Gomorra 2, le “pagelle delinquenti” della 2×07 e 2×08
Gomorra 2 torna con gli episodi 2×07 e 2×08. Grandi sconvolgimenti in seno all’Alleanza. Lo scacchiere di Secondigliano subisce ulteriori trasformazioni. Non i soliti regolamenti di conti a cui siamo abituati ma forte in queste due puntate è la componente empatica, la lotta tra il bene e il male che scivola lungo la spina dorsale di tutti i personaggi di Gomorra. Noi torniamo con le nostre #pagelledelinquenti, con il solito black humor, per raccontarvi i nuovi episodi e dare i nostri implacabili voti. Come sempre, interagite, fateci sapere se siete d’accordo e cosa ne pensante!
[SPOILER ALERT]
Ciro Di Marzio: È il padrone di casa e continua a muoversi come tale, è colui che ha portato la democrazia a Secondigliano, lo statista, il gran giocatore. Lo vediamo scorrere lungo due binari: quello del boss e quello dell’uomo. Da boss fa la sua parte e vendica l’uccisione de O’ Nano, ne estorce la sepoltura, viola la tomba di due poveracci che stavano sepolti lì dal 38’ ma lo fa con la solita nonchalance, tipica di chi non deve chiedere mai. Insomma, da boss, Ciro è il solito segugio che annusa, segue le piste, placa gli animi e non si concede mai colpi di testa, fino ad arrivare alla punta dell’iceberg, Pietro Savastano, e anche lì non sceglie vendetta e vanità, ma l’Alleanza, quella che sa essere l’unica risposta possibile nella guerra contro Don Pietro. Da uomo, Ciro fa la figura del sorcio. Non discutiamo il rapporto con la figlia Maria Teresa, alla quale è molto legato nonostante le proponga attività extra-scolastiche decisamente particolari. Il dopo scuola di Maria Teresa consiste nel: colorare in faccia a un Camorrista che chiede la testa di qualcuno, partecipare a funerali di presunti zii morti ammazzati, scegliere le foto dei funerali di tali presunti zii (scartando quelle senza faccia ammaccata.) Un’infanzia felice quella di Maria Teresa, avvolta da mobili barocchi, tombe di statue d’angeli vendicatori. Ma veniamo al rapporto Ciro – O’ Nano, due piccoli camorristi cresciuti sin da piccoli nei quartieri dello spaccio: a loro la notifica dei ricordi su Facebook non arriva tutte le mattine perché loro le proprie rimembranze le rivivono direttamente al camposanto («Te o’ ricuordi O’ Bombolone, che personaggio!»). Un legame fraterno creatosi con anni e anni di tumulazioni, sparatorie e omicidi. L’amico vero è così, è quello che se gli dici: “Ho ucciso un uomo” ti risponde “ Bene, allora che facciamo?”. O’ Nano era questo per Ciro, infatti è lui che si occuperà di dirigerne il funerale nei minimi dettagli, di trovare la talpa nei Savastano per torturarla e farla cantare. Ciro a O’Nano gli voleva bene assai e così lo difende, lo copre, lo manda via per proteggerlo, lo cazzia quando perde la testa contro O’Principe. Due cuori e una capanna, anzi no: due cuori e due sepolcri.
Voto: 9 Risolutivo
Rosario O’Nano: Una testa calda, il migliore amico di Ciro, colui che lo ha sempre protetto ma che ha scelto il momento sbagliato per ribellarsi. È il primo ad accorgersi del tradimento de O’Principe, dell’aria che sta cambiando a Secondigliano e questo gli costerà la vita. Anche lui padre amorevole. C’è da dire che Teresa, la moglie, è molto più controllata de la pora Debbora, se la pija un po’ più a ride anche quando la spediscono in vacanza vigilata con la figlia e lei, per smorzare i toni, propone a la criàtura un bagno in mare a dicembre («Mamma ma non sarà un po’ fredda l’acqua», «Ma che ti frega cara, è tanto che non c’hanno ancora sparato in bocca, figlia mia, che vuoi che ti fa un po’ di polmonite!»). Ma torniamo a lui, O’ Nano: la prima cosa che salta all’occhio è che non è pratico con i castelli di sabbia; la seconda è che è un ottimo Jackie Chan e infatti, davanti a quel tavolo da biliardo, pija la stecca e uccide a sangue freddo il tipo che non può far altro che spirare allegramente; la terza è che, come Ciro, le migliori notizie le dà a tavola quando alla moglie racconta l’omicidio della pora Debbora. Della serie: se questi te portano a pranzo o a cena fori, du domande fattele. La quarta, è che, cocciuto come un somaro, a parte la “nenia” “fràtemu, fràte, fràito” che mena per tutta la puntata, a parte che c’arriva solo due minuti dopo la fine a capì che o’ fràte soja ha ammazzato la moglie e quindi non è proprio affidabilissimo, la cosa sconvolgente è che non se sa fa’ l’affaracci sua. É l’unico camorrista della storia dell’umanità incapace de fasse l’affari sua. Piazza un casino co’ sta storia de O’ Principe inaudito e non gli giova manco averle prese davanti a tutta a’ piazza soja, niente eh! Diciamo che se Ciro è la mente, lui era il braccio, ma se avesse giocato un po’ più di fino forse la vita se la sarebbe salvata.
