Mother’s Day, gioie (e dolori) della maternità secondo Garry Marshall
Dopo una lunga e onorata carriera al servizio del lieto fine, il regista 86enne Gary Marshall (Pretty Woman, Se scappi ti sposo) torna dietro la macchina da presa con la commedia Mother’s Day. Film corale che intreccia le storie di quattro mamme di Atlanta, Mother’s Day sfoggia un cast di prim’ordine: Julia Roberts, Jennifer Aniston, Kate Hudson, Britt Robertson e Jason Sudeikis. Le premesse ci sono, il risultato un po’ meno: nonostante un discreto successo al box office statunitense, Mother’s Day fatica a trovare il suo ritmo, fallendo persino nel modesto obiettivo di rimpastare personaggi e situazioni già abbondantemente inflazionati. Il film racconta le storie di donne diversissime tra loro, ma la trama, banale e poco interessante, scorre piatta nell’isterica attesa del fatidico giorno della Festa della mamma.
Pensata per essere un tributo al legame madri-figli, la pellicola finisce però per omaggiare esponenti del gentil sesso inesistenti, perché ridotti ai più classici stereotipi: c’è la mamma giovane e iper-apprensiva (Britt Robertson), la divorziata alle prese con la nuova baby-fidanzata dell’ex marito (Jennifer Aniston), la “diva” delle televendite che sacrifica gli affetti per la carriera (Julia Roberts) e quella sposata con un uomo indiano all’insaputa degli ultra-conservatori genitori texani (Kate Hudson). In questo calderone di banalità Marshall cuoce a fuoco lento per 118 lunghi minuti storie piatte e bidimensionali, condite dalla smania tutta americana di dover celebrare ogni ricorrenza in pompa magna.
Tra battute razziste e una Julia Roberts immolata in un ruolo sulla falsa riga della self-made woman d’america Joy Mangano (neanche lontanamente accattivante quanto il personaggio portato al cinema della Lawrence) la barca fa acqua da tutte le parti. Non si riesce a salvare nulla, e allora meglio giocare la carta del peggior product placement della storia – Jennifer Aniston incastrata in un distributore automatico di M&M’s – e portare a casa quel che si può: non un granché. Mother’s Day non offre nulla al di là di un involucro patinato: eccessivamente lezioso e melenso, scorre esattamente come ci si aspetterebbe verso un inevitabile e prevedibile happy ending. Ormai fuori tempo massimo per la Festa della mamma, l’ultima fatica di Garry Marshall uscirà nelle sale italiane il prossimo 23 giugno.
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Twitter autore: @JoelleVanDyne_