Al Teatro Eliseo Sogno in una notte d’estate
TEATRO ELISEO
19 novembre | 24 novembre 2013
Sogno in una notte d’estate
produzione Teatro della Tosse di Emanuele Conte e Elisa D’Andrea
un testo di Emanuele Conte e Elisa D’Andrea
da William Shakespeare
regia Emanuele Conte
assistente alla regia Yuri D’Agostino
scene Emanuele Conte e Luigi Ferrando
costumi Bruno Cereseto
luci Tiziano Scali
canzoni Viviana Strambelli
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse
con Enrico Campanati, Linda Caridi, Bruno Cereseto, Sara Cianfriglia, Yuri D’agostino, Pietro Fabbri, Giulia Galiani, Mauro Lamantia, Marco Lubrano, Gianmaria Martini, Dario Sansalone, Viviana Strambelli
Sarà in scena al Teatro Eliseo dal 19 al 24 novembre 2013 lo spettacolo Sogno in una notte d’estate, (produzione Teatro della Tosse di Emanuele Conte e Elisa D’Andrea) da William Shakespeare regia Emanuele Conte, con Enrico Campanati, Linda Caridi, Bruno Cereseto, Sara Cianfriglia, Yuri D’agostino, Pietro Fabbri, Giulia Galiani, Mauro Lamantia, Marco Lubrano, Gianmaria Martini, Dario Sansalone, Viviana Strambelli
Una scena onirica, cupa, fatta di terra, sovrastata da una ragnatela in cui i nostri personaggi sono rimasti incastrati. In incubo ambientato in un bosco magico, in cui le pulsioni adolescenziali fanno da protagoniste.
Il testo di Shakespeare è stato riscritto da Emanuele Conte e Elisa D’Andrea (autrice di La regola del gioco), che pur mantenendo inalterata trama e personaggi hanno ridisegnato le atmosfere puntando decisamente su una personale e originale lettura.
IL SOGNO DI SHAKESPEARE
Il Sogno di Shakespeare è un testo che contiene al suo interno molti piani di lettura e analizza aspetti comuni all’uomo di ogni epoca.
Scritto intorno al 1590 descriveva e si prendeva gioco dei costumi e delle tradizioni del tempo, contrapponendo letteratura classica e fiabe della tradizione del Nord.
Una commedia che analizza e mette in scena il tema del “passaggio” attraverso le intricate vicende dei suoi protagonisti. La collocazione temporale della vicenda non è casuale ma nel diverso conteggio delle stagioni adottato nell’Inghilterra shakesperiana la “mezza estate” del titolo andava a coincidere con il solstizio d’estate, la Notte di San Giovanni. Una data simbolica che ha sempre rappresentato un passaggio e che nel corso del tempo è stata festeggiata con rituali pagani legati al fuoco, alla semina e al cambiamento, assimilati successivamente anche dalle tradizioni cristiane.
IL SOGNO DI CONTE
In questa versione del Sogno è il tema della sessualità che viene messo in evidenza, esaminando le pulsioni tipiche della gioventù che comprendono sia la sfera fisica sia quella sentimentale.
Le vicende dei giovani amanti nel corso della rappresentazione si aggrovigliano in una matassa difficile da districare, che alimenta la tensione erotica tra Lisandro, Elena, Ermia e Demetrio.
La storia si svolge tra le ombre del bosco e la luce della reggia di Teseo. Nel bosco tutto è concesso e i ragazzi, ma anche i sovrani delle fate, possono dare libero sfogo alle loro pulsioni attraverso i turbamenti e le confusioni tipiche della gioventù.
La luce della reggia di Teseo rappresenta invece il simbolico accesso alla maturità che rende più miti questi impulsi. Nel finale i giovani amanti, che assistono alla rappresentazione messa in scena dagli artigiani, hanno un atteggiamento di divertito distacco da quelle vicende che infondo raccontano loro stessi.
Questo è riconducibile al fatto, che i personaggi principali con il matrimonio hanno varcato il confine che demarca la gioventù dalla maturità. Le pulsioni restano relegate a quel periodo della vita e quindi nella sfera delle esperienze di vita passata.
La scelta di mettere in scena proprio la tragedia di Piramo e Tisbe non è casuale, Shakespeare si diverte a giocare con pubblico e personaggi calando tutti in una dimensione di rimandi tipica del teatro nel teatro. La vicenda di Piramo e Tisbe è anche alla base di Romeo e Giulietta e in questa nuova versione del Sogno gli autori citano apertamente la famosa tragedia del Bardo, sovrapponendo il tragico finale scritto da Shakespeare per gli amanti di Verona a quello della commedia classica.
Nel Sogno ogni aspetto dell’intimità è messo in risalto, anticipando di fatto studi sulla sessualità di inizio novecento, che hanno sancito la nascita della psicanalisi. Nel Sogno si mettono al centro temi come la libido, immaturità sessuale, omosessualità e sublimazione.
LA SCENOGRAFIA
La scena di Luigi Ferrando e Emanuele Conte punta decisamente sull’ambientazione del bosco scoprendo i lati oscuri di una foresta notturna rigurgitante di creature ambigue e mostruose, restituendo allo spettatore le stesse suggestive emozioni che regalano le grandi fiabe del passato.
L’atmosfera oscura del bosco è rafforzata da una grande ragnatela che sovrasta il palco sotto la quale gli attori si troveranno a recitare. L’uso delle luci e dei suoni amplifica la dimensione magica e misteriosa della vicenda
Un ruolo importante lo ricoprono i costumi realizzati da Bruno Cereseto in puro stile gotico, che anche grazie all’uso di materiali come cuoio, metallo, plastica riescono ad evitare sia l’effetto deja vu dei costumi storici sia le più comuni attualizzazioni ormai troppo viste. Infine le canzoni cantate da Viviana Strambelli, che si inseriscono perfettamente in questa atmosfera.
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