Palamede l’eroe dimenticato rivive con Baricco

Alcuni luoghi ci parlano di storie antiche e leggendarie, di uomini e cose, di eventi, di tragedie, di generazioni a confronto, di civiltà. Le storie che ci raccontano sono senza tempo e basta entrarvi e aprire il cuore per ascoltarle: andare al Romaeuropa festival a vedere Palamede nell’antico stadio di Domiziano sul Colle Palatino, ha tutto il fascino di un viaggio nella memoria storica dell’uomo, questo luogo ci parla, e grazie ad un grandissimo narratore come Alessandro Baricco è possibile anche per noi in questi giorni entrare nel mito ed ascoltare cosa ci racconta, ovvero una di quelle storie senza tempo che sono alle radici della nostra civiltà. Palamede l’eroe acheo dimenticato, rivive davanti agli occhi di un pubblico ammaliato dal suo narratore, affabulatore e geniale, che come un antico aedo, ci tramanda la storia “vera” dell’Iliade e ci disvela la figura di Palamede, il valoroso personaggio omerico positivo, abbattendo, così, il mito tutto occidentale di Odisseo e restituendo al nostro eroe dimenticato il suo posto nella storia da grande protagonista.

Scopriamo così che Palamede è uno degli eroi più misteriosi ed affascinanti della mitologia greca: un giovane bellissimo e un  combattente coraggioso. Le fonti lo descrivono come un genio della sua epoca, incarnazione stessa dell’intelligenza basata sulla ragione e sull’etica. I greci antichi attribuiscono idealmente a Palamede l’invenzione della scrittura e dei numeri, l’uso della moneta e il gioco degli scacchi. Una sorta di semidio, integerrimo e colto: un benefattore della Grecia amato e stimato da tutti, un martire della sapienza laica che muore ingiustamente a causa dell’invidia e dell’odio che da sempre generano nei mediocri, coloro che si distinguono per intelligenza e che portano una visione del mondo nuova ed alternativa a quella tradizionale. Gli si contrappone Odisseo, di cui Alessandro Baricco ci disegna un inedito ritratto che ne distrugge l’aura leggendaria di campione d’intelligenza: astuto, calcolatore, meschino e senza scrupoli, persino brutto ma scaltro, Ulisse mosso dall’odio e dall’invidia tramerà contro Palamede causandone la fine.
Dopo questo spettacolo Odisseo, non ci sembrerà più lo stesso: abbiamo imparato infatti che Ulisse e Palamede sono i simboli di uno scontro tra èlite intellettuali, campioni di una lotta di potere tra visioni del mondo. Uno scontro tra la visione omerica portatrice di un sapere tradizionale, misterico e legato alla superstizione e quella di Palamede più moderna più laica e razionale. Questo spettacolo ci racconta quindi l’eterno scontro tra scienza e religione, tra superstizione e ragione. Una lotta di potere in cui la visione omerica prevalse relegando Palamede ed il suo pensiero per sempre all’oblio.

Ma oggi quel pensiero torna alla ribalta, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e di critica in questo spettacolo unico a lui intitolato: “Palamede, la storia” di e con Alessandro Baricco, che fin dai giorni del suo debutto è sold out in tutte le date. Le ragioni di un successo così sono molteplici: questo spettacolo è infatti un’esperienza unica sin dal primo momento, quando guardandosi intorno si nota con compiacimento, che il teatro è gremito di un variegato pubblico, fatto di giovani e meno giovani, ansiosi di ascoltare le vicende epiche ed immortali di un eroe sconosciuto, come accadeva nei tempi antichi, quando senza smartphone o tv ci si riuniva ad ascoltare i cantastorie attorno al fuoco. Un successo di pubblico che in parte ci stupisce, poichè si tratta di una storia raccontata in maniera estremamente semplice, solo attraverso l’abilità del suo autore ed il carisma della sua interprete: abilissimi nel coinvolgere emotivamente gli spettatori raccontando con semplicità concetti complessi. La forza del testo di Baricco, è qui anche la grande capacità di rendere vitali e presenti, eroi che abbiamo imparato a conoscere sui banchi di scuola, e che ben lungi dall’essere quei “polverosi personaggi epici”, diventano in questa pièce volti reali, familiari, vicini. Palamede è un esempio perfetto di “Teatro di narrazione”: non si tratta infatti di uno spettacolo teatrale in senso tradizionale, ma vuole soprattutto essere nell’intenzione del suo autore e regista    “un’esperienza” per il pubblico, in cui la recitazione teatrale è solo un mezzo completamente al servizio della storia.

Baricco ci fa appassionare alla vicenda tragica e singolare di Palamede, puntando quindi solo sulla forza della narrazione ed avvalendosi di un linguaggio moderno, immediato e quasi cinematografico, in cui la musica, le luci, il luogo e persino il pubblico, sono altrettanto protagonisti della scena. Lo scrittore ipnotizza il pubblico con la sua voce e la potenza della parola. Il celebre regista ed autore con levità, accompagna  per mano lo spettatore a passeggio nei versi dei poeti minori, dei sofisti, dei tragici greci, gli unici che ci hanno tramandato la storia di questo eroe sfortunato, ed alla fine Palamede, con una trovata registica di grande impatto, appare nello stadio come un fantasma in lontanza, e giunge al cospetto del pubblico e del suo narratore, quasi questi ne avesse evocato lo spirito. Alessandro Baricco prende così a mano a mano corpo, incarnandosi in una straordinaria Valeria Solarino, bellissima nel suo abito rosso da guerriera, la quale veste perfettamente i panni del condottiero acheo nello straziante monologo finale, in cui Palamede prima di essere giustiziato, fa un accorato e puntuale discorso in sua difesa.

Valeria Solarino regala i suoi intensi occhi scuri a Palamede, la bellezza classica ed androgina della sua figura rende perfettamente il carattere semi-divino di Palamede ed ammalia tutto lo stadio. La sua interpretazione è appassionata e ricca di forza. Il suo monologo emoziona gli spettatori e impressiona la fierezza e la grazia con cui interpreta il personaggio. Lo spettacolo si conclude tra gli applausi scroscianti del pubblico, che alla fine del “racconto” è consapevole di aver vissuto un’esperienza unica, quasi catartica. Abbandoniamo lo stadio consci di avere partecipato ad un rito collettivo, che rievocando le vicende di Palamede restituisce a tutti noi l’ancestrale legame con le radici del pensiero moderno.

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