Voto: 7.5 Leale
Gabriele O’ Principe: In un’altra vita c’avrebbe avuto la tessera del WWF, in questa se compra ‘na pantera e se la mette dentro casa per fare contenta la fidanzata (per lui un mazzo di rose era banale). Più che sul fatto che era (bon’anima) una carta di Genny Savastano, io mi soffermerei ancora sul suo rapporto con la pantera: questo bisogno di legare una pantera vera sul balcone potrebbe derivare dalla mancanza di latte materno? Freud ci penserebbe su. Per il resto, O’Principe è una figura affascinante, tecnica, diplomatica, furba, persino romantica nelle sue stramberie; d’altra parte se si fa ammazzà è perché deve dà da mangià alla pantera in un momento di depressione, data la fidanzata dispersa. Romantico anche nel dono del braccialetto di coccodrillo al bambino, con tutta la storiella sui super poteri, così improvvisandosi Babbo Natale di quartiere. Come già accennato, verrà ucciso da Pietro Savastano per creare scompiglio nell’Alleanza. Di lui ci rimane l’ottimo gusto per ogni tipo di carrozzeria, il fascino per l’esotico e la riluttanza a sporcarsi le mani. Era comunque un bel personaggio.
Voto: 8 Fiabesco
Pietro Savastano: Lui ODIA TUTTI e giustamente di fronte alla possibilità di risparmiare o meno qualcuno dopo mesi di reclusione, in piena astinenza da omicidio sbotta «cu se ‘nne fùtte che chistu è nà carta ‘e Genny! Io sparoooo!». Ha un piccolo screzio con Patrizia perché giustamente lui la tratta a pesci in faccia, poi si stupisce che quella si è offesa, ma ha tuttavia l’umiltà di riconoscerlo e la mette a parte del suo piano bellico. Quella Patrizia aveva provato solo a dissuaderlo, ma Don Pietro è così e non sente ragioni. Per il resto sta sempre nella tana del topo, con la porta automatica e Padre Pio attaccato, continuando a maturare vendetta ed a pianificare mosse. Ha gettato l’amo uccidendo prima O’Principe, poi O’Nano e ha ottenuto discreti risultati, peccato che ora Ciro sa chi è stato quindi la partita è ancora tutta da scrivere.
Voto: 8.5 Coerente
Patrizia Santoro: “sentinelleggia” tutto il dì, l’ambasciatrice di Don Pietro, che leggiadro scorrazza tra i vicoli di Secondigliano in cerca di notizie… E lo fa con piacere, eh! Gliela si legge in faccia la contentezza, la gioia, il gaudio! Don Pietro però si ostina a smorzare cotanta allegria e, come il Puffo Brontolone (lato camorrista a parte), ogni frustrazione, ogni sguardo brutto brutto, ogni paturnia la riversa su Patrizia. Lei giustamente si rigira per poi capire che era tutta ‘na questione di stress.
Voto: 6,5 Leoncina
O’ Mulatto: amico fraterno de O’Principe, ne cercherà vendetta dopo la morte. Gli dedichiamo una voce a parte solo per la scena del solarium, quando tira su la lampada che manco Matrix. Decisamente memorabile.
Voto: 7 Alla lampada
Genny Savastano, Scianel e Malammore: si vedono pochissimo, il primo dentro a un parcheggio, la seconda in due scene in cui si tiene defilata e l’ultimo solo nel rapporto con Patrizia dove la esorta a scappare. Non pervenuti, insomma.
Voto: NC
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