla memoria la favola della cicala e della formica, la tedesca merita tutte le lodi possibili, ma il tennis femminile ha bisogno di cicale, magari rivedute e corrette, per tornare a proporre uno spettacolo meritevole di essere visto.

Twitter: @MicheleSarno76

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