Calcio. Quando i sogni dei bambini si realizzano
Calcio. Un gioco, un business, una malattia che deve far distrarre le masse. Forse è tutto vero. Ma il calcio è passione. La passione fa dimenticare ai tifosi le brutture e le storture che ci sono dietro. Qualunque sana passione è positiva. Si può essere
appassionati di musica e non saper suonare, si può essere appassionati lettori senza avere una storia da raccontare, e si può essere appassionati, tifosi di calcio senza praticarlo. Perché è una passione che nasce da bambini, da un senso di appartenenza che rimane anche da adulti. Adulti che quando vedono quei colori sentono sempre vive le passioni di quando si era ragazzi. Non è forse bello questo? Non è bello riassaporare le emozioni dell’infanzia? Certo che sì, e il calcio riesce a farlo. Riesce a farci diventare bambini. Come diceva il protagonista del bellissimo film non sul calcio, ma sulla passione calcistica, “Febbre a 90”, al bambino che gli chiedeva di portarlo allo stadio perché la mamma ce lo mandava solo con un adulto responsabile “Ecco, in quelle due ore io non sono un adulto responsabile”. Questo succede, questa è la magia, questo mantiene viva la passione. I sogni di quando eri bambino. E ci sono due bambini che, questo week end, in Inghilterra e in Scozia, hanno vissuto un sogno. E il loro sogno non può che piacere a tutti noi che amiamo questo sport, ma anche a chi non lo ama, perché un bambino che realizza un sogno piace a chiunque.
Quando si è bambini si vuole crescere, ma sembra non succederà mai. Quando si è bambini e si guarda una partita di calcio si sogna di farne parte, si sogna che questo un giorno possa accadere a te. Ma non solo i calciatori adulti, anche quelli di qualche anno più grandi di te sembrano irraggiungibili. Li guardi con timore e rispetto e ci speri che un giorno ti dicano di entrare, di giocare con loro, e che magari fai pure una bella figura. Beh a qualcuno è successo pochi giorni fa. Il Celtic Glasgow under 20 stava giocando contro i pari età degli Hearts quando a 9 minuti dal termine l’allenatore si è girato verso la panchina e ha chiamato proprio lui. Il più piccolo di tutti. Karamoko Dembele. 13 anni. A giocare con quelli di 16, 17. Nelle foto vicino a lui sembrano giganti. Non aveva mai giocato un ragazzo così giovane una partita ufficiale delle under 20. Ma Dembele, nulla a che vedere col più celebre Moussa, entra in campo con una sfrontatezza e una serenità sorprendenti. Non si nasconde ma si propone, dialoga coi compagni, lancia. In mezzo a quei giganti il più piccolo di tutti non sfigura. Anzi. L’allenatore a fine partita ci ha tenuto a dire che è giusto farlo crescere con calma. Ma vestire una maglia così prestigiosa, in mezzo ai grandi e fare pure un figurone. E, grazie ai social, se ne parla in tutta Europa. Magia del calcio. Un giorno di magia per il piccolo Dembele.
Sempre oltremanica, ma un po’ più a sud, per la precisione in Inghilterra, a Newcastle, c’è stata una delle partite più belle che si ricordino, per le emozioni che ha provocato. Nei tifosi del Newcastle, ovviamente. Quando c’è una vittoria epica c’è sempre uno che viene sconfitto. Il ruolo dello sconfitto epico è capitato al Norwich. Anche in questo caso i non appassionati di calcio non possono non rendersi conto che una squadra che a 18 minuti dal termine perde 3-1 in casa e che abbia poi vinto 4-3 con gli ultimi due goal, quello del pareggio e quello del vantaggio, nei minuti di recupero, è uno spettacolo emozionante, coinvolgente, esaltante. Per chiunque. Figuriamoci per un tifoso. Figuriamoci per un tifoso ragazzino. Figuriamoci per un tifoso ragazzino che per la prima volta in vita sua fa il raccattapalle. Succede, ed è una delle immagini di calcio più belle che si possano immaginare, che al goal della vittoria tutti i compagni siano andati a festeggiare l’autore della rete, Dwight Gayle. A dire il vero non proprio tutti. Il centrocampista Jonjo Shelvey, che nonostante la giovane età ha già diverse presenze in nazionale, non va a festeggiare con tutti i suoi compagni, ma va a bordocampo e prende in braccio il ragazzino, del quale si conosce solamente il nome, Joshua. Prende in braccio Joshua e festeggia con lui. Poi torna in campo per gli ultimi secondi della partita e anche Joshua torna al suo posto, a bordocampo, incredulo ed emozionato. La prima volta che ti ritrovi a bordocampo, puoi vedere i tuoi idoli da vicino, la
tua squadra del cuore vince una partita incredibile che sembrava persa e nel momento del trionfo un giocatore festeggia con te! A fine partita lo intervistano anche e dichiara: “Era la mia prima partita da raccattapalle e non potevo credere ai miei occhi quando ho visto Jonjo venire verso di me. Non ricordo molto di quei momenti, ma vederlo arrivare questa mattina mi ha emozionato. Da adesso è il mio giocatore preferito, senza ombra di dubbio”. Riuscite a immaginare un sogno più grande per un bambino? No? E invece il sogno riesce a diventare ancora più grande. Perché a Shelvey la frenesia per quella vittoria pazzesca non è passata e quell’abbraccio col ragazzino l’ha commosso. E allora perché non realizzare un altro sogno? Per festeggiare ancora e per far felice ancora un bambino. E non solo lui. Perché due giorni dopo il calvo centrocampista si presenta a scuola. Sì a scuola di Joshua, entra in classe di fronte agli sguardi strabiliati di Joshua e anche di tutti i suoi compagni. Un campione del calcio che appare là in mezzo a loro, che si mette a giocare a calcio con loro in palestra, che regala a Joshua un quadro di quel momento, di lui in braccio a Shelvey mentre la squadra esulta, firmato da tutti i calciatori del Newcastle. Se si ama il calcio non si può non amare una cosa così. Ma anche se non lo si ama, se si amano le cose belle, perché il calcio è la cornice, ma la vera protagonista di queste storie è la passione, l’emozione e la gioia di un bambino. Sempre sicuri che il calcio sia solo un business? Secondo me Joshua non è d’accordo.
“Partite come quella di mercoledì non capitano spesso. Non ho realizzato subito quanto accaduto ma quando ho visto la foto di me e lui insieme dopo il gol ho pensato di dover fare qualcosa di più. A noi calciatori non costa nulla ma per molti ragazzini certe cose vogliono dire tantissimo”
Jonjo Shelvey
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