Prendete un teatro come il Globe sotto il cielo di Roma, prendete una delle opere teatrali più belle che siano mai state scritte e affidatene la regia a Gigi Proietti: cosa può venirne fuori? Stiamo parlando di Romeo e Giulietta, l’opera shakespeariana riscritta per l’occasione dal grande Proietti, in scena al Silvano Toti Globe Theatre fino al 2 ottobre.

romeo e giuliettaUna riscrittura originale che proietta in un primo tempo la storia nel XXI secolo, immaginando gli amici di Romeo come ragazzi d’oggi, amanti del calcio e del rap, o un ballo in maschera in cui ci si muove a ritmo di Killed the Radio Star dei Buggles. Proprio il ballo rappresenta l’espediente grazie a cui la storia viene catapultata in un’epoca lontana, quella appunto shakespeariana; così Proietti: “Ho sempre pensato che la festa a casa Capuleti fosse una specie di sliding doors che, attraversata o evitata, conduce a storie diverse.” Dunque cambiano le epoche, ma gli uomini no, per cui il sentimento di odio che anima le due famiglie è lo stesso di ieri, quello che condurrà inevitabilmente alla tragedia. Tuttavia riscrittura non vuol dire sovvertimento della storia, perché questa infatti rimane fedele all’originale Romeo e Giulietta, così come lo sono i dialoghi; ma la gravità shakespeariana viene smorzata da un’elegante ironia, che caratterizza dialoghi e gestualità dei personaggi stessi: è la mano del grande Proietti, che riesce a dare quel tocco di leggerezza senza scivolare nel grottesco. Così c’è il divertentissimo frate Lorenzo, interpretato da un grande Gianluigi Fogacci o l’altrettanto ironico Capuleti, interpretato da un bravissimo Martino Duane.

romeo e giuliettaE che dire poi della veridicità dei personaggi? Gli attori, quasi tutti giovanissimi, interpretano i loro personaggi con spontaneità, per cui quel confine tra realtà e recitazione è annullato, sebbene si noti a tratti la “teatralità”, ma ricordiamo di essere pur sempre a teatro e di guardare pur sempre una tragedia come Romeo e Giulietta! Sono infatti proprio i monologhi seicenteschi che accentuano questo aspetto: così un romanticissimo Romeo, folle d’amore, (Matteo Vignati) declama versi alla sua Giulietta (Mimosa Campironi), apprezzabilissima peraltro per le sue doti canore.
Ottimo lavoro di Umile Vainieri sulle luci, che creano suggestive atmosfere e sono perfettamente sincronizzate con i movimenti dei personaggi; l’unico appunto riguarda la durata, per cui lo spettacolo si divide in due atti, di cui il secondo, tutto incentrato sulla tragedia vera e propria, risulta essere inevitabilmente rallentato.

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