Dopo le Olimpiadi un altro no: l’Italia rinuncia ad organizzare il Mondiale di rugby 2023

L’ANNUNCIO – La decisione è stata comunicata direttamente dai vertici della FIR a seguito delle consultazioni degli ultimi giorni con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Coni. Il presidente della FIR, Alfredo Gavazzi ha sottolineato come la candidatura fosse: “Da sempre strettamente collegata a quella di Roma 2024 e, decaduta una, non sussistano più le condizioni per proseguire nemmeno quella per il Mondiale di Rugby 2023″.

GLI STADI – Rispetto alla candidatura dei Giochi, quella per il Mondiale di Rugby 2023 era in fase nettamente più avanzata. L’annuncio ufficiale era stato dato a Dicembre 2014 e nel Giugno scorso la FIR aveva confermato la propria candidatura in vista dell’assegnazione prevista per Novembre. Questa la lista dei 12 stadi che avrebbero dovuto ospitare l’evento: Olimpico e Flaminio di Roma, Meazza di Milano, Olimpico di Torino, Ferraris di Genova, Franchi di Firenze, Dall’Ara di Bologna, Friuli di Udine, Euganeo di Padova, San Paolo di Napoli, San Nicola di Bari e Barbera di Palermo. Rispetto alla lista degli stadi previsti per il torneo di calcio di Roma 2024 l’unica variazione sarebbe stata lo stadio di Padova con quello di Verona, vista la centralità dell’Euganeo nel panorama del Rugby veneto.

UN’OCCASIONE PERSA – “Rimaniamo convinti delle grandi potenzialità della candidatura italiana, che avrebbe portato indubbi benefici e necessarie migliorie negli stadi italiani” ha dichiarato Gavazzi, parlando della rinuncia dell’Italia ad ospitare i Mondiali di rugby 2023. “Siamo consapevoli di perdere una fantastica opportunità per radicare ancor più i nostri valori ed il nostro sport nel tessuto sociale italiano. Voglio ringraziare il Presidente del Coni Malagó per aver sostenuto la nostra candidatura sin dai suoi primissimi passi, sappiamo che condivide la nostra delusione per un’opportunità perduta. Ringrazio anche i dieci Comuni che avevano manifestato il proprio interesse ad ospitare gli incontri della Rugby World Cup nei propri stadi”.

UNA COMPETIZIONE APPETIBILE – Intanto, dati alla mano, il Mondiale di Rugby 2023 sarà un evento davvero appetibile per chi tra Irlanda, Francia e Sud Africa riuscirà ad aggiudicarselo. Se sulle Olimpiadi si sono spese tante parole e sono stati citati studi per sottolineare come quel tipo di manifestazione sia un peso per le casse del paese ospitante, lo stesso non si può dire per il rugby. Secondo gli organizzatori dell’ultima edizione svoltasi in Inghilterra nel 2015, gli utili hanno sfiorato quota 80 milioni di sterline (circa 110 milioni di euro). Il giro di affari legato alla manifestazione ha doppiato i 2.5 miliardi di sterline e sono stati venduti il 98% dei 2,4 milioni di biglietti prodotti per l’evento. Quattro i miliardi di spettatori in tv con le partite trasmesse in 207 paesi. Riuscire poi a unire il Mondiale di Rugby 2023 con le Olimpiadi 2024 sarebbe stato un gran colpo in termini di investimenti unici con un doppio risultato, quello che è riuscito al Giappone che ospiterà l’edizione 2019 della Rugby World Cup e le attese Olimpiadi di Tokyo 2020.

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