Teatro Vascello: Lo stupro di Lucrezia
Una passione irrefenabile che si trasforma in cieca violenza. Una donna virtuosa che è facile preda, vittima innocente, e che risce a riscattarsi dall’oltraggio subito solo con la morte.Fino a domenica 8 dicembre al Teatro Vascello è in scena Lo stupro di Lucrezia, un lavoro prodotto dal Teatro di Dioniso con la regia di Valter Malosti. Sul palco due giovani e bravissimi interpreti, Alice Spisa e Jacopo Squizzato, insieme allo stesso Malosti che dello spettacolo è la voce narrante.
Il testo è riadattato per il teatro da un poemetto di Shakespeare del 1594. La storia è nota: siamo nella Roma monarchica e la bella e virtuosa Lucrezia, moglie di Collatino, subisce violenza da parte del re Tarquinio. La donna, dopo aver confessato al padre e al marito l’atrocità del torto che la furiosa passione del re le ha inflitto, si uccide dandosi la morte con un pugnale.
L’allestimento è caratterizzato da uno spazio occupato da un grande tappeto vermiglio, da microfoni e luci ai lati della scena e da una poltrona rossa al centro del palco. Alla sinistra del proscenio c’è un’altra poltrona e al centro è steso un lenzuolo bianco che sembra coprire un corpo senza più vita. Sul fondo una scrivania, a cui siede il narratore, e un frigorifero. Pochi elementi, ma che restituiscono da subito un’atmosfera carica di inquietudine. La narrazione ha inizio e da subito l’attenzione è tutta presa dai corpi dei due protagonisti che si rincorrono e si scontrano in una lotta affannosa e senza tregua. Corpi, infine, nudi fra cui si consuma quella violenza alla quale Lucrezia cerca inutilmente di resistere. E lo spettatore guarda e ascolta, in un crescendo di sgomento, ora le terribili intenzioni di Tarquinio, ora le amare parole di Lucrezia, ora la voce del narratore che dipana lo svolgersi degli eventi fino alla loro drammatica conclusione. Lucrezia, ormai sola e ferita non può che inveire contro l’Occasione, contro la Notte e il Tempo. E non può non pensare a cosa fare per riaffermare l’innocenza di un’anima pura imprigionata in un corpo ormai profanato.
A sostenere un ritmo che toglie il respiro e che lascia incollati alle poltrone durante tutto lo svolgimento dello spettacolo è da un lato l’incalzare degli eventi raccontati dalla voce narrante e accompagnati talvolta da sincopate sottolineature musicali, e dall’altro la straordinaria bravura degli interpreti. In particolare Alice Spisa, non a caso candidata come nuova attrice under 30 al Premio Ubu, ha il merito di sostenere e interpretare il complesso personaggio di Lucrezia. Nella sua interpretazione c’è un equilibrio quasi perfetto fra i due sentimenti che fanno oscillare la donna: disperazione e orgoglio. La sua Lucrezia non si abbandona al dolore, ma riafferma sempre la propria dignità di donna violata, ma senza colpa, innocente. Insomma uno spettacolo da non perdere per tanti motivi e giovedì 5 dicembre ce n’è uno in più:
al termine dello spettacolo il regista e gli interpreti dialogheranno con il pubblico e con i rappresentanti del Comitato Se Non Ora Quando Factory e de La Casa Internazionale delle Donne sul tema della violenza contro le donne. A moderare l’incontro ci sarà Concita De Gregorio, editorialista del quotidiano La Repubblica.