Donbass: La guerra in Europa di cui nessuno parla. (Parte I)
Donbass, porte dell’Europa. A pochi giorni dal pluridecorato incontro di Ventotene tra Renzi, Hollande e Merkel, uno sguardo sull’anfratto più nascosto e fastidioso del vecchio continente è utile a stracciare l’illusione che permea ad oggi la vita di tutti gli Europei: una pace perpetua tra i popoli dell’Unione.
L’Europa non è in pace. A poche ore di volo da Roma si sta protraendo dal 2014 una guerra di cui nessuno parla. Nel Donbass ogni notte esplodono proiettili di calibro superiore ai 120 mm, ogni notte dei giovani soldati strisciano all’interno di trincee sudicie per proseguire una lotta straziante con chi sta dall’altra parte del fronte. Il bollettino dei morti viene aggiornato quotidianamente da queste parti e a farne le spese sono spesso civili del posto contrari ad abbandonare la propria terra d’origine.
Ma chi sono i protagonisti dei combattimenti? Da una parte c’è la guardia nazionale Ucraina, affiancata da gruppi paramilitari di stampo fascista, dall’altra i ribelli indipendentisti delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk, la cui nascita è stata proclamata rispettivamente il 28 ed il 7 aprile del 2014. Secondo molti analisti, questi sarebbero fiancheggiati direttamente da militari Russi ed altri mercenari stranieri. Tuttavia questa, come le voci di un coinvolgimento diretto da parte della Nato, sono informazioni da soppesare con cura.
I disordini cominciarono nel marzo del 2014, quando sulla scia dell’indipendenza della Crimea (cui fece seguito l’annessione della stessa alla Russia tramite referendum, pochi giorni più tardi), i due oblast (province) orientali insorsero per chiedere l’indipendenza dei propri territori dalla nazione Ucraina.
Cominciare a raccontare questo conflitto da qui è però inutile. La guerra nel donbass non nasce dalla rivolta di Euromaidan, né dall’avvento di Vladimir Putin. Occorre partire da radici molto più profonde per comprendere perchè, al giorno d’oggi, persone della stessa nazione stiano combattendo l’una contro l’altra.
UN SALTO NEL PASSATO PER CAPIRE IL DONBASS
Ucraina è una parola composta che significa “terra di confine“. Molti accostano questa definizione alla vicina Russia, ma ci si accorgerà nel corso della lettura di come in realtà il ventaglio di scelta sia molto più ampio.
Il territorio Ucraino copre una superficie pari a 603700 km quadrati. Il più vasto d’Europa. Tutta l’area è per lo più pianeggiante e coltivata, tanto da essersi meritata l’appellativo di “granaio d’Europa” durante il XX secolo. Questa caratteristica ha attirato molti popoli nel corso della storia, primi tra tutti i ‘rus di Olef, principe Scandinavo che nell’882 dc decise di porre a kiev la capitale del proprio regno, a discapito degli assediati Poliani. Il ‘rus prosperò, permeando per circa 300 anni la cultura di questi luoghi e dando una svolta anche dal punto di vista religioso: nel 998 infatti il principe Vladimir decise di abbandonare i riti pagani per sposare il culto Cristiano Ortodosso.
Nel 1240 però l’incantesimo si ruppe e un’altra tribù fece brutalmente irruzione nella storia di queste terre: i mongoli di Baty Khan. Attratti dalla fertilità di queste terre e facilitati dalle lotte interne dei ‘rus, questi conquistarono kiev ed un regno già diviso in tre parti: la Galizia (l’odierna Polonia), la Volynia (Lituania) e la Moscovia (Russia). Seguirono quindi un dominio Lituano-Polacco su tutta l’area dell’odierna Ucraina, costringengo il Khanato dell’orda d’oro al possedimento della sola Crimea.
