Crollo Deutsche Bank: cosa c’è sotto?
Dopo la funesta giornata sul Dax di Francoforte sono in molti a scommettere su un imminente crollo di Deutsche Bank. Negli ultimi due anni il colosso tedesco ha visto calare vertiginosamente valore delle proprie azioni: nella prima metà del 2014 questo è arrivato a toccare i 34 euro per titolo, mentre contestualmente al crollo di del 27 settembre si è rischiato di scendere sotto le due cifre. Molti analisti finanziari ritengono che la situazione di crisi per la Deutsche Bank possa comportare degli smottamenti sui mercati di mezza Europa.
Da qui un tam-tam mediatico che sta coinvolgendo i rotocalchi di tutto il vecchio continente: un pezzo del settimanale Die Zeit (ripreso da Reuters) ha lasciato trapelare che il colosso Tedesco sarebbe pronto ad un piano di emergenza e che i suoi vertici sarebbero già al lavoro presso Londra, Francoforte e Berlino. Tutto questo per affrontare la sanzione pari a 14 miliardi annunciata a settembre dal Dipartimento di giustizia Usa per la crisi dei sub-prime del 2008, cui fa fronte un accantonamento previsto da DB pari a circa 6 miliardi.
Ma non c’è solo questa piaga a crucciare la banca Tedesca: una rischiosissima e ingente esposizione nei confronti delle più grandi compagnie navali, pari a 80 miliardi di euro (gli armatori non se la passano bene da qualche anno) cui si aggiunge un’esposizione ai derivati stimata dal Fondo Monetario Internazionale per un ammontare pari a circa quindici volte il pil tedesco, contribuiscono ad accrescere i sospetti degli investitori circa la solidità dell’istituto bancario Tedesco.
Attraverso le pagine del tabloid Bild, il Ceo di Db John Cryan avrebbe smentito le notizie riguardanti un imminente piano emergenziale oltre alle voci di un possibile Bail Out da parte di Berlino: «In nessun momento ho chiesto un aiuto (alla Merkel ndr), ne ho lasciato intendere una cosa del genere […] È stato chiaro fin dall’inizio che noi non pagheremo quella cifra. Il dipartimento di Giustizia ci tratterà con la stessa equità delle banche americane che hanno già raggiunto un compromesso».
Molto interessante è ciò che però trapela dalle righe del Wall Street Journal: Angela Merkel potrebbe mantenere ben salda la sua linea per la netta separazione tra stato e banche soltanto apparentemente, dato che secondo il noto quotidiano statunitense sarebbe pronta una fusione tra Db e Commerzbank. Quest’ultima in seguito al bail-out del 2009 vedrebbe tra le proprie partecipazioni una quota statale pari al 15,6% del capitale, andando così ad indurre una sorta di Bail-out nascosto agli occhi degli investitori finanziari.
Insomma, la redditività della banca è in piena crisi (nei primi sei mesi del 2016 i ricavi sono calati del 20% a fronte di un calo dei costi che ammonterebbe al 13%) e la Merkel si ritrova a pochi mesi dalle elezioni Americane con una patata bollente dal valore di 14 miliardi di dollari tra le mani. Contratterà con gli Usa? Secondo vari analisti convincere il Dipartimento di giustizia americano potrebbe essere un impresa davvero ardua. La cancelliera ha inoltre un altro bivio davanti a se: Bail out oppure no? La scelta per scongiurare il crollo Deutsche Bank è più ardua che mai e la sensazione è che ormai potrebbe essere troppo tardi.
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@federicolordi93