Roma: cosa si cela dietro il nome di una via -parte II –
Ci eravamo lasciati con la prima parte della top ten riguardante nomi di vie e piazze della città di Roma piuttosto singolari; in attesa di altri preziosi suggerimenti, qui vi proponiamo la seconda:
Via del Babuino: siamo nel cuore di Roma, tra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo, in quella strada un tempo nota come via del Cavalletto per un certo tratto e via dell’Orto di Napoli per l’altro. Preso poi il nome di Via Paolina nel 1540, qualche anno dopo Pio V vi ordinò la costruzione di una fontana fontana pubblica, al di sopra di cui fu collcata la statua di Sileno. Infatti i sileni, figure mitologiche greche di natura equina, venivano adorati in quanto geni dell’acqua, oltre ad essere collegate a Dioniso: qui raffigurato molto simile ad una scimmia, fu soprannominato dai romani “er babuino”, da cui il nome della stessa via. Fu così che nacque la tradizione di appendere alla statua le cosiddette babuinate, satire pungenti che il popolo rivolgeva a personaggi noti dell’epoca.
Via Leccosa: sicuramente stravagante è l’odonimo della via sita tra Piazza Nicosia e via di Ripetta, per cui sembra esserci una doppia spiegazione, stavolta di tipo linguistico. Infatti secondo alcuni il termine deriverebbe dal romanesco leccosa, ossia limacciosa, in quanto, data la vicinanza al Tevere, la zona era molto soggetta ad inondazioni che lasciavano spesso la strada in questione piena di fango; altri invece ritengono che Leccosa sia una corruzione dalla città greca di Leucosia (Nicosia), il cui arcivescovo, Aldobrandino Orsini, deteneva la proprietà del palazzo affacciato sulla vicina Piazza Nicosia.
Vicolo della Moretta: probabilmente il vicolo più stretto di Roma, fu trasformato in uno slargo nel 1940, mantenendo tuttavia lo stesso nome, che aveva preso spunto dall’immagine di una ragazza africana presente sull’insegna di una farmacia.
Via Scossacavalli: tra gli odonimi più particolari, sarebbe una trasposizione dal latino coxa caballi, letteralmente anca di cavallo, da cui secondo alcuni si sarebbe riferito al frammento di una statua equestre (un’anca di cavallo) lì rinvenuto; secondo altri indicherebbe un particolare tipo di bastione architettonico, chiamato appunto coxa caballi. Qui si ferma la spiegazione linguistica ed inizia la leggenda: S. Elena decise di offrire in dono, alla Basilica Vaticana, la pietra sulla quale sarebbe dovuto avvenire il sacrificio di Isacco e su cui sarebbe avvenuta la presentazione di Gesù al tempio. Ma durante il trasporto del masso, i cavalli, giunti all’altezza della Chiesa di S. Giacomo in Borgo, non avrebbero voluto più proseguire il cammino, nonostante le scosse delle fruste, per cui la pietra fu lì deposta.
Vicolo delle Palle: detto così non può far altro che suscitare il nostro riso, ma si sa, a tutto c’è una spiegazione, qui legata ad una doppia interpretazione: molti attribuiscono l’odonimo della strada collocata tra Via Giulia e Corso Vittorio Emanuele alle sei “palle” raffigurate sullo stemma della famiglia Medici qui presente (il cardinale Giulio de’ Medici risiedeva proprio in questa via). Altri invece lo attribuiscono al gioco delle bocce che spesso qui si svolgeva, ma la prima ipotesi sembra essere più accreditata data l’esistenza di altri toponimi legati all’araldica, come ad esempio Piazza delle Cinque Lune per lo stemma dei Piccolomini.
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