Champions, c’è qualcosa che non torna

champions-higuain-lacrimeUna settimana di Champions spietata per il calcio italiano, nella quale il Milan operaio passa alla fase successiva, mentre tornano a casa la Juventus, sconfitta nella gelida Istambul non senza polemiche, ed il Napoli, che batte inutilmente l’Arsenal capolista nella Premier.

Se si tentasse di tracciare dei parallelismi tra il calcio italiano e la Champions League, si troverebbe sempre qualcosa che andrebbe ad intralciare la linearità di tale ragionamento. Questa settimana di Champions League ne è stata l’ennesima dimostrazione. A partire dal risultato finale: prosegue il Milan, tornano a casa Napoli e Juventus. Vedere i rossoneri giocare quest’anno fa quasi tenerezza, e non a caso la maglia numero 10 sarà indossata da Honda. Questa squadra, così ricca di stelle un tempo, così limitata oggi, è stata l‘unica italiana a passare il turno, pur offrendo un calcio molto più sterile rispetto alle altre due connazionali. Ieri sera contro l’ Ajax, i migliori in campo sono stati Abbiati (forse il milanista che ha toccato più palloni) e Balotelli, che ha avuto il merito di aver messo in campo la grinta di un mediano mettendosi al servizio della squadra, rimasta in 10 per 70 minuti a causa dell’ entrataccia di Montolivo che gli è valsa l’espulsione. A proposito, visto che diverse italiane all’estero finiscono spesso per prendere qualche cartellino rosso, forse ancora non abbiamo capito che in Europa non guardano in faccia a nessuno. Certi comportamenti che all’interno del rettangolo di gioco in serie A vengono generalmente concessi se si ha la maglia di un certo peso, fuori da “casa nostra” vengono sanzionati pesantemente. Dispiace che a farne le spese ieri sia stato Montolivo, che di certo non è un giocatore cattivo. In qualto ad ingiustizie però, se si torna con il pensiero al campionato scorso, il Milan non avrebbe dovuto nemmeno esserci in Champions League, se non fosse stato per i continui favori arbitrali della quale ha goduto ai danni, ad esempio, della povera Fiorentina, alla quale fu scippato mano a mano il terzo posto. Forse la Viola a differenza del Milan sarebbe stata eliminata, oppure no, ma sicuramente gli amanti del buon calcio avrebbero apprezzato di più. Comunque sia, le chiacchiere stanno a zero, ora il Milan è di fatto la principale rappresentante del calcio italiano all’estero e speriamo che vada avanti, altrimenti di questo passo la qualifica in Champions per il terzo classificato in serie A, ce la possiamo anche sognare. {ads1} Altra cosa che proprio non torna, nel tentativo di vedere come il calcio italiano si riflette nelle competizioni europee, è l’eliminazione della Juventus. Premettendo che Antonio Conte fa una giusta osservazione nel dire che un campo malridotto come quello di Istambul ha penalizzato pesantemente la squadra bianconera, molto più tecnica di quella turca, forse questa dichiarazione è stata montata troppo dai giornalisti italiani, eccessivamente accusatori nei confronti dell’arbitro, del campo, della Fifa (non ci scordiamo che quest’ultima di recente aveva dato il nulla osta per far giocare Vidal contro il Livorno, ma non lo ha detto nessuno), delle istituzioni turche, del Galatasaray, e chi più ne ha più ne metta. Guardando il campionato, piuttosto, nel quale la Signora per superare la stratosferica Roma di Garcia ha dovuto fare i salti mortali prendendosi tutte le lodi possibili dalle televisioni e dai giornali, forse avrebbe dovuto vincere qualche partita in più quando “il campo” glielo permetteva, invece di recriminare in quel modo l’ultima sconfitta. Una squadra costruita per vincere che, in un modo o nell’altro, domina da anni il campionato italiano, si può concedere di restare senza vittorie dopo ben 4 partite nel girone di Champions? Qualcosa non torna. Ed è anche molto strano che tutti, a quanto pare, diano la colpa al campo di Istambul, che senz’altro ha condizionato l’andamento della partita e quindi la qualificazione in extremis, ma se il valore reale della Juventus è quello mostrato in campionato, sarebbe il caso di essere più severi con la squadra e meno con altri fattori. Ma come dicevamo, alcune cose non tornano.

La pagina più triste della giornata è stata senz’altro quella del Napoli, che a differenza delle altre due connazionali aveva un girone veramente difficile, lottando comunque con orgoglio e con una certa qualità di gioco. Ieri sera, il Napoli si è trovata a giocare la partita decisiva per la qualificazione contro l’Arsenal prima in classifica nella Premier League, ma pur vincendo per 2-0, purtroppo non è riuscita a classificarsi tra le prime due. Nonostante il punto debole dei partenopei sia la difesa ed affrontava una delle squadre più pericolose in Europa, contro i Gunners è riuscita perfino a non subire gol. Abbiamo notato anche in campionato come il Napoli spesso sia riuscito a compensare la vulnerabilità difensiva con la grande qualità tecnica in attacco, ed è paradossale pensare che con attaccanti del calibro di Higuain, Insigne, Pandev, Mertens e Callejon, sarebbe bastato un gol in più per portare il Napoli alla fase successiva, superando il girone più difficile della competizione. Ma come abbiamo visto, tra l’Italia e l’Europa, c’è qualcosa non torna.

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