Mission: tutta colpa degli occhiali della Barale
La Rai ha finalmente risposto al sostanzioso numero di polemiche che le sono piovute addosso nelle ultime settimane e, con più insistenza, proprio nelle ultime ore, dato il countdown ormai avviato per l’inizio di Mission. È ancora questo infatti l’oggetto delle discussioni, un programma che si compone di quattro missioni di intervento in altrettanti contesti di crisi umanitaria, nei quali verranno trapiantati per 10 giorni quattro coppie di vip, seguiti dagli operatori di Intersos. I primi, come da lancio promo Rai, saranno Paola Barale e l’ormai onnipresente e instancabile Emanuele Filiberto.
Con Mission, più di qualcuno ce l’ha a morte, perchè, già solo guardando il trailer di presentazione, sembra di essere davanti all’ennesimo reality show, che stavolta, oltre a coinvolge vip spocchiosi in parentesi di vita lontane e sconosciute, vorrebbe addirittura riuscire a passare per un progetto televisivo a forte contenuto sociale. E per chi formalizza queste impressioni in accuse, ecco che finalmente arriva una risposta, quella di Giancarlo Leone, Direttore di Rai1, che dichiara di avere investito molto e con convinzione sul nuovo programma, ritenendolo in grado di far conoscere importanti temi sociali attraverso un linguaggio televisivamente interessante, pensato per la grande utenza. Quel che si è già batezzato un social show.
Anche le Associazioni Umanitarie coinvolte si dicono sconcertate. Con la Rai rispondono infatti anche Nino Sergi, per Intersos (Associazione Umanitaria impegnata nelle missioni), e Laura Lucci, funzionario Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). Entrambi apparentemente sconcertati dalle critiche infamanti raccolte negli ultimi giorni. Le critiche di chi ha pensato che le missioni potessero essere manovrate o, quantomeno ricreate ad hoc, al punto da ritrarre le popolazioni coinvolte come scenografia di contorno, questione marginale quasi annullata dal glamour di esportazione di questi nostri personaggi televisivi. Di chi ha comunque voluto sottolineare anche che il cachet dei vip fosse un tantino alto e che, tutto sommato, forse tornava comodo darlo alle missioni umanitarie. Critiche che è riduttivo pensare derivino solo dai soliti puntigliosi con la mosca al naso.
E la Rai? Perché d’altra parte, non si può nemmeno far finta che la Rai non abbia sistematicamente ignorato tutte le 100 mila firme depositate in Commissione di Vigilanza Rai, che richiedevano la cancellazione di Mission perchè esempio di tv del dolore che spettacolarizza la sofferenza; né si può non ricordare che, mentre veniva lanciato il video di Barale e Filiberto e confermata la partecipazione di Albano e Figlie in una delle puntate, la Rai annunciava la cancellazione, per mancanza di fondi, de il C’era una volta di Silvestro Montanaro, un programma di documentari e reportage magistralmente confezionato.
Tra tutti questi elementi, almeno un paio riescono anche a ricordare quanto costa a tutti ogni anno Mamma Rai! E quindi forse la Dirigenza della rete avrebbe dovuto aspettarsi tutto questo baccano… che, tuttavia, rischia quasi di diventare prerogativa di buoni ascolti, magari oltre la stima che prospetta Leone (tra il 10% e il 12%).
Nuovamente, alla Rai viene il desiderio di porre un’ultima ma spontanea domanda: ma alla Barale non la si poteva almeno obbligare, anche solo per indotto buon senso, a lasciare a casa gli occhiali di Jem? Quelli si che hanno davvero fatto precipitare la situazione…
Mission: il promo