Murray nuovo re?
Andy Murray vince in sequenza a Pechino e a Shanghai e si avvicina alla vetta da quattro anni occupata da Djokovic. Per il serbo prosegue la crisi post-Parigi. Sorprende Bautista Agut nel Mille più rapido del circuito. Kyrgios dalle stelle di Tokyo alle stalle cinesi. Sharapova in parte riabilitata e già polemica, perfetto tempismo di Barazzutti.
Sarà per via del ritorno di Lendl, o grazie al momento di confusione di Djokovic, fatto sta che da tre mesi è Andy Murray il punto di riferimento del circuito. Ha riconquistato Wimbledon, ha confermato a Rio l’oro olimpico di Londra e sulla strada Pechino-Shanghai è passato senza cedere set. Un cammino perfetto, solo in parte sporcato dalla dolorosa sconfitta nei quarti degli US Open contro Nishikori. Nella capitale cinese è stato impegnato nel primo set dal connazionale Edmund, ha avuto un passaggio nel secondo parziale della finale con Dimitrov, concludendo comunque al tie break. Quasi una passeggiata fino all’ultimo atto a Shanghai: con Bautista Agut ha commesso un paio di errori al momento di chiudere il primo set, ma ha vinto 7-1 in tie break e 6-1 la seconda frazione. Con Djokovic in queste condizioni, Federer assente e 35enne, Nadal eclissato, Andy Murray è troppo solido per la concorrenza. DelPotro lo ha sconfitto nel match dell’anno in Coppa Davis, ma sussultiamo ogni volta che ha una smorfia di dolore, Wawrinka tocca vette di rendimento sublimi, ma nessuno ha la costanza dello scozzese.
A inizio primavera, nella fase più splendente della sua dinastia, Djokovic aveva “doppiato” Andy Murray nella classifica Atp. Il suo vantaggio arrivava a sfiorare i 9 mila punti. Ora siamo a -3.700 ma se si considera la Race siamo a poco più di 1.500. Che cosa è accaduto? Molte speculazioni sono state rese su questo crollo di Djokovic. Mancanza di motivazioni dopo il successo a lungo inseguito al Roland Garros, problemi fisici, questioni personali cui ha accennato in modo sibillino, contraccolpo dopo la delusione olimpica. C’è stato dunque il cambio della guardia? Dovremmo aspettare almeno tre mesi. Il Masters di Londra e soprattutto gli Australian Open potranno fornirci una risposta.
Da Nadal continuano ad arrivare invece solo delusioni. Preso a pallate da Dimitrov a Pechino, si è ripetuto all’esordio di Shanghai con Troicki. Resta il numero uno di un paese che è stato il più forte nel tennis per anni e che ora vede tutti i suoi protagonisti in parabola discendente. Domani il secondo dietro Rafa sarà l’incredibile Roberto Bautista Agut. Poco talento ma grande lucidità in campo, il 28enne valenciano ha raggiunto la finale a Shanghai, ultimo carnefice del calvario di Djokovic. Per atteggiamento in campo ricorda Schuttler, l’arbeiter, finalista a Melbourne 2003.
Curioso come Bautista Agut e Simon, i due difensori per eccellenza del circuito, siano giunti fra i migliori quattro nel Mille dalla superficie più veloce, in base a uno studio effettuato. Allo spettatore non provvisto di dati pare essere più rapido il fondo di Cincinnati, preoccupante la generale uniformità delle superfici tutte piuttosto lente. Fra poco si va a Bercy, dai parametri simil-terra battuta. Rimpiangiamo i tappeti anni ’90 e ci chiediamo se non sia il caso di tornare al passato se si vuole evitare di assistere a partite sempre impostate allo stesso modo, a prescindere dalla superficie.
Chi va a vedere Kyrgios sia preparato a tutto. Dopo la vergognosa esibizione di Shanghai, l’australiano – che veniva dal titolo di Tokyo, conquistato in una bella finale con Goffin – ha dichiarato: “Se decidi di comprare il biglietto per vedermi giocare è una tua scelta, lo sai che sono imprevedibile, io non ti devo niente“. Al cambio di campo della sua partita con Misha Zverev, l’arbitro lo ha richiamato al rispetto per il torneo e la sua professione e lui gli ha risposto di sbrigarsi a chiamare il tempo, così sarebbe potuto tornare a casa. Se questo è il post Fab Four, stiamo freschi.
Con Novak Djokovic, Andy Murray, Stan Wawrinka, Milos Raonic e Kei Nishikori già qualificati, i prossimi tornei assegnano gli ultimi tre pass per Londra. Al momento sarebbero dentro Monflis, alla stagione migliore della carriera, Nadal, ma non è escluso che decida di chiudere anticipatamente il 2016 e Thiem, cotto da un’insensata programmazione. Berdych è a 320 punti dall’austriaco: lui, Goffin e Cilic possono ancora sperare, rinunce eventuali a parte.
Il Masters WTA inizia domenica, vederemo se con Serena o no. Il 2017 restituirà la Azarenka dopo la sorprendente gravidanza e da aprile rivedremo anche la Sharapova, che ha visto ridursi la sua squalifica per doping e sta pensando di querelare la ITF per aver strumentalizzato il suo caso. Roma potrebbe essere uno dei primi tornei di Masha, per Vika attendiamo conferme.
Da giocatore Barazzutti era dotato di gran tempismo, da capitano di Fed Cup ha confermato tale qualità. Sulla panchina per oltre un decennio, ha alzato quattro Coppe dirigendo Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci. Ora che le ragazze si sono ritirate o sono sul punto di farlo, che il futuro si chiama Giorgi, ai ferri corti con la federazione, e un manipolo di volenterose ragazze non comprese fra le prime 200, il nostro Corrado si è chiamato fuori. Vive congratulazioni per i suoi successi e i migliori auguri per la sua carriera di Davis, che prosegue.
Twitter: @MicheleSarno76