Violenza sulle donne, apre a Roma lo sportello d’ascolto per i maltrattanti

La violenza sulle donne a partire dagli uomini. Martedì 21 giugno a Morena, piccolo centro nella periferia di Roma, apre lo sportello del CAM – Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti. Un aiuto concreto per il cambiamento, gratuito e riservato, aperto a mariti, compagni, conviventi che non riescono a gestire l’impulso aggressivo nei confronti delle proprie compagne.
violenza sulle donne

Lo sportello, nato su iniziativa del Centro CAM, prima struttura in Italia attiva dal 2009 a sostegno degli uomini che hanno difficoltà a rapportarsi con la violenza, e presente da un anno e mezzo nella Capitale, è realizzato in convenzione con il Municipio  VII, primo ente pubblico a riconoscerlo come servizio necessario. In Italia sono 7 milioni le donne che hanno subìto abusi almeno una volta; il Lazio è in cima alle classifiche nazionali, al secondo posto; Roma è la città con più femminicidi in famiglia.

Pensavo che il mio problema fosse che perdevo il controllo, mi rendo conto adesso che le mie reazioni sono mie scelte” racconta Salvatore a proposito della violenza agita sulla compagna. Obiettivo dello sportello sperimentale è lavorare in modo integrato con altri servizi, come centri anti violenza e consultori, per creare una rete di medici, forze dell’ordine, assistenti sociali che possano indirizzare gli artefici degli abusi. Ad ospitarlo è una struttura polivalente: qui c’è il Poliambulatorio Asl Roma 2 e il “Centro Famiglie Legàmi”, struttura pubblica che accoglie le donne vittime di violenza, finanziata dal settimo municipio e gestita in convezione con la cooperativa “Obiettivo Uomo”.

“Dopo 5 o 6 colloqui individuali di prima valutazione, in cui viene raccolta la storia personale dell’uomo che si presenta al centro, si passa ad un’esperienza di gruppo a cadenza settimanale della durata di circa un anno e mezzo” spiega Andrea Bernetti, psicologo, psicoterapeuta e responsabile della sede CAM di Roma “È un percorso molto doloroso, che va a toccare corde dell’identità. Per questo è facile che all’inizio vi siano rinunce, ma, una volta iniziato il percorso, difficilmente gli uomini si allontanano dal centro” E a proposito dell’approccio: “In primo luogo ci interessa fermare le azioni violente. La presa di coscienza vera e propria della violenza agita avviene nel corso del tempo.” Entrare al CAM significa abbandonare ogni giustificazione della propria violenza, mettersi in discussione senza far ricadere colpe su terzi. L’obiettivo è arrivare prima di altri femminicidi e nuovi abusi psicologici. E far sì che i bimbi di oggi non crescano in famiglie in cui il clima di tensione ha la meglio, e non diventino i maltrattanti di domani.

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Twitter: @EvaElisabetta

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