Siria occidentale: la situazione
Noi di lineadiretta24.it abbiamo già parlato della situazione orientale dei fronti Siriani, situazione che attualmente coinvolge tre attori: l’SAA (esercito governativo filo-Assad), i Curdi (SDF, molto legato ad ogni modo al ben più noto YPG) e lo Stato Islamico. Oggi ci spostiamo nella Siria occidentale, dove andremo a concentrarci in particolare sulle città di Aleppo (capitale economica del paese) e Damasco. Questi due grandi centri sono collegati dall’autostrada M5 ed è su questa lingua di cemento che da ormai 4 lunghi anni si sviluppano gli scontri. E’ in questa parte di Siria che però dobbiamo introdurre un nuovo attore, difficilmente inquadrabile in quanto assai mutevole nel corso degli anni: l’opposizione Siriana.
Opposizione Siriana. Da chi è composta? A chi si oppone? Cerchiamo di dare una risposta completa e imparziale a quella che è una domanda davvero impegnativa e cruciale per il conflitto in corso.
Nel 2011, sull’onda delle primavere Arabe sviluppatesi in Tunisia, Libia, Egitto e altri paesi del nord-Africa anche in Siria nacque un movimento d’opposizione al regime degli Assad: l’esercito Siriano libero (ESL). Questo si compone essenzialmente di volontari e disertori delle truppe governative e trova il suo organo politico nella figura del Consiglio Nazionale Siriano, organizzazione di opposizione al regime con sede ad Istanbul. la tensione tra governo e ribelli cresce, ci si sposta sempre più da manifestazioni pacifiche con reazioni dell’esercito più o meno violente a un vero e proprio stato di guerra. Non si deve però attendere molto prima che i ribelli si ritrovino fianco a fianco con alcune formazioni jihadiste ben note in tutta l’area: prima tra queste il fronte Al-Nusra (una formazione Qaedista con base in Siria) nato nei primi mesi del 2012. Per farla breve, opposizioni Siriane all’inizio contraddistinte da manifestazioni di piazza pacifiche e azioni di ribellione condotte per lo più dall’ESL, sono oggi letteralmente scomparse lasciando il campo a formazioni di stampo Jihadista. Queste hanno preso il sopravvento nell’opera di distruzione dello stato Siriano, instaurando la tanto temuta Sharia in ogni città occupata. Le stesse opposizioni Siriane sono state appoggiate e finanziate da stati occidentali (vedi Stati Uniti e Francia) e dagli stati del golfo. secondo una pura coincidenza cronologica, le numerose sconfitte subite dall’Esl durante la prima parte del 2013 hanno coinciso con la nascita dell’ISIS (anche se noi ne sentiremo parlare solo un anno più tardi, nella primavera del 2014), inizialmente alleata e poi in un secondo momento concorrente del fronte Al Nusra. Assieme a questi movimenti vi è una frammentazione incredibile di altri gruppi di stampo terroristico, spesso incontrollabili dalle altre forze d’opposizione.
Ad oggi, tra le file dell’opposizione hanno preso il sopravvento forze per lo più jihadiste, e definire contorni netti tra queste e quelli che in origine furono i componenti dell’ESL è veramente molto difficile. Le forze del governo spesso prendono d’assedio i centri cittadini dentro ai quali i terroristi si barricano, provocando di conseguenza anche la morte di numerosi civili innocenti. Quel che può osservarsi è che un conflitto nato inizialmente per dotare la Siria di una costituzione democratica, è oggi sfociato in un conflitto per dotare la Siria (lo stato più laico di tutto il Medio-Oriente) della Sharia.
Date queste premesse, cerchiamo di capire lo stato di sviluppo dei vari fronti della Siria occidentale:
DAMASCO
La capitale Siriana vive la guerra dal 2012. Due i fronti più importanti: a sud, tra la stessa capitale e Daraa; a est, nella regione del Goutha. Quest’ultima è stata la sede di tutte quelle polemiche scaturite nell’agosto 2013 dal presunto uso di armi chimiche da parte del governo Siriano. Ad oggi le indagini Onu non hanno ancora saputo stabilire se in quell’attacco, dove persero la vita più di 600 civili, i responsabili fossero l’esercito di Assad o i ribelli. Qui, in queste ore si sta combattendo una dura battaglia: si lotta fattoria per fattoria, l’esercito Siriano sta cercando di debellare la sacca di terroristi (Ahrar Al-Sham) che resiste in quest’area da moltissimo tempo. Fino ad un paio di mesi fa questi erano impegnati in una lotta interna tra bande, salvo poi riappacificarsi vista l’avanzata dell’SAA e di Hezbollah. Nei giorni scorsi l’esercito Arabo Siriano è riuscito a conquistare lo strategico villaggio di Al-Bahariyah, roccaforte dei “ribelli”.
Ci sono quindi due grandi sacche intorno a Damasco; una volta conquistate queste, il governo si concentrerà sulle zone più a sud, verso il confine con Giordania e Israele.
Molto frequenti sono tanto i bombardamenti dell’aviazione Russa, quanto le rappresaglie delle formazioni Qaediste. I primi sono lamentati spesso dal Syrian rights watch, una no-profit con sede a Londra dagli obiettivi alquanto controversi. Le seconde vengono riportate sovente dagli organi d’informazione governativi, Russi e Iraniani. Spesso la ragione non sta nè da una parte, nè dall’altra, bensì nel mezzo. Sono infatti migliaia di civili a fare le spese di questo conflitto multipolare. Non ci sono colori.
Certo è che un’analisi circa l’evoluzione delle fila ribelli nel corso degli ultimi anni porta ad una domanda: era proprio necessario rovesciare Assad tramite forze come Al-Nusra, Ahrar Al-Sham e ISIS? Cosa pretenderanno queste nel caso in cui dovesse riuscire l’intento? Assisteremo ad una Libia-bis. Lo scenario attuale non è così lontano da quello dello stato Nord-Africano.
ALEPPO
Ad Aleppo la situazione è più controversa: si stima che il centro cittadino sia in mano al fronte Islamico per il 40%. A nord è l’ISIS a tenere banco. Fuori, nei villaggi circostanti, impazza invece il conflitto: i terroristi sono attaccati da nord-est dalle milizie Curde (appoggiate dall’aviazione Statunitense) mentre da nord e sud viene la spinta delle forze governative. Lo scorso maggio sono intervenute le Tiger forces (divisione speciale dell’SAA, di solito impegnata solo in azioni offensive) capeggiate sul campo dal colonnello Suheil Al Hassan. Queste stanno avanzando a fatica riconquistando pian piano alcune fattorie della zona di Mallah: un solo chilometro e si ritroveranno nelle braccia degli alleati Curdi, che già occupano il quartiere di Sheikh Masqud.
Più a nord le posizioni Curde, dopo un’avanzata imperiosa registrata nelle scorse settimane ad ovest dell’Eufrate, si sono attestate a una manciata di chilometri dal villaggio di Arima. I curdi stanno avanzando, con l’appoggio dell’aviazione Statunitense, nella speranza di ricongiungere questi territori con il fronte di Afrin e le regioni già occupate nel nord-ovest della Siria. In questo modo spezzerebbero le gambe a Stato Islamico, Al-Nusra e tutte le altre compagini terroristiche.
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