Europa League al Siviglia. E fanno tre
Questo il verdetto del Sankt Jakob Park di Basilea: il Siviglia batte 3-1 il Liverpool aggiudicandosi l’Europa League per il terzo anno consecutivo e per la quinta volta nella sua storia, incrementando ulteriormente il proprio palmaresse che, già prima della finale di ieri, era il più ricco della manifestazione continentale. Il Liverpool invece manca il possibile aggancio dall’alto dei suoi tre trofei alzati al cielo nel ’73, nel ’76 e nel 2001, quando ancora la competizione si chiamava Coppa Uefa. Insomma i numeri delle due squadre che ieri si sono affrontate nella finale rappresentano la noblesse della manifestazione (insieme a Juve e Inter). A rispecchiare il livello delle contendenti e della loro storia c’è stata la partita: veemente, emozionante, giocata a viso aperto, senza tatticismi, che a volte rendono queste genere di incontri una gara a chi sbaglia meno, e caratterizzata dall’alternarsi del dominio delle due squadre nelle due frazioni di gioco.
Il primo tempo vede il Liverpool partire a spron battuto soprattutto dal punto di vista dell’intensità di gioco con cui è riuscito a mettere in difficoltà un Siviglia, comunque, mai remissivo. Gli andalusi sono riusciti a concludere una sola volta in porta con Gameiro con una pregevole rovesciata che sfiora il palo alla destra di Mignolet, mentre sono gli inglesi ad avere più palle gol, un paio delle quali molto nitide. Poi vanno a segno con un bellissimo gol di Sturridge e soprattutto costringono, per ben due volte, i difensori del Siviglia a commettere fallo di mano in area di rigore ma la terna arbitrale, cui qualche buon tempone avrà di certo messo dei narcotici nel cibo, non se ne è sconcertantemente accorta. Alla fine del primo tempo, dunque, era già netta la sensazione che, nonostante il vantaggio e il dominio in campo del Liverpool, Eriksson e soci avrebbero finito col condizionare il match.
E alla fine va proprio così. Nella ripresa, pronti via e dopo 22 secondi il Siviglia pareggia con Gameiro. Gli inglesi in campo e sugli spalti sembrano subire il colp. Nonostante ciò, il Liverpool si getta in avanti ma lo fa senza sbocchi e soprattutto lasciando al Siviglia la possibilità di giocare in contropiede e la partita cambia. Gli spagnoli rischiano di raddoppiare con Gameiro, poi il raddoppio arriva sul serio con Coke al ’64 e sempre con lo stesso al ’70 arriva il terzo: la mazzata finale e la pietra tombale sulle speranze dei Reds. Gli inglesi si sono spenti apparentemente dopo il primo gol degli iberici, forse anche per la stanchezza dovuta al dispendio di energie della prima frazione di gioco, ma la sensazione è stata quella di una maggiore calma degli spagnoli nell’affrontare i momenti difficili, rimanendo compatti e senza perdere la testa anche quando, nel primo tempo, le cose giravano proprio male. Nello sport chi vince lo fa con merito, punto e basta, e ogni partita è una storia a sé stante che non necessariamente ci deve insegnare qualcosa. È divertente per questo, ma se la persona che in campo dovrebbe essere una presenza neutra cioè l’arbitro, colui che sta là solo per far rispettare le regole, diventa protagonista dello show, allora il meccanismo cigola un po’: mbè, ieri, il signor Eriksson è stato di gran lunga il peggiore in campo.