Teatro Eliseo, scommessa vinta (e al rilancio) di Barbareschi
Teatro Eliseo, scommessa vinta (e al rilancio) di Barbareschi
“Guardando le foto di com’era l’Eliseo un anno fa, mi dico che molte delle cose che si fanno nella vita sono frutto dell’incoscienza” racconta Luca Barbareschi a proposito del suo rinato teatro di Via Nazionale a Roma. Soprattutto le migliori, aggiungiamo noi, che alla scorsa conferenza stampa, in platea, eravamo circondati da poltrone ancora “incelofanate” ed oggi, alla presentazione della nuova stagione teatrale 2016/17, brindiamo ad uno spazio culturale che in un anno ha contato circa novantamila presenze, a fronte delle cinquemila di partenza.
Una scommessa vinta, quella dell’attore e regista, di investire di propria tasca 4,8 milioni nel morente Teatro Eliseo, luogo in cui ora, per usare le parole del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “si percepisce l’energia di un’idea che riapre lo spazio della creatività a Roma”. Un anno passato tra spettacoli, musica, politica, incontri, dibattiti su tematiche strettamente attuali, come quella sera di febbraio in cui si è parlato di maternità surrogata con la “nonna arcobaleno” Pamela Villoresi sul palco e le ragioni dell’attivista Imma Battaglia in platea. L’evento era “La maternità è altrove” e sembrava di essere tornati indietro nel tempo, ai proficui fermenti culturali degli anni Sessanta.
Insomma, si è accesa una fiamma in Via Nazionale 183. Ed è un fuoco che non ha intenzione di scaldare solo il pubblico del centro storico, ma guarda oggi ai margini di Roma, mira a “fare sistema“, come dice in conferenza un Barbareschi con gli occhi fissi al posto a sedere in platea di Antonio Calbi, Direttore dello Stabile Capitolino. L’auspicio è, infatti, l’inizio di un dialogo con i teatri di cintura, alcuni dei quali amaramente chiusi negli ultimi tempi, come il Teatro di Tor Bella Monaca, altra vecchia scommessa – al momento persa, ma non riposta – di un altro grande attore, Michele Placido, che, proprio in questi giorni, vi si è riaffacciato, in occasione della campagna elettorale di Alfio Marchini.
“Il degrado è il vero problema della città. Molti testi di questa nuova stagione teatrale saranno legati alla tematica delle periferie. Sono anche i luoghi dove non c’è teatro quelli in cui crescerà la violenza” spiega dal palco l’ex deputato, calcando l’aspetto catartico di un potenziale luogo di rielaborazione degli istinti violenza: il diritto dei ragazzi di periferia a sognare un futuro migliore passa anche da un palcoscenico. Su quello dell’Eliseo, a tal proposito, si alterneranno gli spettacoli “Altrove” di Paola Ponti, “Risorgi” di Duccio Camerini, “Animali da bar” di Gabriele De Luca. “Tra un anno e mezzo apriremo anche un’accademia” prosegue circa i progetti futuri, e scherzando “perché, sarà un sintomo dell’età, ma sento il desiderio di dedicarmi prevalentemente alla formazione”
Una luce accesa a pochi passi da Piazza Venezia, che abbraccia le periferie e vede oltre i confini regionali quando si parla di investimenti. Lo sguardo in particolare va al “modello Milano”, dove istituti bancari e fondazioni, molto presenti nei finanziamenti, hanno saputo creare un sistema virtuoso di ottimizzazione degli investimenti pubblicitari. Ma se Via Nazionale guarda al Nord, ancora in pochi guardano a Via Nazionale: durissimo l’affondo di Barbareschi ai colleghi, in particolare a Roberto Benigni: “È il più ricco d’Italia, mettesse i soldi nei teatri oltre a parlare. Facile essere di sinistra con il portafogli a destra, gli artisti italiani pensano più alle case in campagna che alla cultura.”
Altrettanto ambizioso è il nuovo cartellone di spettacoli, in cui, a differenza della prassi di tanti teatri, l’incursione nei grandi classici (nel dettaglio: “Il giuoco delle parti” di Luigi Pirandello; “L’edipo Re ed Edipo a Colono” di Sofocle; “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes; Romeo e Giulietta di William Shakespeare) non è rassicurante regola ma parte integrante, che lascia spazio alla sfida sulla drammaturgia moderna e contemporanea (“Americani” di David Mamet; “La Pazza della porta accanto” di Claudio fava; “Banlieu” di Stefano Massini; “Rosalind Franklin” di Anna Ziegler; “Spaccanapoli Times” di Roberto Cappuccio; “Play Strindberg” di Friedridch Durrenmatt.)
“Dobbiamo aiutare i cittadini a riabituarsi a pensare che esiste il teatro la sera. Grazie al passato e buon futuro a tutti” chiosa l’attore. Il Teatro Eliseo è un’istituzione che compie cento anni nel 2018. Prossimo obiettivo? Fare in modo che quell’anno, i romani, a Natale, si regaleranno un biglietto in platea. Intanto, il sipario è pronto ad aprirsi. Buona stagione a tutti.
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