Fertilità ai tempi del pensiero sterile, il fertility day
“Datti una mossa, non aspettare la cicogna!”. Sembrerebbe uno spot sulla fertilità del secolo scorso appartenente a quel simpatico filone sessista degli anni ’50 “Il cuoco fa tutto ma cucinare è compito delle mogli!”, e invece no. Questa è l’Italia di Beatrice Lorenzin nel 2016.
Che la campagna sulla fertilità, il #fertility day, potesse scatenare polemiche era, se non ovvio, logico come le sequenze numeriche. Il problema non risiede tanto nell’argomento, quanto nel linguaggio espressivo che condanna le donne a rincorrere il famoso Bianconiglio, il quale non guarda più l’orologio da taschino, ma quello biologico: è tardi, è tardi! In un Paese come l’Italia, in cui il tasso della precarietà lavorativa cresce a dismisura, slogan come “La bellezza non ha età, la fertilità sì”, è avvertita come una presa in giro: la maternità, c’è poco da fare, è diventata un’altra prerogativa dei ricchi. Ma mettendo da parte la problematica lavoro-figli, per cui il web ha già dato il meglio di sé (“Ora che la Lorenzin ci ha suggerito di fare figli, il ministro delle finanze ci dirà come mantenerli?”) ce n’è una che ha fatto scatenare maggiormente la rabbia e l’ira del mondo virtuale e si è diffusa a macchia d’olio. Il ministro Beatrice Lorenzin avrà probabilmente dimenticato che molte donne non hanno a che fare con l’orologio biologico, ma con la sterilità: infatti, sugli incentivi per l’infertilità, nessun richiamo, nessun pensiero nei suoi slogan. Fra i primi, a scendere in campo sull’arena di twitter è stato Roberto Saviano: “Il #fertilityday è un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro”.
A farsi sentire anche le parlamentari del M5S e tutte le persone con un minimo di senno. No, la fertilità non è un bene comune, come una sua ‘cartolina’ vorrebbe farci credere, cara Ministra. Nonostante tutto, la Lorenzin si difende dagli attacchi che trova, addirittura, privi di senso: “Perché si possono fare campagne sul diabete o sul cancro, e sulla fertilità no?”. Una campagna volta a diseducare un popolo, ad annullare anni di lotta femminista, è quanto più si dovrebbe evitare.
Presentato sul sito ufficiale del ministero della Salute e previsto per i 22 settembre prossimo, il manifesto dagli antichi sapori fascisti, promuove l’immagine di una donna che a fatica abbiamo dimenticato, e che ora ci si (ri)palesa qui, nella vita reale e virtuale, con toni beffardi e macabri. Riprendetevi il vostro utero, boicottate il fertility day.
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