Bidello stupratore arrestato a Ragusa

Un bidello italiano, di 53 anni, è stato arrestato a Ragusa per aver abusato di una minorenne migrante, da pochi mesi in Sicilia. All’uomo vengono contestati i reati di violenza sessuale su minore e induzione alla prostituzione. Le indagini dei sono partite su segnalazione di un’educatrice di un centro per minori non accompagnati che aveva notato un radicale cambiamento nei comportamenti della giovane 16enne. La ragazza infatti, entusiasta di andare a scuola nei primi mesi in Italia, ora si rifiutava di entrare nell’istituto e di seguire le lezioni.

Gli investigatori, individuato l’uomo segnalato dalla ragazza, hanno piazzato delle telecamere nascoste nel piano in cui il bidello era responsabile della sicurezza e ne hanno potuto osservare i comportamenti. Da quanto denunciato dalla ragazza e dalle compagne, il bidello le offriva denaro in cambio di prestazioni sessuali o una semplice gomma da masticare per seguirlo in un luogo appartato della scuola. Da quanto emerso dalle registrazioni audio, il bidello bidello violenta minorecercava di convincere la giovane di volerla sposare e di essere il suo futuro marito. La squadra mobile di Ragusa lo ha ammanettato poco dopo un nuovo tentativo di abuso, proprio all’interno della scuola. Nei bagni, infatti, stava tentando di spogliare la ragazza e abusare di lei mettendole una mano sulla bocca. Lei – secondo il racconto della ragazza – cercava di divincolarsi ma lui continuava. I locali della scuola sono ora sotto sequestro per ulteriori accertamenti, come anche il computer, i telefoni e altri supporti informatici trovati nella casa del bidello dopo l’arresto.

La questione dei minori migranti non accompagnati che arrivano in Italia è la parte più delicata della tragedia migratoria che stiamo vivendo. A tutto il 2015 erano 5mila i bambini non accompagnati scomparsi in Italia, 10mila in tutta Europa. Bambini che vengono messi sui barconi per raggiungere i genitori o nella loro attesa che poi arrivano in Italia e semplicemente scompaiono nelle maglie dei centri d’accoglienza o della criminalità organizzata che ne fa corrieri per la droga, schiavi sessuali o peggio.

Twitter: @g_gezzi

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