Femminicidio, il ministro Boschi parte dall’educazione
Sono molti i casi di omicidi in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi per così dire sentimentali. Tale forma di violenza rientra nella definizione di femminicidio e ad oggi, malgrado la società odierna rappresenti una comunità civilizzata, ancora non si è riusciti a ostacolare tale carneficina. Per arginare la violenza sulle donne e i casi di femminicidio, il Ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi ha annunciato l’istituzione di una task force – un’unità operativa di pronto intervento – ed ha avviato lo stanziamento di 12 milioni di euro per attuare un piano anti-violenza, usufruendo dei fondi già stanziati dal governo Letta con la legge 119 sul femminicidio. Tuttavia, tali risorse economiche potranno essere spese fino al 2018 con lo scopo di formare gli operatori dei centri anti-violenza e rafforzare la loro presenza.
Nel quadro legale viene inserita, nella legge di stabilità, anche una norma sul codice rosa contro il femminicidio, con lo scopo di migliorare la collaborazione tra le forze dell’ordine, le strutture sanitarie e i centri anti-violenza. All’interno del Jobs Act è inoltre presente una norma che consente alle donne vittime di violenza o di stalking una pausa di 3 mesi dal lavoro. Come tutti sappiamo però le leggi non bastano a ostacolare queste atrocità. I dati statistici sui femminicidi commessi in Italia dall’inizio del 2016 sono da brividi: sono circa 50 le donne uccise da uomini a cui erano legate sentimentalmente e altre 155 sono le donne vittime di femminicidio. Le statistiche parlano chiaro e, in egual modo, parlano chiaro gli ultimi tre omicidi avvenuti nel giro di dieci giorni nel nostro Paese. In così poco tempo si è verificato l’omicidio della 22enne Christina Grimmie – la star di The Voice Usa e di YouTube – preceduto dal caso di femminicidio di Michela Noli, uccisa dall’ex-marito. E infine l’ultimo omicidio della 22enne Sara Pietrantonio, che lo scorso 29 Maggio è stata uccisa e data alle fiamme.
I precedenti casi sono terribili fatti di cronaca che ci mostrano quanto stiano dilagando i casi di violenza sulle donne nel nostro Paese. Orrori, atrocità, violenze gratuite chiamatele come volete. Certo è che vanno fermate. Con la legge 119 sul femminicidio la norma è stata ampliata ma il vero problema è la formazione, l’educazione che rende ciascun individuo un essere umano. «Le leggi ci sono, siamo intervenuti due anni fa con il decreto sul femminicidio – dichiara il ministro Maria Elena Boschi durante un’intervista – ma quando arrivi ad applicare una legge e a punire qualcuno per stalking o femminicidio, vuol dire che è già troppo tardi. Non dobbiamo arrivare fin lì, dobbiamo fare in modo che si fermi prima. Ci si può riuscire solo creando una cultura condivisa di rispetto vero e di patria tra le persone».
Al giorno d’oggi sono molteplici le associazioni femministe che chiedono un prolungamento delle pene contro gli stalker e contro gli uomini colpevoli di femminicidio. Per non parlare delle numerose petizioni contro il femminicidio, campagne guidate da coloro che vogliono impedire che questi orrori avvengano ancora, pur non avendo alcun potere decisionale. Il ministro Boschi ha quindi fatto un appello sui social network a tutti gli educatori e alle figure genitoriali, chiedendo uno sforzo collettivo per iniziare a gettare delle solide basi per contrastare il fenomeno: «Noi sappiamo che la violenza barbara sulle donne non è una questione di donne. Riguarda tutti noi. Donne e uomini. Dobbiamo essere uniti nel dire basta. La vera sfida che dobbiamo vincere insieme è quella educativa e culturale. Insieme dobbiamo parlarne nelle parrocchie, nei centri sportivi, nelle associazioni e ovunque si formano le donne e gli uomini di domani, a cominciare ovviamente dalla scuola come prevede la Buona Scuola».
I passi da compiere sono ancora molti ma solo lavorando sull’educazione e sulla formazione di ciascun individuo si potranno eliminare queste atrocità.
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