Alessandro Martire: chi sono i Lakota Sioux

Alessandro Martire
Photo by Jim Graywolf Petruzzi

 

Come raccontavamo in un precedente articolo, gli Indiani d’America si stanno radunando dall’aprile di questo anno vicino a Cannon Ball, una città vicino al confine del Sud Dakota, per protestare contro l’oleodotto denominato “Dakota Access” da quando ha avuto inizio la costruzione dell’oleodotto. I membri della tribù Lakota Sioux di Standing Rock Sioux, hanno iniziato la protesta ufficiale, che da allora è cresciuta fino a raggruppare centinai di persone e di tribù. Anche se le notizie non sono positive (molti attivisti sono arrestati, diversi appelli e iniziative legali sono state respinte) gli indiani continuano a resistere per la difesa della grande Madre Terra.

Abbiamo raggiunto il Dott. Alessandro Martire per capire meglio chi sono i Lakota Sioux. Alessandro Martire è Membro Onorario della Nazione Lakota Sicangu di Rosebud, Presidente dell’associazione Wambli Gleska e delegato in Italia e presso l’Alto Commissariato dei Diritti dell’Uomo di Ginevra della Nazione Lakota Sioux.

Dott. Alessandro Martire, vuole raccontarci oggi quali sono il suo impegno e quello della sua associazione Wambli Gleska a favore dei nativi americani?

Svolgiamo un servizio di collegamento ed organizzazione tra il Consiglio Tribale di Rosebud e gli Enti italiani interessati ad una collaborazione con esso e alla conoscenza della cultura tradizionale lakota. Di conseguenza organizziamo incontri, conferenze ed eventi. Se necessario, forniamo traduttori qualificati ed accettati ufficialmente dalla Rosebud Sioux Tribe.

L’Associazione ha realizzato, fra l’altro, un progetto per realizzare dei services umanitari presso l’Ospedale di  “Porcupine Clinic” di Pine Ridge (Sud Dakota).

Unitamente al Governo della Nazione Lakota, l’Associazione culturale Wambli Gleska ha realizzato importanti eventi didattici, culturali, scientifici e sociali grazie alla collaborazione di numerosi Comuni Italiani, Ex-Province e Regioni.  In particolare dal 1999 ha realizzato progetti destinati ai giovani studenti e che hanno permesso a molti giovani Italiani di poter svolgere studi accademici negli USA ed all’interno dei Confini territoriali della predetta Nazione Aborigena Nord Americana, nonché a giovani Studenti Indiani Americani di poter svolgere periodi di stages e studi in Italia.

 

La maggior parte delle persone ha un’idea dei nativi americani in gran parte derivata dalla cinematografia, quanto c’è di vero in questo immaginario?

Poco a dire il vero. La filmografia Hollywoodiana ha sempre falsato e dato un’immagine distorta dei Nativi Americani. Prima Rappresentandoli come “selvaggi scotennatori” ai quali vi si opponeva l’Eroe Mitico della società Americana: John Wayne, che cavalcava nelle praterie col suo fedele winchester, uccidendo ogni “selvaggio muso rosso” che gli capitasse a tiro. Poi negli anni ’70 con i tre famosi film come: “Un uomo chiamato cavallo”, “Soldato Blu” e “Piccolo grande uomo”, gli Indiani vengono rivalutati e divengono le vittime di una storia che realmente è stata il più grande genocidio della storia dell’umanità. Si pensi che dai tempi della presunta e falsa scoperta dell’America sono stati uccisi circa 70 milioni di persone dall’Alaska alla terra del Fuoco. I film solo recentemente hanno dato una migliore rappresentazione del mondo dei Nativi, ultimo esempio in “Balla coi Lupi”, ovviamente romanzato anche quello ma di ottima qualità.

 

Alessandro Martire
Photo by RayNette Olsen

Quindi in base a questo chi sono oggi i Lakota Sioux e cosa significa essere un Lakota Sioux?

Essere “indiani” nella società Americana di oggi, come ci dice lo scrittore e studioso Vine Deloria jr., vuol dire essere di fatto irreali e fuori dalla storia. Purtroppo oggi, i Lakota subiscono ancora le vessazioni e le sofferenze tipiche di un Popolo sottomesso a quella che si crede una civiltà superiore o più evoluta.

Oggi, nelle riserve i Lakota che vivono in modo tradizionale, cioè secondo gli usi, i costumi e le tradizioni dei loro antenati, si stanno riappropriando delle loro tradizioni per tramandarle alle giovani generazioni, creando in tal modo un elemento importantissimo di “unità nazionale”.

Tuttavia il quadro generale è molto tragico e sulle popolazioni delle riserve incombono gravi problematiche quali mancanza di lavoro, problemi di socializzazione, alcolismo, droga, sistema sanitario inefficace o talvolta assente,  mancanza di fondi per la costruzione di scuole tradizionali per l’insegnamento della cultura originaria delle popolazioni Aborigene.

