Italicum, ancora divisioni durante la direzione nazionale del Pd
Si è svolta ieri a Roma la direzione nazionale del Pd per affrontare il nodo della revisione dell’Italicum. Nel corso della Direzione, la numero 31 dal gennaio 2014, il premier Renzi, soffermandosi sull’importanza della riforma costituzionale per il futuro del Paese e sulle divisioni interne al partito, ha affermato che «è compito, innanzitutto mio, quello di cercare di trovare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo». Ha aggiunto inoltre, parlando alla minoranza del Pd, che «quando si fa un compromesso si deve rinunciare a qualcosa, perché immaginare di fare un compromesso e di averla vinta su tutto, significa negare l’idea stessa del compromesso».
La proposta di Renzi, di costituire una delegazione che rimetta in discussione i tre elementi cardine delle legge elettorale, cioè ballottaggio, premio di maggioranza ed elezione dei deputati, è stata approvata all’unanimità, senza voti contrari o astenuti, sebbene la minoranza Pd non abbia partecipato al voto. La discussione sull’Italicum avrà inizio, in commissione alla Camera, dopo il referendum costituzionale. Durante la direzione nazionale del Pd, dalle fila della minoranza Dem, Roberto Speranza ha definito la proposta del Premier «insufficiente» e Gianni Cuperlo nel suo intervento ha affermato che, se non si dovesse giungere ad un accordo vero sulla riforma elettorale, «comunicherò le dimissioni alla Presidente della Camera».
Il premier Renzi ha aggiunto che non si fermerà dinanzi alle divisioni interne al partito, poiché «la nostra responsabilità di tenere unito il partito non può arrivare al punto di tenere fermo il paese. Noi siamo qui perché l’Italia ha bisogno di mettersi in moto. La riforma costituzionale non è un giocattolino per addetti ai lavori, è la svolta, è la chiave di accesso di una nuova partenza. Per ottenere questo risultato siamo disponibili anche a farci carico di ulteriori elementi di mediazione, ma non siamo disponibili a bloccare la macchina di un Paese che se non viene salvato dal Partito democratico è condannato alla discussione per i prossimi decenni».
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