Cleveland travolge Golden State in gara3 e torna in corsa per il titolo dopo le due nette vittorie dei Warriors in California. La guida di LeBron James e il riscatto di Irving. Finals senza storia, tre partite con poco equilibrio. Scarsa incidenza degli Splash Brothers. Gara4 venerdì notte in Ohio.

Dopo l’emozionante Finale di Conference dell’Ovest, con la rimonta di Golden State su Oklahoma dal 3 a 1, ci preparavamo a seguire le Finals sperando di divertirci in egual misura. Sino a questo momento, a circa metà dell‘evento sportivo più seguito nel mondo nel mese di giugno, possiamo dire che gli esiti siano stati contraddittori. L’equilibrio si è visto in parte solo nel match d’esordio, per il resto abbiamo assistito a lunghi monologhi dei padroni di casa. I protagonisti attesi non si sono sempre rivelati all’altezza, ma altri ne hanno preso il posto. Talmente diversi sono stati gli andamenti delle partite in base al fattore campo da rendere ardua una valutazione complessiva di quanto sinora abbiamo visto.Quel che si può però sottolineare, e che vale anche per gli incontri disputati in California, è stata la resa insufficiente al momento prodotta dalle due stelle di Golden State. Curry e Thompson, infatti, sono rimasti sotto i 20 punti in tutte e tre le partite: dato incredibile se rapportato con quelli della stagione. Lo scorso anno fu Iguodala, uomo fuori dal classico quintetto Warriors, a essere votato miglior giocatore delle Finals e anche in questa serie sta mostrando una maggiore incidenza rispetto ai suoi due compagni. LeBron James sta mettendo tutto il peso della sua personalità nell’evento e oggi, come nella passata stagione, al di là degli esiti di squadra, sta vincendo il confronto personale con Curry.

I Cavs sono rinati stanotte dopo le due prove opache nella Baia. Irving e JR Smth, i due massimi esempi di come l’aria dell’Ohio abbia avuto effetti miracolosi. Kevin Love ha saltato la gara casalinga a causa di una commozione cerebrale rimediata nell’incontro precedente e il rendimento dei suoi compagni lascia presupporre che contro questo avversario i suoi funzionino meglio senza di lui, ma attendiamo la controprova. Cleveland resta imbattuta in casa in questi playoff, ma questo è il primo avversario a rendere davvero significativa tale statistica. Piuttosto, è clamoroso lo 0-4 dei Warriors nelle gare3 di questa post season, sbagliato l’approccio di tutti e quattro gli esordi esterni, Kerr avrà da lavorare.

Compiamo un passo indietro e torniamo a giovedì scorso, all’Oracle Arena per gara1. È stata la vittoria della panchina di Golden State, che ha prodotto 45 punti, di cui venti firmati da Livingston. La difesa di Iguodala, il prezioso contributo di Barbosa, Green in ripresa con una doppia dopo gli stenti vissuti con Oklahoma. I Warriors hanno vinto malgrado una prova incolore degli Splash Brothers, mentre dalla parte Cavs i Big Three hanno fatto il loro ma sono stati abbandonati dai compagni. Love aveva portato i suoi sul +1 a 4′ dalla fine del terzo quarto, ma un Livingston scatenato e la guida di Iguodala hanno messo le ali ai detentori che sono andati via facile fino al 104-89.

Domenica non c’è stata storia: 110 a 77. Cleveland in partita solo per un tempo, abbattuta dai colpi di uno straordinario Draymond Green, autore di 28 punti. Ancora impeccabile Iguodala in difesa, solo discreta la prova di Curry e Thompson. Cavs pieni di dubbi, malissimo al tiro, troppe palle perse, Irving grande delusione, mentre Love è stato messo fuori causa dal colpo involontario di Barnes. Il solo LeBron ha provato a lottare, tripla doppia sfiorata, ma la sua guida ha indicato i compagni la via per un clamoroso ribaltamento dello scenario.

Ci pensa LeBron

È quanto accaduto stanotte: in tre giorni il +33 Golden State è diventato un +30 Cleveland, per il 120-90 finale. Non può bastare il fattore campo a spiegare tale scarto, questo è il basket. Tutto ciò che sinora non aveva funzionato nel team di Lue è andato alla perfezione: Irving ha messo 30 punti, è tornato determinante JR Smith, autore di cinque triple, Tristan Thompson è stato dominante sotto i tabelloni con 13 rimbalzi, stravincendo il confronto dei Thompson mentre l’esperto Jefferson, in quintetto al posto dell’infortunato Love, si è mostrato più funzionale dell’illustre compagno. In cima a tutti si è elevato il solito enorme LeBron James: 32 punti, 11 rimbalzi, 82ma volta ad almeno trenta punti nei playoff, terzo di sempre dopo le 88 di Bryant e le 109 di Michael Jordan.

Tocca ora a Curry rispondere: ne sarà all’altezza?

 

Twitter: @MicheleSarno76

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