È morto l’illustratore Carlos Nine, il ‘cantore’ del suo Paese

Una delle costanti della nostra vita umana è, senza dubbio, quella di venire a conoscenza di manufatti del sapere soltanto alla morte dei loro creatori. E sebbene sia una pratica poco lodevole, l’importante è il fine: la cultura. Carlos Nine potrebbe rappresentare un esempio.

carlos nineL’arte è il luogo della perfetta libertà, scriveva André Suarès nel 1921. Queste parole acquistano ancora più importanza quando l’espressione artistica diventa un’arma contro la repressione. È attraverso la conoscenza della storia di un Paese che diviene possibile comprendere totalmente la genesi di un’opera, di qualsiasi natura essa sia. Carlos Nine, nato a Buenos Aires il 21 febbraio del 1944, non è stato soltanto un fumettista, ma soprattutto un figlio di quella terra promessa chiamata Argentina. Il suo lavoro trae ispirazione dall’ultimo quarto del XIX secolo, in quell’arco cronologico che vede protagonisti il Post-impressionismo, il Decadentismo e il Simbolismo, abbracciando l’esistenza della realtà che è la cosa più misteriosa (per usare le parole di Salvador Dalì), del XX secolo: il Surrealismo. Questo periodo storico non solo ispira Carlos Nine, ma è decisivo per lo sviluppo dell’arte in Argentina: ricostruisce la storia che collega l’Europa all’America attraverso l’auspicato transatlantico (che noi italiani conosciamo bene). In Nine c’è anche dell’altro: nel 1976 con un golpe militare la libertà va incontro alla sua fine. Repressione, soppressione, reazionarismo, divengono gli argomenti più twittati, diremmo oggi. Ma la storia ci insegna che è proprio nel momento in cui la libertà subisce un attentato, la sua voce si fa più forte e prepotente: nel pieno clima di terrore, della “Notte dei Lapis”, giovani autori si uniscono e fondano nel 1978 la rivista Hum® (Humor registrado), il cui parto avvenne in condizioni critiche, come ricorderanno successivamente. In questa rivista, dal 1983 al 1990, appariranno anche le illustrazioni caustiche di Carlos. Formatosi all’Accademia delle Belle Arti di Buenos Aires, Carlos Nine capì subito quale posto voleva occupare nel mondo e soprattutto chi desiderava essere: pittore professionista e illustratore. E lo divenne ben presto e addirittura di fama internazionale. I suoi lavori furono pubblicati in Brasile, Messico, Stati Uniti e anche in Europa. Dai primi racconti sulla leggendaria rivista Fierro, Nive approdò alle pagine de Il Grifo, giornale a fumetti italiano fondato nel 1991 da Vincenzo Mollica.

carlosNelle sue tavole, Nine, attraverso la malinconia, ristabilisce il contatto con un’amara nostalgia del passato, un passato molto lontano: il momento in cui i nostri antenati erano ancora giovani, un’atmosfera che evoca la persistenza di essere al mondo dei nostri nonni e di coloro che vi erano prima. È percettivo, attento alla storia dell’arte e al progresso tecnologico, Carlos Nine non conosce limiti, ed è un po’ come il suo stile: non può essere classificato. Nei suoi fumetti possiamo incontrare personaggi bizzarri e deformi, oggetti che hanno una forma umana e figure che esprimono un erotismo perverso, depravato e inquietante: seduzione, copulazione, omicidio, abusi, sono argomenti che lo attraggono molto.  Carlos Nine trasforma le sue immagini fino al punto di renderle irriconoscibili. Figure ibride, orchi, fate, a volte assumono un aspetto sinistro. Influenzato da autori come Alberto Breccia, Albino Fernández, Antonio Pujia e Aida Carballo, nella sua opera coesistono implicitamente Goya, Ernst, Redon e anche Arcimboldo: ma la sua opera resta tuttavia totalmente originale sia per la tecnica che per il contenuto controverso.

In merito al suo lavoro, in una intervista affermò: “Quando si gira l’angolo e ci si imbatte in un unicorno, non c’è nulla che si può fare, si tratta di un unicorno. È inutile correre in una biblioteca per cercare rassicurazioni in merito. Il mio lavoro gode e soffre della stessa unicità che ha la mia terra. Non sono nato sotto un cavolo, sono il risultato di questa particolare cultura. Sono così, originale o detestabile, come il mio paese, e mi faccio carico di questa responsabilità”. Fra i suoi manufatti artistici, meritano di essere segnalati Keko el mago (1996), le sue illustrazioni per Swan Lake (1999), di Piotr Chaikovski e per El libro del fantasma (1999), di Alejandro Dolina.

Spentosi il 16 luglio 2016, all’età di 72 anni, Carlos Nine ha saputo raccontare con la sua tecnica mista, la storia a colori della sua terra, l’Argentina.

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Twitter: @_mchiara

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