Olimpiadi: Monti e Raggi dalla stessa parte

Olimpiadi, continua la saga sulla candidatura di Roma per il 2024.

“Abbiamo dovuto essere responsabili, non ce la sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare. Non pensiamo sarebbe coerente impegnare l’Italia in questa avventura che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti”. Le ultime di Virginia Raggi? No, Mario Monti sulle Olimpiadi del 2020.

 

Così l’esecutivo annunciava nel 2012 il suo no: “Abbiamo esaminato il progetto con grande attenzione, sia nelle sue parti generali sia nella molto approfondita analisi economica. Il Comitato olimpico internazionale richiede che ci sia anche una lettera del Capo del governo che faccia assumere al governo stesso un impegno di garanzia finanziaria. Il governo deve impegnarsi a coprire ogni eventuale deficit. Il nostro governo ha riflettuto profondamente su questo aspetto e dopo una discussione approfondita e sofferta siamo arrivati alla conclusione unanime che il governo non si sente di assumere questo impegno di garanzia”. Insomma, passano gli anni ma la storia non cambia, la crisi economica ancora in atto e gli ingenti costi di impresa, il sogno olimpico svanisce di nuovo. L’unico elemento che differisce dal no del 2012 di Monti a quello di oggi della Raggi è la pressione mediatica, di intensità debole quattro anni fa, potente e persistente oggi.

 

La decisione, supportata da evidenti elementi di rischio, del sindaco pentastellato sembra fare un’eco rimbombante e interminabile tra testate giornalistiche, talk e social, la critica a questo no è sulla bocca di tutti. Delusione ma comprensione per la scelta dell’economista ex Presidente del Consiglio, nessuna clemenza invece per il rifiuto della grillina, letto come incapacità e paura. Eppure “abbiamo sotto gli occhi cosa hanno lasciato gli ultimi grandi eventi che avrebbero dovuto risollevare il Paese – ricorda il primo cittadino romano – i cantieri incompiuti dei Mondiali di nuoto di Roma del 2009, le infrastrutture abbandonate dei Giochi invernali di Torino 2006, il fallimento di Expo Milano 2015, il flop dei Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009, la ricostruzione infinita dell’Aquila dopo il terremoto, la colata di cemento sull’isola La Maddalena in Sardegna che avrebbe dovuto ospitare il G8 del 2009. E i miliardi di euro di debito che gli italiani continuano a pagare mentre qualcuno si è arricchito alle loro spalle. Sembra incredibile ma da poco abbiamo terminato di pagare il mutuo per i Mondiali di calcio del 1990”.

 

L’utilità di un referendum, se non sussiste  dubbio, non ha ragione di proposta; il romano medio non ha tanto bisogno delle olimpiadi quanto di strade senza buche, di mezzi di trasporto efficienti, di fognature spurgate, di gettare la spazzatura nei pressi della propria abitazione e non di dover cercare un secchione vuoto chissà dove, di ricevere cure mediche in tempi che permettano la guarigione. A questo penserà un romano medio, a restare a bocca asciutta da questo no alle Olimpiadi saranno invece gli speculatori.

 

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