Addio a Lino Toffolo, l’attore con la “vocazione di menestrello”

“Un ideologo, un filosofo senza rendersene conto, era tipo un Benigni di allora”. Con queste parole Enzo Jannacci definiva Lino Toffolo in un’intervista di qualche anno fa. Cantautore, attore, cabarettista, Lino Toffolo si è spento, stroncato da un infarto, la notte tra il 17 e 18 maggio 2016 all’età di 81 anni.

Nato a Murano nel 1934, aveva fatto il suo esordio all’inizio degli anni ’60 al Derby di Milano accanto a personaggi come  Bruno Lauzi, Franco Nebbia, Enzo Jannacci Lino Toffoloed in seguito Cochi e Renato, Felice Andreasi e poi in Rai dove lo volle Giorgio Gaber a fare l’ “imbriago”. Soltanto qualche anno dopo, precisamente nel 1968, comincia la sua carriera cinematografica accanto alla sceneggiatrice e regista Lina Wertmüller (al secolo Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich) in Chimera, con Mario Monicelli in Brancaleone alle crociate (1970) , ancora in Telefoni bianchi di Dino Risi e in Yuppi Du di Adriano Celentano, dove Toffolo interpreta Nane, un paesano pieno di figli a cui provvedere. Ma Lino Toffolo era un artista poliedrico e non si fermò soltanto alla recitazione: sul finire degli anni ’70 approda alla musica, nello specifico come cantante. Sono gli anni di Johnny il bassotto, canzone per i bambini scritta da Bruno Lauzi e Pippo Caruso e interpretata da Toffolo, per lo spot della marmellata Santa Rosa: “Chi ha mangiato la marmellata? Eh? Chi sarà?”; La tartaruga sempre a firma Lauzi-Caruso; nel 1984 incide una reinterpretazione in italiano di Zuppa romana dei Schrott nach 8, intitolandola Pasta e fagioli, ottenendo un nuovo esito favorevole. Un altro successo è rappresentato da Ah, lavorare è bello che, con un taglio decisamente ironico, racconta la durezza del lavoro manuale. Il brano fu presentato in varie occasioni durante la trasmissione televisiva È domenica, ma senza impegno. Lino Toffolo è anche attore teatrale e porta in scena testi di Goldoni, è protagonista in Sior Toni Bellagrazia (1965) e nel prologo de La moscheta (1998) di Ruzante con la regia di De Bosio, e inoltre scrive commedie come Gelati caldi e Fisimat. In modo del tutto casuale, nel 2011 ritorna sul set cinematografico, quello de Il giorno in più di Fabio Volo. E’ lo stesso Toffolo a raccontare la vicenda: “Stavo andando in Francia, ho avuto problemi con l’auto, e mi hanno detto ‘visto che sei qui perché non reciti questa parte?”.

Non solo attore, non solo cantautore, Lino Toffolo era un attento osservatore della cronaca e dei costumi contemporanei. In un post su Facebook dello scorso 9 maggio è possibile leggere la sua riflessione circa la moda dei giovani di fotografarsi sdraiati sui binari: “Ragazzi e ragazzini, scusatemi! Non è solo perché sono invidioso della vostra età! Ma sdraiarsi sui binari per farsi un selfie un attimo prima che passi il treno non è “coraggio”, ma “mona pura”, da 24 carati! Vi auguro che il vostro angelo custode non si stufi e sia sempre pronto a salvarvi! (L’ho fatto anch’io andare a letto stanco morto!) Ma neanche si può contare su di Lui all’infinito! Scusatemi ancora, e ricordatevi anche dei vostri genitori!”.

A raccontare le ultime ore di vita di Lino Toffolo, è stata la figlia Anna. Era stato ricoverato in un ospedale di Venezia per la frattura di un braccio in seguito a una caduta. Tornato a casa ha avuto la possibilità di dire addio alla moglie Carla e ai suoi tre figli Paolo, Luisa e Anna, prima che i suoi problemi cardiaci lo portassero via per sempre. E noi vogliamo salutarlo così, con le parole che si leggono nella sua biografia sul suo sito ufficiale: “Checchè se ne pensi dalla lettura di questa biografia è attualmente vivo e vegeto, ed intende evitare per quanto possibile di abbandonare a breve questa valle di lacrime…”.

 

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