Risultati del ballottaggio: trema solo Renzi?
C’è chi anche ieri ha fatto nottata per seguire Mentana e chi invece solo oggi si è svegliato per controllare i risultati del ballottaggio. Sembra ormai inutile sottolineare il risultato del Movimento 5 Stelle che dopo il successo del primo turno si è riconfermato schiacciante con i risultati del ballottaggio. Piuttosto è importante capire ora come questo risultato si possa riflettere sulla politica nazionale, oltre che in quella locale. Per far ciò dovremmo porci delle domande e tentare di trovare delle risposte.
Chi è più danneggiato dai risultati del ballottaggio di Roma e Torino?
Il PD. Ma una risposta secca in politica quasi mai è sufficiente. Le vittorie di Raggi e Appendino sono estremamente differenti tra di loro. Una, quella della Raggi a Roma, era annunciata da tempo, si annusava nell’aria ella Capitale già da qualche mese ed era diventata evidente già dal primo turno. Quella della Appendino non era ugualmente scontata, dovendosela vedere, quanto meno, con un sindaco in carica. E Fassino non era affatto un candidato debole, al contrario di Giachetti. Ma analizzando i freddi numeri, ci rendiamo conto di un dato importante. Il PD perde voti, è vero, ma non così tanti. A Roma, rispetto all’elezione di Marino, perde circa 60mila voti mentre Fassino se ne è persi per strada circa 30mila: fatte le debite proporzioni tra le due città, possiamo dire che il PD è calato del 22-23% nei due capoluoghi. Questo calo, numericamente leggero seppur politicamente pesante, non giustifica però il botto dei pentastellati. Il M5S infatti, al primo turno guadagna il 67% a Roma e addirittura l’81% a Torino.
Senza considerare i risultati dei ballottaggi, in cui evidentemente sono arrivati al Movimento anche i voti di centro-destra. Ed è proprio in quel nugolo di partiti che va da Alfano a Salvini che sta il vero sconfitto di queste elezioni. In entrambi i casi le destre si sono presentate divise in tre, perdendo credibilità, elettorato e coesione, tre ingredienti che le avevano rese vincenti per quasi tutto il periodo berlusconiano. A Torino Forza Italia, nel primo turno, perde il 77% dei voti rispetto alle elezioni precedenti (quando era Popolo della Libertà); Fratelli d’Italia, che in sostanza componeva il PDL insieme a FI, prende poco più di 5mila voti (che non colmano quindi il gap di FI); la Lega perde il 24%. A Roma, con una situazione leggermente diversa rispetto a Torino, FI perde il 74% e Marchini registra un -25%, prendendo comunque più voti lui con la sua lista civica rispetto ad un partito organizzato come quello di Berlusconi. L’unica che si salva è Giorgia Meloni che, alla guida di Fratelli d’Italia, ha guadagnato il 52% dei voti. Quindi, considerando solo il risultato del primo turno, è il centro-destra moderato che perde più voti di tutti, andando a foraggiare il Movimento 5 Stelle che quindi in queste elezioni ha raccolto gran parte dell’elettorato di centro-destra.
I risultati del ballottaggio influenzeranno la politica nazionale?
Il distinguo tra elezioni amministrative e politiche è sempre d’obbligo. Sono troppi i fattori che influenzano una proiezione dei risultati del ballottaggio su scala nazionale. Il M5S non è presente su tutto il territorio nazionale. È vero che ha vinto 19 ballottaggi su 20 ma è altrettanto vero che non era presente nella maggior parte dei comuni minori chiamati al voto. Va considerato poi che, per la natura stessa del movimento, è molto più facile presentare e comunicare un programma per un comune che non per una politica nazionale. Detto ciò non va dimenticato che, ad oggi, il M5S è il secondo partito in Parlamento (nonostante le tante defezioni) e che un risultato del genere non potrà far altro che influire sulle prossime elezioni politiche. Il prossimo appuntamento sarà il referendum costituzionale e se Renzi continuerà a porla sul piano dell’io contro tutti, farà il gioco dei grillini. Il Presidente del Consiglio, il suo partito e tutti i candidati del PD di queste elezioni amministrative devono rendersi conto che qui, ad aver fallito è proprio la politica di Renzi che esce sconfitta ovunque, tranne che a Milano, dove comunque ha lasciato parecchio terreno al centro-destra.
Dove ha vinto il PD, lo ha fatto con candidati che non sono espressione della corrente renziana (Bologna, Cagliari). A Napoli addirittura non sono arrivati nemmeno al ballottaggio, dando indicazione di votare il centro-destra pur di non far vincere De Magistris. Ma se è vero che i risultati del ballottaggio ci dicono che il M5S ha raccolto i voti del centro-destra, può continuare Renzi a guardare al centro piuttosto che a sinistra? Può Renzi continuare a governare con Alfano e NCD quando è evidente che l’elettorato PD sta chiedendo politiche più sociali che liberali? Ormai la storia del Renzi “rottamatore” è scaduta ed è stata smentita dall’atteggiamento stesso del premier. I veri rottamatori, gli innovatori, nella percezione dei cittadini che chiedono cambiamento, sono i pentastellati. Renzi ed il suo governo sono percepiti invece come il vecchio sistema che non fa altro che riformarsi al suo interno ma che non è veramente “nuovo”. La grossa sconfitta di queste elezioni amministrative andrà ben digerita dal PD e da Renzi stesso che dovrà cambiare totalmente modo di porsi e comunicare, se vuole contrastare un Movimento 5 Stelle che ora avrà tutto il tempo di dimostrare se sa governare. Per ora ci aspettiamo che la Raggi (soprattutto) alzi il tappeto sotto il quale sono nascoste tutte le polveri di Roma e se queste saranno peggiori di quanto già sappiamo essere, il Partito Democratico e il governo dovranno risponderne a chi di dovere: ai cittadini prima di tutto.
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