Arrestato Medhane il re degli scafisti

Mered Yehdego Medhane, così si chiama colui che è considerato il più grande mercante di uomini del mondo, è stato arrestato su ordine della procura di Palermo in Sudan il 25 maggio scorso, poi, espletate le formalità, è stato estradato in Italia e solo dopo il suo arrivo nella penisola la notizia è stata resa pubblica. Le indagini hanno coinvolto forze di polizia di diversi paesi in primis italiana e britannica attraverso il National Crime Agency ma le attività di indagine si sono sviluppate in diverse nazioni disposte su tre continenti: Etiopia, Sudan, Eritrea, Libia che erano i luoghi in cui reclutava le sue vittime e da cui poi si organizzavano i “barconi”. Indagini estese anche agli Emirati Arabi dove si riciclava il denaro e in Olanda e Svezia, dove tutt’ora vive la famiglia di Medhane, che erano probabilmente i luoghi di destinazione dei profughi.

Era quindi proprio lui, intercettato via telefono in tutti questi paesi, ad organizzare la raccolta delle vittime nei paesi subsahariani a trasferirli in Libia dove poi venivano messi nei famosi barconi e che si occupava di accoglierli nei paesi del nord Europa dove erano destinati. Il tutto per la modica cifra di oltre 5000 euro, niente compreso, nemmeno la vera possibilità di arrivare vivi a destinazione. C’è voluto un anno per riuscire ad arrestarlo dato che il mandato spiccato dalla procura di Palermo risale al maggio del 2015: in questo periodo Medhane era diventato latitante per sfuggire alla cattura. Medhane riusciva a muoversi indisturbato su tre continenti grazie alla capacità corruttiva del denaro, ovviamente, con cui pagava anche agenti di polizia negli stati africani. In cambio otteneva impunità ma non solo, riusciva ad ottenere la scarcerazione di quelli che si muovevano senza documenti o permessi e quindi bloccati dalle autorità locali e per questo servizio ovviamente si pagava a parte. Per Medhane questi non erano problemi dato che come dice in una telefonata intercettata “Le persone che abbiamo fatto scarcerare appena partiranno, oltre al viaggio pagheranno anche per l’avvenuta scarcerazione. Tanto possono pagare in qualsiasi Paese si trovino».

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