Tutti per la Grecia, la Grecia per tutti: regolamenti Ue
Il premier Antonis Samaras ha affermato che il confronto con la troika è un semplice negoziato e non una guerra. Eppure le cose non sono iniziate nel migliore dei modi: un manifestante, in seguito arrestato dalla polizia, ha lanciato delle monete contro il rappresentante del Fondo Monetario.
Partiamo dal presupposto che troika non è una parolaccia, ma un termine che sta a indicare un triumvirato, in questo caso la riunione di Ue, Bce e Fmi. Il risultato? Un emendamento del governo, in via di approvazione da parte del Parlamento di Atene, il quale prevede dai sei mesi ai due anni di reclusione per chi non rispetti i regolamenti comunitari. Ebbene sì, qualsiasi regolamento comunitario, a partire dalla produzione di zucchini troppo lunghi. Può sembrare un’esagerazione, ma evidentemente è quel che ci vuole per rispristinare il sereno in un Paese distrutto dalla crisi. Non bisogna dimenticare che Atene è entrata nel tunnel della deflazione, il che significa essere costretti a calare i prezzi e rinviare gli acquisti. Se la Grecia sia solo un precursore del destino di tanti altri Paesi sotto il dominio dell’euro se lo sono chiesto in tanti. Tuttavia, si è sempre parlato di una “situazione particolare” in relazione alla Grecia e l’Ue non prevede altri casi di deflazione.
Il comma a) dell’art. 458, emendato lo scorso 24 ottobre, recita precisamente: «Ogni persona che viola intenzionalmente le sanzioni o le misure restrittive nei confronti membri o di entità o organismi o persone fisiche o giuridiche, o le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o di regolamento Ue è punibile con la reclusione per almeno sei mesi, salvo altra disposizione contenuta in più pesante pena». A sollevare immediatamente un’opposizione parlamentare all’emendamento sono stati i comunisti del Kke e i nazionalisti degli Indipendenti. Se si segue la vicenda con poca attenzione, potrebbe sembrare che si tratti di condannare atteggiamenti contro l’Europeismo per i comodi di chi l’Europa la comanda; si è parlato a tale proposito di “criminalizzazione del diritto internazionale”, “legge-manette”, “governo delle larghe intese con la troika”, ma si tratta di una visione superficiale della cosa. L’Europa ha il compito di fare in modo che i Paesi che fanno parte di essa stessa esplichino al massimo le loro potenzialità politiche e sociali, poiché se anche un solo Paese “sta male” ne risentirebbe tutta l’Unione. È facile gridare allo scandalo, soprattutto oggi che il popolo dell’Ue risulta insoddisfatto ed incerto, pronto a prendersela con il primo capro espiatorio che trova. Ma bisogna guardare in faccia alla realtà: la Grecia è in uno stato di caos da ormai troppo tempo. Si, proprio Lei, la culla della civiltà, la patria dei grandi, questa volta non può farcela da sola. Ovviamente il popolo greco non sta vivendo una situazione facile e nessuno può comprenderlo meglio di noi italiani.
Nel frattempo, la candidatura di Alexis Tsipras, numero uno delle sinistre radicali del Syriza, da parte del Pse, a presidente del Parlamento europeo fa pensare ad un tentativo di allontanare il leader anti troika da Atene, spedendolo dritto dritto a Bruxelles.
Se l’Unione avrà torto o ragione lo scopriremo solo con il tempo, nella speranza che il popolo greco non dia sfogo ai dilaganti sentimenti di anti europeismo, percependo questi regolamenti come delle pressioni insostenibili.