In molti però sono consapevoli dei loro diritti e delle loro ragioni, e stanno cercando di opporsi al sistema occidentale. Certamente gli sforzi sono enormi ed i risultati lenti ad arrivare, ma possiamo evidenziare, almeno per quel che riguarda i Lakota un considerevole ritorno alla loro originaria spiritualità (anche se essa spesso s’intreccia col cristianesimo), e ciò anche da parte dei giovani, sempre più numerosi alla “tradizionale danza del sole”, sintomo questo di una riacquistata consapevolezza delle origini.

Il percorso per mantenere e riaffermare la propria identità culturale, sociale, spirituale è lungo e difficile ma se questa volontà non verrà meno soprattutto nei giovani, i popoli Nativi ed i Lakota resteranno presenti nella società multirazziale Americana quali testimoni di un popolo oppresso, offeso, disprezzato che è riuscito ad opporsi ed a sopravvivere combattendo una “guerra” non solo propria ma per tutte le minoranze etniche che oggi sono in pericolo.

Circa cento anni fa il Leader Nuvola Rossa disse: ‹‹Ci hanno fatto molte promesse, ma ne hanno mantenuta una sola: hanno promesso di prenderci la terra, e lo hanno fatto. Vogliamo che la nostra terra ed il nostro modo di vita ci siano restituiti, in modo da poter aiutare a guarire madre terra e i suoi figli che soffrono, dobbiamo agire ora se vogliamo vivere di nuovo in armonia con l’unità della vita che è la terra. Se saranno riconosciuti i nostri trattati, se la nostra causa prevarrà, allora ci sforzeremo di restaurare quell’armonia naturale non solo sulle nostre terre ma su tutta nostra madre terra. Preghiamo il grande spirito perché possa essere così››.

 

Anche in Italia, assistiamo a un sempre crescente scempio delle nostre terre in nome del profitto e del consumo – pensiamo non solo alla TAV, ma anche al MUOS o alle “grandi opere” – lei ritiene che la protesta dei Lakota abbia qualcosa di importante da insegnarci?

Senza alcun dubbio!  L’attuale protesta dei popoli Nativi, ci insegna a dover incisivamente reagire contro ogni forma di inquinamento ambientale e distruzione dell’ecosistema. Anche il Papa più volte ha detto che dobbiamo rispettare “Madre terra” (finalmente dopo 2000 anni ci sono arrivati anche loro a capirlo!). Se non reagissimo, il nostro pianeta sarebbe distrutto dall’avidità dell’uomo moderno industrializzato, che vede nelle risorse naturali e nel pianeta, solo una fonte di profitto personale. Questa visione miope, ha portato, e porterà solo tragedie. I nativi Americani lo predissero più di 2000 anni or sono dicendo che se l’uomo non vive in armonia con ogni forma della vita, la vita stessa e la terra si ribelleranno alla sua stolta azione devastante.

 

Per ulteriori informazioni segnaliamo il sito del Dott. Alessandro Martire e quello della Associaizone Wambli Gleska

Segnaliamo inoltre il gruppo Facebook Standing Rock Protectors – Pipeline Protest e la pagina Sacred Stone Camp per seguire gli aggiornamenti della protesta.

Un ringraziamento particolare va a Jim Graywolf Petruzzi e RaynNette Olsen per averci permesso di usare le loro foto. RayNette Olsen e la sua famiglia sono della tribù Navajo-Diné dalla Nazione Navajo dell’Arizona, unite come tanti altri popoli alla protesta delle nazioni indiane del Dakota per la difesa della Terra

 

@aurelio_lentini

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NOTE:

1: Nato a Firenze il 7-11-1960, Alessandro Martire è Membro Onorario della Nazione Lakota Sicangu di Rosebud, delegato ufficiale in Italia dei Lakota Sicangu di Rosebud e Pine Ridge, danzatore del sole e “custode” di “sacra pipa” dal 1982. E’ inoltre Presidente dell’associazione Wambli Gleska, che in lingua Lakota significa “aquila chiazzata”, nata nel 1995 come associazione culturale senza fini di lucro e ufficialmente riconosciuta dall’ONU come ONG costituita per espressa volontà del Consiglio Tribale dei Lakota di Rosebud (Sud Dakota), del Presidente e del Consiglio degli Anziani. Scopo sociale e statutario dell’associazione è quello di diffondere nel nostro Paese, ed in Europa, la cultura tradizionale del popolo Lakota, nonché promuovere riconoscimenti e rapporti internazionali con i vari “Governi Locali” e col Governo centrale del nostro paese, per i diritti umani della Nazione Lakota Sioux.
Nel 2012 Alessandro Martire è stato adottato dalla Famiglia del famoso Leader Spirituale Leonard Crow Dog Senior, e dalla Famiglia Brings Plenty Ota Au. Il suo nome Lakota è “OyateNakicijipi” che in lingua Lakota, significa “Colui che parla per la sua gente”. Dopo un decennio trascorso in America a stretto contatto con i nativi americani, dal 1990 è tornato definitivamente in Italia, dove ha conseguito la laurea in giurisprudenza con particolare riguardo al diritto internazionale e alla tutela dei diritti dei nativi americani fino a diventare il delegato in Italia e presso l’Alto Commissariato dei Diritti dell’Uomo di Ginevra della Nazione Lakota Sioux.