Cucchi: morte improvvisa e inaspettata per epilessia
Caso Cucchi, arriva la perizia degli esperti nominati dal gip Elvira Tamburelli nell’ambito del processo bis per accertare le cause sulla morte del geometra romano.
Francesco Introna, professore dell’ Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, Franco Dammacco, medico emerito dell’Università di Bari, i dottori Cosma Andreula, neuroradiologo all’Anthea Hospital di Bari, e Vincenzo D’Angelo, neurochirurgo della Casa ‘Sollievo della sofferenza’ di San Giovanni Rotondo, nelle loro 250 pagine di perizia formulano, con estrema cautela nell’asserimento, due ipotesi di morte: una per epilessia, l’altra legata alla frattura traumatica di S4.
Sottolineando che non è possibile affermare con certezza le cause di morte del giovane Cucchi, nella perizia si legge che la causa più probabile “è rappresentata da una morte improvvisa ed inaspettata per epilessia” per la quale “la tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici” ma poi conclude l’analisi definendola “priva di riscontri oggettivi“. Allora si passa a dare un colpo al cerchio prendendo in esame l’ipotesi che la morte del ragazzo sia legata “alla recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale”, supportata oltretutto da elementi oggettivi. Un’ipotesi “possibile” hanno detto i periti, anche se poi con un’abile mossa nel salvare capra e cavolo tornano a ribadire che quella connessa all’epilessia è da ritenere certamente “dotata di maggiore forza ed attendibilità”.
Pertanto, seguendo il logico-illogico del ragionamento peritale, la tesi priva di riscontri oggettivi che basa la morte di Stefano Cucchi su un attacco improvviso di epilessia risulta essere più attendibile dell’ipotesi legata alla frattura e alle lesioni accertate e da sempre dimostrate.
Cucchi, fermato e posto in custodia cautelare per spaccio e detenzione di hashish e cocaina il 15 ottobre 2009, dopo 7 giorni muore, muore in ospedale, al peso di 37 kg, pieno di ecchimosi e lesioni alle gambe, fratture alla mascella e al torace, un’emorragia alla vescica, muore “improvvisamente per epilessia”, così come non dimostrano i riscontri oggettivi. Insomma l’iter fermo – custodia cautelare – ricovero in ospedale – decesso, dove ogni passaggio è guidato da uomini in divisa o in camice bianco posti a salvaguardia della vita, troverebbe il suo epilogo più attendibile nella morte improvvisa per epilessia inaspettata e “priva di riscontri oggettivi”.
Continua la polemica dei sindacati di polizia, che pretendono le scuse sul malpensiero del loro operato, ma non tutti gli agenti sono uguali e non tutti gli agenti sono uomini, così Ilaria Cucchi, sorella del geometra, si sfoga dando le sue scuse personalissime: «Se prima lo avevo solo intuito adesso so quanto sia diverso e più difficile trovarsi ad affrontare processi contro i carabinieri piuttosto che contro chiunque altro. Oggi nonostante sia stato riconosciuto il violentissimo pestaggio, le gravi lesioni subite da Stefano e le multiple fratture alla colonna vertebrale, i sindacati di polizia intervengono per l’ennesima volta su terreni che non competono loro e ci dicono di chiedere scusa. E allora chiediamo tutti scusa. Scusate… se siamo morti nelle vostre mani. E perdonateci se abbiamo l’ardire di chiedere verità e giustizia. Aspetto di vedervi al processo per spiegare tutto ciò che vi siete detti con telefoni che non credevate potessero essere intercettati. Ai rappresentanti sindacali consiglio di leggere prima di parlare, per non fare brutte figure. Anche perché comunque mi dispiace per le divise che indossano e che in questa sede vorrebbero rappresentare».
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