Canone Rai, per Altroconsumo il decreto è illegittimo
Ancora polemiche sul Canone Rai. Il decreto attuativo del ministero dello Sviluppo economico riguardante la tassa sulla tv pubblica in bolletta secondo Altroconsumo, nota associazione dei consumatori, sarebbe illegittimo, da qui la decisione di impugnarlo di fronte al Tar. La suddetta associazione già lo scorso febbraio aveva lanciato una petizione per l’abolizione del Canone Rai e una riforma strutturale e sostenibile della Rai, che preveda il mantenimento di un solo canale di servizio pubblico e la privatizzazione degli altri.
La stessa associazione, in una nota, spiega come si è arrivati di fronte al Tar: “Con quasi 4 mesi di ritardo rispetto alla data prevista (15 febbraio) è entrato in vigore il decreto attuativo Mise sul canone Rai previsto dalla legge di stabilità 2016, Il decreto, che doveva essere emanato entro 45 giorni dalla pubblicazione della legge di stabilità era poi stato bocciato preventivamente a metà aprile dal Consiglio di Stato, poiché non tutte le norme risultavano formulate in maniera adeguatamente chiara e mancavano garanzie circa il rispetto della normativa sulla privacy nello scambio di dati relativi ai contribuenti”.
Secondo Altroconsumo a causa di questo ritardo nell’emanazione il decreto, di norma, dovrebbe considerarsi superato in quanto conterrebbe anche “disposizioni già note, come il primo addebito del canone Rai nella bolletta dell’energia elettrica di luglio o quella relativa all’autocertificazione da presentare per chi non possiede il televisore, il cui termine ultimo è già scaduto lo scorso 16 maggio”. Dunque, a detta di Altroconsumo siamo di fronte ad un decreto “che presenta numerose incongruenze, quindi, uscito dopo mesi di ritardi, a ridosso della bolletta di luglio, con ulteriori rinvii a nuovi provvedimenti su aspetti essenziali per i consumatori, quale quello dei rimborsi per gli addebiti inesatti” , e, di conseguenza, data la mancanza di indicazioni chiare a cui i consumatori possano fare riferimento “ci sono tutte le premesse perché si verifichino errori negli addebiti”.
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