E’ successo. Questa mattina la Gran Bretagna si è svegliata fuori dall’Unione Europea, le previsioni che si erano delineate nel corso della serata di ieri sono stare ribaltate dal risultato elettorale. Il 51,9% degli elettori britannici si è pronunciato in favore della Brexit, mentre il 48,1% ha scelto di credere ancora nell’Europa. Immediate le reazioni politiche e quelle dei mercati, ad iniziare da quelli asiatici per questioni di fuso. La borsa di Tokyo ha conosciuto un ribasso che non si vedeva da Fukishima, stamane Milano, Parigi, Francoforte e naturalmente Londra, hanno aperto a -10%. Tonificata dalle illusorie notizie di ieri, la Sterlina era salita, oggi è schiantata a 1,33 sul dollaro, dato peggiore degli ultimi 30 anni.

Il presidente Cameron, che aveva puntato la sua credibilità politica sul risultato del referendum, ha stamane coerentemente annunciato le sue dimissioni. Avverranno ad ottobre, quando si riunirà l’assemblea del partito conservatore, che dovrà designare un nuovo leader per gestire i negoziati della Brexit con l’UE. Potrebbe essere Boris Johnson, che in questi mesi ha assunto la guida della fazione euroscettica dei tories. Lui è uno dei grandi vincitori di questo referendum, così come Farange, capo dell’UKIP, unico partito schierato apertamente per il sì.

Andando ad analizzare il voto su base territoriale si scopre come il Remain abbia vinto largamente in Scozia (62%), in Irlanda del Nord (56%) ed abbia avuto consensi quasi plebiscitari a Londra (69%). La Gran Bretagna esce dall’UE per la volontà della maggioranza degli inglesi non londinesi, con il contributo del Galles. La Brexit ha parlato alla pancia del paese, alle zone industriali, alle fasce meno abbienti, a quegli strati di popolazione mai convinti dall’idea di Europa. La conseguenze immediate sono sotto gli occhi di tutti. Quel che avverrà da qui in avanti al momento dato saperlo. Esultano dovunque i partiti euroscettici, dal Front National in Francia, al PVV olandese, alla Lega Nord. Si teme un effetto domino, che minacci di minare ulteriormente l’impegno di decenni. Scozia e Nord Irlanda, entrambe europeiste, vorrebbero un altro referendum, per ottenere rispettivamente indipendenza e riunione con l’Irlanda. I leader europei stanno preparandosi per un vertice di emergenza per arginare gli effetti di questa devastante ma non certo inattesa Brexit.

 

Twitter: @MicheleSarno76

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