Operazione labirinto a Roma: perquisizioni e arresti
L’operazione labirinto racchiude politici, funzionari e imprenditori impegnati ad arricchirsi ai danni dello Stato. Centinaia di finanzieri stanno eseguendo in tutta Italia decine di perquisizioni disposte dalla Procura di Roma e decine di misure cautelari ordinate dal Gip presso il Tribunale della Capitale.
L’inchiesta della Procura, guidata da Giuseppe Pignatone e dal Nucleo Centrale Valutario della Guardia di Finanza, vede contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, la corruzione e il riciclaggio e infine la truffa ai danni dello Stato e l’appropriazione indebita. Da stamattina all’alba sono tuttavia scattati arresti e perquisizioni, con un operazione che vede protagoniste diverse città italiane, ma certamente tra queste la Capitale rappresenta il polo centrale.
I responsabili della frode ottenevano appalti per la fornitura di beni e servizi ad enti statali e ministeri, attraverso il pagamento di tangenti che venivano smistate anche a esponenti politici e ai loro familiari. Successivamente i lavori venivano poi eseguiti con materiali di qualità inferiore – offrendo quindi una sicurezza minore- per risparmiare e riprendersi i soldi regalati ai politici. Ma non basta, perché i componenti dell’associazione per delinquere si sarebbero occupati di fornire una documentazione fittizia per creare i fondi neri destinati ad alimentare le tangenti. Ad oggi, tuttavia, la magistratura romana ha emesso 24 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, e cinque misure interdittive con obbligo di firma. Tra questi arresti, si vede coinvolto anche un personaggio criminale non indifferente, il faccendiere Massimo Pizza, fratello di Giuseppe Pizza, l’ex sottosegretario calabrese del governo Berlusconi, che ora rivendica il simbolo della Democrazia Cristiana.
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