In aumento gli episodi di xenofobia nel dopo Brexit
C’era da aspettarselo, la dura campagna referendaria condotta nel Regno Unito dal fronte del Leave contro i pericoli dell’immigrazione, ha dato origine a un aumento degli episodi di xenofobia nel dopo Brexit. Il National Police Chiefs Council (Consiglio Nazionale dei Capi di Polizia) ha rilevato, nelle settimane seguenti il voto referendario, un aumento degli hate crimes – crimini di odio – che hanno raggiunto quasi il 60%, 14 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo nel 2015.
Il 27 agosto, Arkadiusz Józwik conversava in polacco con alcuni amici all’ingresso di una pizzeria della cittadina di Harlow, a 50 chilometri da Londra, quando è stato attaccato da un gruppo di 12 adolescenti. Józwik, operaio in Gran Bretagna da ormai quattro anni, non ce l’ha fatta, a causa delle ferite riportate. La settimana successiva, la comunità polacca ha organizzato una marcia in suo onore per le strade della città. Poche ore dopo, in un pub, altri due cittadini polacchi sono stati feriti gravemente. Sono molte le segnalazioni, in tutto il Regno Unito, di episodi di xenofobia nel dopo Brexit. La campagna referendaria è stata condotta all’insegna dell’idea populista secondo cui i problemi sociali ed economici avrebbero trovato una soluzione solo recuperando il controllo delle frontiere e a farne le spese maggiormente sembrano essere i cittadini provenienti dall’Europa dell’Est, arrivati nel Paese in seguito all’ampliamento dell’Unione nel 2004. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, i cittadini di nazionalità polacca sono i cittadini maggiormente colpiti da crimini di odio, seguiti da quelli lettoni.
Come dimenticare lo slogan scelto dal leader dell’Ukip Nigel Farage durante la campagna pro-referendaria: «Breaking Point» recitava un suo poster e sullo sfondo una marea umana di rifugiati in fila, al confine con la Slovenia. Questo poster ha scatenato molta indignazione ed è stato paragonato ai filmati di propaganda nazista degli anni trenta. Poche settimane fa, il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale delle Nazioni Unite ha rimproverato i politici britannici, colpevoli di aver condotto una campagna referendaria segnata da una «retorica divisiva, anti-immigrazione e xenofoba». Secondo le Nazioni Unite, «molti politici e figure di rilievo hanno contribuito a rafforzare i pregiudizi, incoraggiando gli individui a compiere atti di intimidazione e odio nei confronti di minoranze etniche e religiose».
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