Jobs act: ecco i numeri dei licenziamenti. La riforma contro il lavoro sta dando i suoi frutti
Licenziamento facile? L’Osservatorio sul precariato pubblicato mensilmente dall’ISTAT rileva che i licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo soggettivo sono in aumento. I dati forniti dall’istituto di statistica parlano chiaro: se nel 2016 i licenziamenti erano stati 46.255, nello stesso periodo di riferimento erano stati appena 36.048 nel 2015 e 35.235 nel 2014. Quindi in soldoni l’incremento di licenziamenti tra il 2015 ed il 2016 è stato del 28% mentre sale al 31% se prendiamo in considerazione il periodo 2014-2016.
Il problema è ovviamente il cambiamento nella normativa sul reintegro del lavoratore in caso di licenziamento irregolare. Nella normativa che precedeva il “Jobs act” in caso di licenziamento irregolare, il lavoratore aveva il diritto ad essere reintegrato nel posto di lavoro. La disciplina del reintegro è stata in pratica l’ultimo baluardo a difesa del lavoratore licenziato ingiustamente. Ora invece le regole per l’applicazione del reintegro sono molto più ristrette. Ciò ha avuto come conseguenza una maggiore disinvoltura nel comportamento dei datori di lavoro. Adesso in caso il giudice rilevi una illegittimità del licenziamento il datore si può limitare a rimborsare il dipendente e tanti saluti al posto di lavoro.
Del resto alla vigilia dell’approvazione della legge tanto voluta da Renzi si temeva proprio questo: licenziamenti più facili. Ricordiamo che anche prima del “Jobs act” era possibile licenziare un dipendente. E’ sempre stato possibile per più ragioni. Innanzitutto il licenziamento per giustificato motivo oggettivo che è di natura economica come il fallimento dell’impresa o vicende analoghe di problemi economici dell’azienda. Poi il licenziamento per giustificato motivo soggettivo e per giusta causa che sono entrambi attinenti alla figura del lavoratore e puniscono mancanze di varia gradazione di gravità degli obblighi derivanti dal contratto di lavoro. Insomma la novità del “Jobs act” è stata quella di ridurre le conseguenze per il datore di lavoro che abusa del suo diritto…chissà se questo aiuterà la nostra economia. Di certo renderà più facile la discriminazione e la mancanza di libertà nei posti di lavoro.
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