Basim Magdy: “Siamo solo ingenui abbastanza da ripetere gli stessi errori fatti già tante volte”
Per aspera ad astra, è con questa frase latina che possiamo introdurre la mostra dal titolo “The Stars Were Aligned For A Century Of New Beginnings” dell’artista Basim Magdy, esposta al Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI) di Roma dal 15 settembre al 30 ottobre 2016.
Uno scroscio d’acqua accarezza l’udito nella sala della conferenza stampa, che è bianca e luminosa. Quando Basim Magdy arriva, un particolare senso di pace e leggerezza nei passi, lo accompagnano silenziosamente. Seduto, ma in una posizione decentrata rispetto agli altri, Basim osserva lo spazio che lo circonda e con lo sguardo filtrato dalle lenti, indaga gli occhi di tutti i presenti. Non sembra essere il protagonista dell’evento, piuttosto un’ombra di coloro che lo introducono. Ma non è così, Basim Magdy parla e la percezione del tutto cambia: il tono pacato e calmo della sua voce catturano totalmente l’attenzione. Quando ha ideato il titolo della mostra “Le stelle si sono allineate per un secolo di nuovi inizi”, Basim Magdy desiderava trovarne uno che riuscisse a racchiudere la caratteristica fondamentale, il filo conduttore di tutte le opere esposte: il tempo e la sua relativa percezione. Al centro della mostra vi è dunque la correlazione fra passato e futuro, in che modo le persone si oppongono a questo passaggio temporale e come reagiscono all’interno della società a cui appartengono. È possibile vedere tre film, che esplicano il concetto di cui sopra realizzati da Basim e presenti al MAXXI. Si tratta di una trilogia ambientata in uno scenario post-apocalittico che, come un flusso di coscienza, sconfina in territori inesplorati della mente, fra realtà e fantasia. Ed è così che nei cortometraggi “The Dent”, “The Many Colors of the Sky Radiate” e “The Everyday Ritual of Solitude Hatching Monkeys”, il passato e il presente si sovrappongono. Nel primo vediamo abitanti che popolano una piccola città, fra grandi aspirazioni e inevitabili fallimenti: elaborano progetti che si rivelano irrealizzabili. Ogni volta affrontano il loro fallimento in maniera diversa e puntualmente, a fatica, riescono ad accettarlo pensando al passato dei loro antenati. La memoria collettiva è invece al centro del secondo cortometraggio: “Noi spesso dimentichiamo moltissime cose e il film parla della lotta che ogni giorno affrontiamo per non dimenticare, poiché sentiamo che hanno un significato dal punto di vista umano”, afferma Basim durante la conferenza stampa. Il film è girato con un linguaggio che potrebbe essere definito evocativo, sensuale. Nel capitolo conclusivo, “The Everyday Ritual of Solitude Hatching Monkeys”, un uomo interpreta come profezia della propria morte il suo specchiarsi in un laghetto, così decide di allontanarsi il più possibile dall’acqua e di recarsi in una nuova città: ma al suo arrivo, i nativi si recano sulla spiaggia lasciandolo completamente da solo. Il film è il racconto del dramma della solitudine che colpisce l’uomo, l’umanità in generale. Cambiamo sala, ma non tema. Veniamo attratti da un suono retrò, quello tipico della macchina per visualizzare le diapositive. Le proiezioni di slide sulla parete nuda, ci descrivono paesaggi che contengono nell’immagine un senso di estraniamento ed inquietudine e sembra quasi che ci dicano (usando le parole di Basim) “Il Futuro è il vostro Nemico”. L’opera è frutto della manipolazione di 80 slide (risalenti alla sua istallazione del 2013 “Investigating the Color Spectrum of a Postapocalyptic Future Landscape”) immergendo il materiale in diverse sostanze chimiche: i colori sono sbiaditi e portatori di una nostalgia orientata al lontano passato filmico. C’è un’opera che cattura l’attenzione appena varcata la soglia della mostra: si tratta di un lavoro fotografico inframezzato da testi profondi. Commissionato specificamente dalla Deutsche Bank, “An Apology of a Love Story that Crashed into a Whale”, e composto da 64 scatti, rapisce in modo straziante lo spettatore e tocca le corde di un dolore particolarmente intimo: sono i frammenti di una storia d’amore “che io stesso ho immaginato e ho provato a illustrare nelle foto. Volevo parlare delle storie d’amore, di come iniziano di come finiscono e di quello che succede nel frattempo. Indirettamente l’opera parla anche del passare del tempo e di come questo possa influire sulle relazioni tra gli esseri umani”. Astronauti, ricercatori, octopodi, crostacei sono i protagonisti delle opere su carta che costellano due pareti del MAXXI: abitano in una società post-umana fatta di colori psichedelici. Tra le opere esposte vi è una scultura realizzata nel 2008 (“The Future of Your Head”), composta da un vetro specchiato su cui le luci natalizie compongono un messaggio che suggerisce di lasciarci alle spalle la visione antropocentrica del mondo: “Your Head Is A Spare Part in Our Factory of Perfection”.
Selezionato nel 2016 come Deutsche Bank’s “Artis Of The Year”, Basim Magdy è nato nel 1977 ad Assiut in Egitto e negli ultimi anni ha partecipato a numerose esposizioni internazionali di gruppo e il suo lavoro è stato in mostra in esibizioni di grande fama come “Sorround Audience: New Museum Triennal 2015” e “ ocean of Images. New Photography” al MoMA di New York. Questa al MAXXI, è la prima mostra personale in Italia dedicata all’artista ed è curata da Britta Färber (curatrice di Deutsche Bank) e Anne Palopoli (curatrice del MAXXI).
Artista poliedrico e poeta visivo, Basim Magdy attraverso gli oltre trenta lavori tra film, proiezioni, fotografie, dipinti e installazioni, vi accompagnerà in quel percorso chiamato “Le stelle si sono allineate per un secolo di nuovi inizi”, affinché voi possiate uscire dai castelli delle ideologie e dalle prigioni delle gerarchie. Le immagini sono un contenitore di metafore da partorire, impregnate di tragicomica allegria, fra umorismo e ironia, in un’atmosfera che si muove fra la realtà e la finzione: descrive, con sapore amaro, esattamente la nostra società, il nostro modo di percepirla. Le opere di Basim sono un recipiente di informazioni, un tramite fra noi e gli altri. Potremmo dire che questo artista è decisamente un sociologo dell’immagine e un profeta del Tempo: dal caos, alla collisione dei pianeti, alla nascita di una stella augurandoci sia portatrice di nuovi inizi. Ma come afferma lo stesso Basim, “siamo solo ingenui abbastanza da ripetere gli stessi errori fatti già tante volte”.
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