Sgombero di Calais: si temono nuovi scontri
E’ cominciato lunedì ventiquattro ottobre, intorno alle 6.15 del mattino, lo sgombero di Calais, la più grande bidonville d’Europa, conosciuta anche come “giungla”. Qui si accumulano di anno in anno, su un terreno in cui giacciono i resti di una vecchia discarica, migliaia di migranti. Secondo le ultime stime questi ammonterebbero a un numero stimato tra le 6000 e le 8000 persone, tutti in attesa di approdare dall’altra parte della Manica, in Inghilterra. Calais è infatti il paese francese più vicino alla frontiera con il Regno unito e tra le sue tende blu si rifugiano, ad oggi, iracheni, eritrei, siriani, sudanesi, curdi, afghani e pakistani. Il governo Hollande non sta attraversando un buon momento di popolarità e la questione inerente questo campo profughi, puntualmente trattato come un problema a cui pensare in altri momenti, non poteva più essere rimandata: ecco allora la decisione presa dall’Eliseo, il quale ha intenzione di chiudere definitivamente il campo in vista delle prossime presidenziali (anche alla luce dell’aria elettorale che tira in tutta Europa).
Molti organi d’informazione hanno parlato di alcuni scontri tra migranti e Gendarmerie francese durante le prime luci di lunedì, ma il tutto sembrerebbe poi essere rientrato nell’ordinaria amministrazione: per lo sgombero sono state impiegate circa 1250 unità della Gendarmerie francese, impegnate a tenere alto il livello di sicurezza nel corso delle operazioni. E’ infatti stato allestito un hangar di 3000 mq, affittato per l’occasione dal governo francese, a circa 300 metri dallo stesso campo: i rischi più alti sarebbero localizzati proprio nello spostamento dal primo al secondo. All’interno dell’hangar i migranti sono stati invece accolti da volontari e funzionari dell’ufficio francese dell’immigrazione e integrazione, impegnati a mostrare loro le procedure da svolgere per poi essere smistati in altre regioni Francesi. Tutte escluse la Corsica e Ile-De-France, mentre due sarebbero in particolare le regioni proposte a ciascun migrante.
Quattro sarebbero invece le categorie in cui vengono suddivisi i migranti: maggiorenni soli, famiglie, persone vulnerabili (come malati e donne incinta) e minori non accompagnati. Questi ultimi, secondo i piani del governo francese, dovrebbero essere gli unici a rimanere temporaneamente nel campo dopo lo sgombero di Calais. Verranno ospitati in una struttura sita all’interno dello stesso per il tempo necessario a registrarli e sistemarli altrove (ma sappiamo che quando si parla di questi soggetti occorre fare molta attenzione).
Molti di questi migranti non sanno né leggere né parlare la lingua francese, per questo vengono dotati di braccialetti colorati, ciascuno corrispondente ad una tenda all’interno della struttura allestita per l’occasione. Da ognuna di queste, poi, gli ex-abitanti di Calais vengono caricati sui pullman che li porteranno nella nuova regione di appartenenza.
Molti rappresentanti delle ong che da anni si occupano del tema hanno espresso preoccupazione per il rischio che i migranti spediti in altre zone di Francia possano in futuro fare ritorno nel nord della Francia con l’obiettivo di raggiungere l’Inghilterra. Il ministro degli Interni francese, Bernard Cazenueve, ha dichiarato su questo proposito che non ci sarà pericolo di un nuovo campo come quello di Calais e che non saranno accettate azioni di contrasto allo smantellamento (si parla di fermi immediati per i responsabili ndr).
La sensazione è però che i contrasti più duri avranno luogo nelle prossime ore, dato che i primi migranti portati fuori da Calais (i dati del governo raccontavano di 2138 trasferiti nella serata di lunedì), sarebbero i più disposti a lasciare la “giungla”. Ora la sfida per l’esecutivo è riuscire a tirare fuori i più restii a lasciare il campo, praticamente ancora asserragliati all’interno di questo.
Ma dove andranno gli ex-abitanti di quella Bidonvile, definita la “giungla”, che secondo molti nel giro di una settimana non esisterà più? Per ora saranno trasferiti nei CAO (centri accoglienza e orientamento), in modo che venga loro trovata una sistemazione ideale. Ma i comuni di Francia già protestano: solo oggi un piccolo centro dell’Alvernia, Loubeyrat, ha visto dare alle fiamme un centro accoglienza per migranti. Proprio in questi giorni stanno inoltre spuntando fuori alcuni studi sul contrasto in materia di lavoro tra migranti e nativi europei: uno di questi è stato condotto dal Cer e mette seriamente in dubbio il mantra ripetuto a più non posso dalle sinistre di tutta Europa da qualche anno a questa parte. Quello che le migrazioni di massa in corso non influirebbero sulla vita degli europei.
torna alla homepage di lineadiretta24