Il City di Guardiola espugna l’Old Trafford
Diverse volte la Storia è passata per Manchester. Dalla rivoluzione industriale per risalire alla fondazione. Questa è arrivata nel lontano 79 d.C. quando il governatore romano Gulio Agricola arrivò e costruì un forte che chiamò Mamucium che letteralmente significa collina a forma di seno. Gli abitanti presero il nome di Mancuniani. E oggi, a distanza di secoli, i Mancuniani hanno visto passare di nuovo la Storia da loro. S’intende la storia del calcio, la storia della Premier.
Così si può descrivere il derby di Manchester. Mai così stimolante come quest’anno. Un match che racchiude in sé parecchie sfide. Dall’eterno duello tra José Mourinho e Pep Guardiola passando per la rivincita di De Bruyne nei confronti del tecnico portoghese. Una città, due anime, due tradizoni, due filosofie. Le aspettative erano alte e sono state rispettate in pieno.
LA PARTITA – Sono le due classiche squadre che rispecchiano la filosofia dei loro allenatori. Da una parte il Manchester United di Mourinho, mai bello a vedersi ma tenace, fisico che punta sulle giocate dei suoi non pochi campioni (Ibrahimovic, Rooney, Pogba su tutti). Il portoghese schiera una formazione diversa dando fiducia a Lingard e Mkhitaryan e lasciando in panchina Martial e Rashford, scelta che si ritorcerà contro e a cui dovrà porre rimedio nella seconda frazione. Centrocampo fisico con Pogba e Fellaini. Il belga, a detta di Marianella, un giocatore che andrebbe ammonito nel tunnel.
Dall’altra parte il Manchester City di Pep Guardiola. Tutt’altro che fisica, tutt’altro che mourinhiana. La mano del tecnico spagnolo si vede, eccome. Condizione obbligatoria: giocare sempre la palla a qualunque costo, anche rischiando qualcosa. E la squadra lo segue alla perfezione. Il City, quando è in possesso, si apre come un fiore, sboccia e incanta. Da segnalare, ovviamente, la fase offensiva dove Pep si affida al classe ’96 Iheanacho supportato dai funamboli De Bruyne, Sterling, Nolito e uno scatenato David Silva.
I primi 40 minuti sono un assolo, una sinfonia tutta citizens che dominano e si portano meritatamente in vantaggio per 2 a 0. Prima con De Bruyne che finalizza un’azione tutta in verticale con tre tocchi: lancio di Kolarov, spizzata di testa di Iheanacho e il piatto del belga. Poi il raddoppio sempre con De Bruyne protagonista che crea il panico nell’area rossa, trova il tiro, prende il palo e sulla respinta è proprio il giovanissimo Iheanacho ad appoggiare in rete. Ed ecco che sembrerebbe non esserci partita, sembrerebbe ripetersi quella manita rimasta alla storia in quel 2010 quando il Barcellona di Guardiola surclassò il Real di Mou 5 a 0. Nulla di tutto questo. Ibra la riapre verso la fine del primo tempo sfruttando un errore di Bravo in uscita. Avrebbe anche la possibilità di pareggiare poco dopo ma non è altrettanto preciso e cinico.
E nel secondo tempo si vede un altro Manchester: più aggressivo, più deciso, più mourinhiano insomma. L’intensità è a livelli altissimi che in Italia non abbiamo mai visto e probabilmente non vedremo mai. Uno spettacolo puro in un palcoscenico splendido, l’Old Trafford. Finisce così il derby di Manchester con Guardiola che batte Mourinho, con il City che espugna l’Old Trafford, con De Bruyne che si prende la rivincita su Mou e con due giovani che potrebbero essere il futuro dei due club: Iheanacho sponda City, Rashford sponda Red Devils.
Questa è la Premier, l’indiscusso più spettacolare e avvincente campionato europeo e probabilmente del mondo.
Twitter: @Francesco Nespoli