E qui arriva la parte che più ci interessa, l’insurrezione nei confronti dei feudatari Lituano-Polacchi condotta da un’etnia di servitori della gleba: i Cosacchi. Inizialmente nomadi e secondo molti di origini Tartare, questi si ribellarono con decisione tra il 1596 e il 1657 sotto la guida dell’Ataman (capotribù) Bohdan Chmel’nitskij, il quale, grazie all’alleanza con la Russia di Alessio I sancita con il trattato di Perejaslav, sconfisse la confederazione lituano-Polacca. Attenzione, perchè è qui che probabilmente nascono i problemi odierni.
Quell’accordo, inizialmente inteso puramente in chiave anti-Polacca, fu poi oggettivamente trasmutato in un’annessione dello stato Cosacco alla Russia. Ancora oggi i nazionalisti Ucraini rivendicano la prima versione dell’accordo.
Occorre far molta attenzione ad un dato storico: fino a questo momento, come si è visto, non si è parlato di identità Ucraina, anche se molti tendono a riconoscerla nelle origini Cosacche. Quest’ultima tesi si fonda in particolare sulla promulgazione di una costituzione (1710), ad opera del Cosacco Pylyp Stepanovych Orlyk, tesa a rivendicare i diritti del popolo Ucraino. L’argomentazione dei “negazionisti” è basata invece sull’immediata cessione di sovranità nei confronti dei Russi da parte dei nobili Cosacchi, scelta che per molti fu frutto di un’interesse limitato alla sola aristocrazia e di certo non legato ad un popolo Ucraino.
Ciò che accadde dopo è per molti versi il riflesso della situazione odierna: nel 1667 il regno Cosacco fu ancora una volta diviso a metà. A est del Dnepr (il fiume che attraversa kyev e l’Ucraina)questo divenne parte dell’impero Russo. A ovest fu ancora una volta vassallo dei polacchi.
Nel giro di un secolo però, i cosacchi videro la fine della loro autonomia: prima ad opera dei polacchi(1700), poi per mano della Zarina Caterina la Grande(1775), la quale non esitò a devastare Zaporogia, storica città simbolo delle tribù cosacche.
Per tutto il corso del 1700, non si sentì mai parlare di stato Ucraino. Il nord dell’attuale territorio Ucraino venne smembrato in tre parti, mentre il sud venne integrato nella Novorussjia, dopo che i Russi sottrassero quei territori agli ottomani. L’occidente, in particolare la Galizia e la Rutenia, farà invece parte dell’impero Austro-Ungarico.
Ed è proprio qui che nacquero i primi sentimenti legati ad un’identità Ucraina. Nella mente e nel cuore di alcuni intellettuali crebbe la convinzione di una legittimazione alla discendenza diretta da quello stesso ‘rus di Kiev fondato da Olef nell’ 822 dc. Le vicende Cosacche vennero inoltre interpretate come soltanto l’ultima di una lunga serie di figure leggendarie in cui identificarsi. Queste idee fecero bingo con il sentimento di odio e repressione presente nei Ruteni, popolazione contadina con alcuni diritti concessi dagli Asburgo, ma comunque subordinata alla dominante aristocrazia Polacca. Gli era concesso il diritto di organizzarsi in partiti politici ed ebbero l’occasione (al contrario di chi stava al di là del Dnepr) di avere vere e proprie esperienze politiche nella dieta Galiziana. E’ così che nacquero i primi movimenti quali quello dei “giovani Ucraini”.
Al di là del Dnepr invece l’influenza Russa si faceva sentire forte, arrestando sul nascere qualsiasi spirito indipendentista. (ma siamo sicuri che questo sarebbe nato spontaneamente?).
La prima parte del nostro viaggio nelle radici Ucraine si ferma qui, con un risultato. alle porte dei grandi conflitti del ‘900, i primi grandi sentimenti indipendentistici Ucraini si svilupparono per lo più nell’area di Leopoli. La storia, come in un leitmotiv, ripropose quello schema già osservato tre secoli prima: stavolta gli oppressi non erano più i cosacchi, ma i contadini della Rutenia. E’ curioso osservare, in attesa dell’analisi della prossima settimana sul ‘900, come al 1905 lo schema richiami approssimativamente quello odierno: era la genesi di un paese spaccato a metà.
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