Referendum in Colombia: rifiuto shock!
Evidentemente i sondaggisti non prendono cantonate stellari solo in Italia. Il Referendum in Colombia per la ratifica dell’accordo di pace tra Governo e Farc polverizza tutte le previsioni, anche le più caute, e getta il Paese in preda alle perplessità più preoccupanti.
Una possibilità che inchieste, giornali e sondaggi avevano dato talmente per eccentrica da non prenderla quasi in considerazione. Anche il nostro articolo della settimana scorsa non si concentrava quasi affatto su un eventuale rifiuto degli accordi ufficializzati a Cartagena da parte della popolazione. Eppure così è stato: i No hanno superato i Sì, seppur di poco. Con il 50,22% dei voti contro il 49,78% la popolazione colombiana ha rigettato gli accordi di pace e lasciato tutti, ma proprio tutti a bocca aperta.
Altissima l’astensione per il referendum in Colombia, oltre il 60%. Moltissimi hanno scritto di un Paese spaccato in due, eppure bisognerebbe dire in tre. Un quarto dei colombiani ha vergato una profonda X sopra quattro anni di negoziati, di accordi, di compromessi onorevoli e meno onorevoli volti a ritrovare la pace in un paese martoriato da cinquant’anni di guerra.
Pronte le reazioni di rassicurazione, sia da parte delle Farc, le quali hanno confermato di voler mantenere fede a quanto sottoscritto, sia da parte del Presidente Santos, il quale ha dichiarato la ferma volontà di mantenere il cessate il fuoco bilaterale. Esulta il partito dell’ex presidente Alvaro Uribe, il Centro Democrático, che aveva fatto della lotta contro gli accordi di pace un cavallo di battaglia.
Ora, dopo il No del Referendum in Colombia la situazione sembra essere in stallo. La disattenzione dei giornali italiani, i più limitatesi a una cronaca del voto, è stata compensata dall’analisi più approfondita di Geraldina Collotti per il Manifesto. Al centro della questione è il possibile gioco al ribasso ai danni delle FARC e delle riforme duramente conquistate negli accordi. Prima tra tutte la riforma agraria che, come riportato nel precedente articolo, si poneva il fine di democratizzare e risollevare dall’indigenza le zone rurali della Colombia, da sempre territorio dei soprusi di narcotrafficanti e gruppi paramilitari.
Di qui il dubbio, legittimissimo, di un Referendum giocato forse proprio per indebolire gli accordi di pace. Anzitutto perché gli accordi sarebbero potuti entrare in vigore anche senza il Referendum in Colombia (in linea sia con i protocolli di Ginevra e che con la costituzione colombiana), voluto invece a tutti i costi dal Presidente Santos. Tuttavia sembra essere stata piuttosto scarsa la convinzione con cui il partito di governo ha affrontato la campagna per il Sì, unitamente ai partiti moderati. Accesissima invece quella delle destre dure e pure, Centro Democrático in testa.
Indicativo inoltre, il dato riguardo alla distribuzione del voto. Zone rurali e periferiche, e distretti di frontiera – ovvero chi in questi anni ha subito maggiormente il peso del conflitto – hanno votato decisamente per il Sì. Il No ha trionfato invece nelle zone centrali e nelle città, oggetto privilegiato della propaganda del No e troppo spesso influenzate da pressioni antidemocratiche. ‹‹ La mappa del voto›› racconta Julio Madera – reponsabile del settore Sicurezza e Difesa nel Centro de Investigacion y estudio fronterizos (Cief) intervistato da Geraldina Collotti sul Manifesto – ‹‹mostra come nei territori rurali, emarginati, periferici e vittime del conflitto armato si è imposto il Si agli accordi di pace. Al contrario, nel centro del paese, principalmente Antioquia, tutta la zona cafetera, Cundinamarca e i Santanderes, che sono zone in cui si è insediata la cultura mafiosa, e che più sono influenzate dai mass media e dalle reti sociali, si è votato No››.
Il rifiuto degli accordi di pace con il Referendum in Colombia apre uno scenario ignoto. Fondamentale sarà, più che l’impegno delle FARC che hanno poca libertà di manovra, quello del governo Santos, che rivelerà nei prossimi giorni e mesi se la volontà di pervenire a una pace giusta era vera o solo presunta.