Euro 2016: sicurezza in Francia e Isis

È partito Euro 2016 e sono già molte le discussioni in tema di sicurezza in Francia: dopo gli attacchi dell’11 gennaio 2015 e quelli del Bataclan del novembre scorso, quante sono le probabilità di rischio attentati per i 2,5 milioni di tifosi in arrivo presso le 9 città francesi che ospiteranno la competizione? In quali condizioni versa lo stato islamico al momento? Come ha reagito lo stato Francese in seguito all’ultimo, sconvolgente attentato? Cerchiamo di dare risposte a queste ed altre domande.

L’isis a 7 mesi dal bataclan
Negli stessi momenti in cui l’Europa vede calciare il primo pallone di euro 2016 nel match inaugurale tra Francia e Romania, in medio-oriente c’è qualcuno non se la passa tanto bene. L’isis, secondo più fonti, è in costante ritirata, costretto ad affrontare l’onda d’urto di numerose fazioni e milizie: esercito arabo Siriano di Assad spalleggiato da Russi ed Hezbollah, forze ribelli finanziate dall’occidente, l’avanzata Curda a nord appoggiata dalla coalizione internazionale, il fronte Al Nusra e altri stanno sempre più costringendo i membri dello Stato Islamico ad abbandonare le città occupate e ad asserragliarsi in quelle più importanti (vedi Raqqa). Secondo fonti Statunitensi nell’ultimo anno sarebbero stato sottratti il 20% dei territori di Daesh in Siria, più del doppio in Iraq. Le rotte commerciali a cavallo tra Siria e Turchia sarebbero state sigillate, molti pozzi petroliferi persi e i rifornimenti dall’estero sempre più scarseggianti.
Limitandoci alla situazione Siriana dunque, gli Europei di calcio arrivano in concomitanza con la marcia dell’esercito governativo Siriano verso Raqqa, roccaforte dell’Isis dal luglio del 2014. Solo nelle ultime due settimane le forze di Assad hanno sottratto a Daesh 80 km di territorio sulla strada tra Salamiyah e la capitale dello Stato Islamico, trovandosi in questo momento a soli 6 km dal primo importante centro abitato nella provincia di Raqqa.

Sicurezza in Francia
Un confronto tra la Siria del novembre 2015 e quella di oggi. Evidenti sono l’avanzata dei Curdi a nord e la crescita delle forze di Assad nel resto del paese (cliccare sull’immagine per visualizzare la gif)

A nord invece non si arresta l’avanzata dei Curdi, altra grossa grana per l’Isis. E ancora: Mosul che si appresta a cadere in Iraq, le vie di rifornimento sempre più scarseggianti, la situazione Libica con la perdita di Sirte e uno scacchiere dove i vari attori viaggiano come schegge impazzite nella speranza di presentarsi in frac alle varie trattative di pace
Discorsi che meritano un approfondimento di tutt’altro taglio ma che portano a un dato ineludibile: le difficoltà dell’Isis si sono moltiplicate rispetto a quel 13 novembre di sangue.

Lo stato di sicurezza in Francia post Bataclan

Torniamo nel nostro continente. Come spesso succede, una volta che i riflettori della prima ora si allontanano l’interesse scema. È per questa ragione che sono in pochi a conoscere ciò che è successo in Francia nei mesi che hanno seguito la terribile notte del Bataclan.
Misure di sicurezza in Francia erano già state adottate in seguito all’attentato del gennaio 2015 presso la redazione di Charlie Hebdo. Definite dallo stesso “Le Monde” «lontane dalle misure proprie dello stato di emergenza», quest’ultimo è arrivato puntuale in seguito al secondo grave attentato sul territorio francese, quello occorso alla città di Parigi lo scorso 13 novembre: perquisizioni consentite anche senza mandato giudiziario (i media parlano di 400 casi andati a “buon fine”, tralasciando la notizia che solo 4 di questi riguardavano il terrorismo), controllo dei mezzi d’informazione, divieto di manifestazioni in luoghi pubblici e possibilità per i prefetti della città di disporre il coprifuoco, sono soltanto alcuni tra i provvedimenti previsti dall’atto in questione.

Sicurezza in Francia
Ma lo stato di emergenza è una cosa seria, adottabile per un periodo non superiore ai 12 giorni. Il fatto che ancora oggi sia lì a incidere sulla vita dei Francesi, ha dell’incredibile: dopo una seconda proroga nel febbraio di quest’anno (tramite il voto del parlamento), il premier Valls ha pensato di mantenere attive tali misure anche per gli Europei di calcio e il Tour de France, eventi che avranno luogo in Francia fino al 10 luglio prossimo. Si era addirittura tentato di inserire tali misure in costituzione, ma la manovra legislativa non ha riscosso successo in parlamento, suscitando addirittura le dimissioni dell’ex ministro della giustizia. Questa infatti era fermamente contraria alla parte del provvedimento che rendeva possibile la revoca della doppia cittadinanza francese per chi si macchia di terrorismo. Lo scorso aprile il presidente Hollande ha annunciato il passo indietro sul progetto di riforma, ma lo stato d’emergenza continua a vigere in tutto il territorio.

I rischi attuali
Stato di emergenza permanente e Isis in fase di forte contrazione dunque. Nessuno può stabilire con esattezza cosa succederà durante la kermesse calcistica in Francia, certo è che ci si può limitare a un’osservazione: misure legislative così forti riusciranno a salvaguardare la sicurezza in Francia da casi isolati? È davvero molto difficile, ipotesi esclusa anche da numerosi rappresentanti della politica francese negli scorsi giorni. Il direttore dei servizi segreti transalpini Patrick Calvar arriva addirittura a dichiarare che «una nuova forma di attacco realizzato con esplosivi piazzati in luoghi dove vi sono grandi folle, un tipo di azione che creerebbe il massimo panico. Ovviamente la Francia è il Paese più minacciato dall’Isis».  Banale dimostrazione della nostra vulnerabilità è il tifoso che poche ore fa ha esultato al goal della Croazia al fianco dei propri beniamini, (immediatamente rimosso dagli schermi televisivi di tutto il mondo). Episodi simili sono inevitabili, la sensazione è che la sicurezza in Francia sia davvero a forte rischio nonostante le rigide (e sotto molti aspetti contrari alla costituzione Francese) misure legislative adottate dall’esecutivo dal novembre scorso ad oggi. Con tutti i dovuti scongiuri del caso, l’attuale situazione di forte instabilità in Francia e il momento di difficoltà affrontato in “patria” dallo Stato Islamico sembrerebbero il cocktail perfetto per doversi preparare al peggio.

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