La musica emergente romana, raccontata da Fefo
Quest’anno abbiamo deciso di dedicare un’intera rubrica alla musica emergente romana e per l’occasione abbiamo scambiato due parole con Federico Forconi, meglio conosciuto come Fefo: chi meglio di lui, direttore artistico del Contestaccio, poteva raccontare e descrivere il panorama musicale attuale, offrendo peraltro anche un punto di vista strettamente tecnico, considerata la sua ventennale carriera come chitarrista degli Almamegretta?!
Qual è oggi la situazione della musica emergente romana?
“Oltre ad essere stato direttore artistico del Contestaccio per sette anni, sono anche un musicista, per cui mi sono reso conto di quella che è realmente la situazione; non voglio fare quello anziano che dice che le cose sono peggiorate… Non so se le cose sono peggiorate o migliorate, sicuramente sono cambiate: 5-6 anni fa c’era la cultura di andare in un locale a sentire musica dal vivo, anche per ascoltare una band sconosciuta. Soprattutto negli ultimi 2-3 anni è venuta a mancare questa cultura della live band, cosa che all’estero non esiste: c’è una cultura musicale completamente diversa. Da “cinquantenne suonato” un po’ questa cosa mi preoccupa, fermo restando che è giusto seguire quello che sta succedendo nel panorama musicale: il problema è che in Italia sta succedendo veramente poco. Poi la cosa triste è che di band fighe in Italia ce ne sono veramente tante, ma si tratta di gruppi emergenti che fanno fatica ad uscire o per mancanza di soldi o perché non c’è nessuno che crede in progetti originali e che quindi ci investe perché- e questo lo dice con grande rammarico- in Italia funziona solo quello che esce dai talent. Ci sono infatti anche molte band che io conosco finite a fare i talent per avere notorietà; inoltre negli ultimi anni purtroppo i ragazzi più giovani (20enni) piuttosto che rinchiudersi in una cantina e fare musica, vanno ai talent show perchè il concetto di musica ruota ormai attorno a questi. Negli ultimi anni si è perso molto il modo di fare musica: sta cambiando il modo di fare musica, di ascoltarla e produrla, per cui buona parte dei ragazzi che inizia a suonare è molto influenzata da questa cosa. Però se ci pensiamo bene gli unici personaggi resi famosi dai talent in dieci anni sono Mengoni e Noemi, poi degli altri non si è più sentito parlare. Ti posso fare un esempio: dieci anni fa sono usciti i Subsonica, il Teatro degli Orrori, che resteranno nella mente della gente, hanno ed avranno un seguito, mentre chi esce dai talent tra sei mesi già è stato rimosso. Quindi il problema principale è che la gente fa un po’ troppa fatica a capire cosa le piace e cosa no.” Dunque uno scenario, quello della musica emergente, piuttosto preoccupante e a microfoni spenti riflettiamo sul fatto che purtroppo oggi tutto ruota attorno a delle logiche d’industria, al dio denaro e così si finisce per preferire la quantità alla qualità: “non guardiamo più una cosa perchè è bella ai nostri occhi, ma perché piace”.
E per quanto riguarda le tendenze che caratterizzano la musica emergente romana? “Forse i gruppi indie, indie rock e hip hop son quelli che tirano di più; un po’ meno per quanto riguarda il punk, l’hard core, mentre a cose un po’ più sofisticate come il jazz purtroppo i giovani ancora non si avvicinano.” Fa poi un riferimento alle cover band, che sembrano essere in forte crescita: “Un gruppo che fa cover sicuramente tira di più perché la gente è più contenta di andare ad ascoltare canzoni che già conosce e questo proprio perché siamo un popolo di pigri. Ovviamente io ti parlo da musicista. Noi al Contestaccio, dove vedevamo 60-70 band ogni mese, abbiamo cercato di evitare di avere cover band, anche perché essere musicista significa creare qualcosa di tuo, ma poi il problema è che il locale ti chiede quanta gente porti: ovviamente un ragazzo che fa musica originale, a parte quei suoi dieci amici, non porta gente. Perciò è un po’ un cane che si morde la coda. Vai in Spagna o in Svezia, delle cover non gliene frega niente: vanno a vedere band emergenti; perché noi non lo facciamo? Perché ad X-factor fanno le cover, ad Amici fanno le cover: ormai siamo entrati in quel loop”.
Ma un barlume di speranza sembra ancora intravedersi: ci sono molti ragazzi che si avvicinano alla professione del musicista nel vero senso della parola, per cui nell’ambito della musica emergente ci sono alcuni gruppi romani degni di nota e Fefo ne suggerisce alcuni: “i So does your mother, un gruppo ispirato a Frank Zappa, tutti molto giovani e infatti quando li ho sentiti per la prima volta faceva molto strano vedere un gruppo di ragazzi giovani rifarsi a Zappa: dal vivo sono eccezionali. Nell’ambito rock posso annoverare gli Ignorantia Legit, i Blowers On Fire o i The Blennies, indie- pop (prima cantavano in inglese, adesso in italiano), molto fighi. Per quanto riguarda il metal i New Disorder, gli Ushas, mentre per il punk gli Anti You. E poi i Tre Che Vedono Il Re, un gruppo di base rock, ma piuttosto eclettico.” Con l’auspicio quindi di ascoltare questi ed altri gruppi legati al panorama della musica emergente romana e di raccontarveli, la nostra intervista si chiude qua, ringraziando Fefo per aver inaugurato egregiamente la nostra rubrica!
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