Crisi in Venezuela: Maduro sempre più isolato
È crisi in Venezuela. Dopo il disgelo a Cuba – che ne ha segnato contestualmente un progressivo isolamento -; la vittoria del neoliberista Macrì in Argentina e la destituzione di Dilma Roussef in seguito a un processo di impeachment dalle tinte assolutamente torbide, il Venezuela sembra stretto da una morsa micidiale che falcia tutti i governi socialisti e punta al cuore del bolivarismo latinoamericano.
Tutto sta avvenendo in modo così preciso che la crisi in Venezuela sembra fatta apposta. Dopo decenni, proprio in uno dei momenti di maggiore espansione e attrattiva del campo socialista in America Latina (che arriva a coinvolgere, seppur in modo blando, paesi come il Cile), l’isola di Cuba entra in uno stato vegetativo senza precedenti, e il governo degli Stati Uniti avvia con i Castro un processo di disgelo nello stesso momento in cui promuove sanzioni grottesche – ma assolutamente drammatiche – contro il Venezuela che, tolta Cuba dalla scena, resta il più agguerrito sostenitore dei rapporti Sud-sud per uno sviluppo democratico e libero dell’America Latina.
Il caso di Macrì e dell’Argentina avrebbe anche potuto essere un episodio isolato, ma il gioco delle destre, lautamente innaffiate di fondi, uomini e strategie da interessi privati e internazionali, ha saputo mettere in moto una raffinata macchina tritasassi che ha approfittato di debolezze interne e fattori di crisi sistemici per aggredire in modo violento i governi estranei al neoliberismo e alla sudditanza nei confronti del Fondo Monetario Internazionale. Se stessimo giocando a scacchi, abbattere il Brasile sarebbe come far fuori la regina e rendere vulnerabile il Re.
Perché se politicamente il Venezuela è il centro, la testa del cammino socialista in Sudamerica, economicamente, per quel cammino, il Brasile è un perno fondamentale. Aggiunta la grana dell’infelice processo subito da Dilma Roussef, il Venezuela non ha, per uscire dalla crisi, che la possibilità di contare sulle sue sole forze. E probabilmente non basteranno, perché combatte contro alleanze nascoste e silenziose molto più forti.
Dopo aver perso le elezioni legislative, il Chavismo trova rifugio solo nel Presidente della Repubblica (che in Venezuela mantiene il potere esecutivo) e ha cominciato un fuoco tra barricate con il parlamento, retto dalla maggioranza di destra della Mud. Obiettivo centrale della coalizione di destra è far fuori Nicolas Maduro, che oltre a fronteggiare una crisi sociale senza precedenti – acuita e alimentata dal (causale pure questo?) crollo del prezzo del petrolio che rappresenta il nerbo dell’economia venezuelana – deve rispondere ai continui tentativi di destabilizzazione orchestrati dalle opposizioni.
Il dardo per centrare il bersaglio, le destre, lo colgono dalla costituzione bolivariana, e cioè il referendum revocatorio possibile per tutte le cariche elette. Un iter non a caso complesso, che le opposizioni vorrebbero accellerato a uno schiocco di dita (perché non ottenerlo con un assalto paramilitare alla sede del governo a questo punto?) e perciò scendono in piazza minando di continuo l’ordine pubblico.
Mentre dall’Europa e dall’Italia le notizie sullo stato d’emergenza in Venezuela si fanno sempre più drammatiche e concordi nel certificare la crisi in Venezuela e il fallimento del Paese auspicando l’intervento messianico da parte della destra, il Presidente Maduro, in una conferenza stampa internazionale, ha usato parole gravi per condannare l’assedio che soffre il suo governo e il ruolo dei grandi media nella costruzione di un “format” preciso della crisi destinato a far passare in sordina o giustificare eventuali tentativi di golpe.
Per uscire da questa crisi sociale e politica – che rischia di degenerare in guerra di Resistenza – il Venezuela e il chavismo dovranno distinguersi in una prova di sé che non hanno mai affrontato, in nome di principi, valori e ideali antichi, ma da declinare assolutamente ed efficacemente al presente. La posta in gioco è alta, ed è il destino di tutti i popoli dell’America Latina per gli anni e forse i decenni che verranno.
Crisi in Venezuela
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