“Colore e suono sono come due fiumi che nascono da un’unica montagna, ma che scorrono in condizioni del tutto diverse, in due regioni che nulla hanno di simile, cosicché nessun tratto dei due corsi può essere confrontato con l’altro”, scriveva Johann Wolfgang von Goethe.

Alla circospezione del grande scrittore tedesco sulle corrispondenze tra musica e pittura il tempo ha risposto implicitamente con la sfida, a partire da quella lanciata da artisti come Vasilij Kandinskij, Paul Klee e Aleksandr Skrjabin – ciascuno a suo modo e nell’ambito specifico della propria disciplina –, fino alle contaminazioni percettive dell’arte multimediale. La ricerca di Andrew Iacobucci si profila come un intrigante orizzonte euristico, in cui da un approccio intuitivo, analogico, ma non per forza rigoroso, si consegue un risultato che invece fa del rigore il suo punto di forza e la sua leggerezza assiomatica. Da un’idea di rappresentazione fisica del suono e di un’architettura al suo grado zero (strutture elementari, pesi e contrappesi) nasce il lavoro “///“.

Come nel minimalismo della musica di Steve Reich, le opere di Andrew Iacobucci chiedono di rendersi disponibili a un’esperienza non solo sensoriale ma in grado di investire l’osservatore guidandolo verso un’altra dimensione: il ritmo, scandito continuamente, come una sentenza, evoca le musiche etniche sincopate e il loro senso del rituale, riunendo gli spettatori in una cornice mutante, avvinghiandoli alla spirale infinita della ripetizione e della differenza/variazione.

Tutti i materiali usati da Andrew Iacobucci, dalla carta al “rust” del ferro sono solo dei mezzi di passaggio per un unico suono che avvolge in un’armonia che dilata lo spazio e ne scandisce – come in ferite da “segno” pittorico – il tempo, in un susseguirsi di bianco e nero che solo in poche occasioni lasciano spazio al vivido gioco di altre cromie. La dialettica tra pesi e contrappesi si evolve fino alla totale assenza del nero, mantenendo però “sentieri” , tracce che nelle sue opere realizzate su lastre di MDF diventano binari verso l’esterno, aperture bekettiane verso l’inconscio. Un indefinito che diventa simbolico, tre linee in diagonale per raccontare la propria visione interiore e condividerla senza limiti. Le opere di Iacobucci saranno presenti presso lo spazio espositivo Curva Pura dal 24 giugno al 17 luglio.