Strage di Capaci, ergastolo a 4 dei 5 imputati nel processo bis
Nuova sentenza per la strage di Capaci del 23 maggio del 1992 quando vennero uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della polizia di Stato Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Questa nuova inchiesta, aperta dopo il pentimento dell’ex killer della cosca mafiosa di Brancaccio, Gaspare Spatuzza, ha rivelato nuovi fondamentali dettagli ai pm di Caltanissetta, facendo maggiore chiarezza su quello che era stato il ruolo della cosca di Brancaccio nella preparazione della strage. I pm di Caltanissetta, infatti, ritengono che furono i vertici della cupola mafiosa di Palermo a volere la morte di Falcone, che era considerato il nemico numero uno di Cosa Nostra.
La Corte d’Assise di Caltanissetta, dopo circa dieci lunghe ore di camera di consiglio, ha condannato all’ergastolo 4 dei 5 imputati: Salvo Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. Per tutti è stato disposto l’isolamento diurno per diciotto mesi. È stato assolto invece Vittorio Tutino. Sono stati confermati, inoltre, il risarcimento danni ai familiari delle vittime, agli enti ed alle associazioni antimafia che si erano costituiti parte civile. L’avvocato Francesco Crescimanno, legale della famiglia Falcone, ha così commentato la sentenza: “É una sentenza che soddisfa le parti civili. C’è stata un’assoluzione ma per una posizione minore”.
Il nuovo procuratore capo di Caltanissetta, Amedeo Bertone, anche lui presente in aula per ascoltare il verdetto della Corte, ha così commentato l’esito del processo: “Questa sentenza riconosce le ragioni dell’accusa, anche se per una posizione è arrivata l’assoluzione. Complessivamente siamo soddisfatti per il lavoro svolto e aspettiamo di leggere le motivazioni. Le dichiarazioni di Spatuzza e Tranchina sono quindi state giudicate attendibili e confermo che la Procura nissena non risparmierà energie e forze per cercare ulteriori verità su questi fatti”.
Ma nonostante il processo bis si sia concluso, c’è grande attesa per un possibile “ter” che potrebbe avere come indagato il latitante Matteo Messina Denaro, il boss trapanese condannato all’ergastolo per le stragi del 1993, di Roma, Milano e Firenze, accusato anche di aver avuto un ruolo non solo nella strage di Capaci, ma anche in quella di via D’Amelio.
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