Italiani, popolo di poeti, santi… e inventori (da strapazzo)
Ma dov’è finito l’estro degli italiani? Noi grandi inventori, grandi poeti e grandi artisti per antonomasia, figli di Leonardo Da Vinci e di Dante, ci siamo ridotti a riempire l’ Ufficio brevetti di proposte improbabili che non vedranno mai la luce.
L’Italia è l’ottavo Stato al mondo per numero di brevetti, eppure a sentir parlare di un’amaca che si appende ad un solo albero, dispositivi che prevedono le cadute degli anziani, di una valigia che si trasforma in sedia e di tacco antirottura per scarpe da signora, ci verrebbe proprio da dire: “italiani inventori da strapazzo!”
“Sono calati l’orgoglio e la fiducia nazionali. Il Paese è depresso e gli investitori, nonostante abbiano le tasche piene, hanno le braccia corte” – queste le motivazioni addotte da Elserino Piol, l’uomo che sta dietro le più grandi innovazioni tecnologiche applicate al business italiano. A quanto pare le domande depositate quest’anno sono più di seimila, ma il numero di brevetti messi poi in commercio è circa uno su cento. Davvero un peccato! E noi che speravamo di poter finalmente reperire l’acqua di mare utilizzabile in cucina, il quaderno che agevola la scrittura per gli ipovedenti e la promettente bevanda analcolica o alcolica a base di olive. Della miracolosa bevanda ne ha chiarito l’utilità proprio l’uomo che l’ha messa a punto e presentata, il commerciante Domenico Tricarico: ” L’olio contiene antiossidanti naturali, ma non possiamo berne più di un cucchiaino al giorno”. Allora ha pensato bene di recuperare il succo delle olive, che di solito viene gettato ma che è ricco di principi attivi, e ne ha ricavato uno sciroppo e un amaro. “In paese, però, nessuno vuole investire. D’altronde, ha successo solo chi ha abbastanza soldi per fare da solo”.
A far planare un po’ più vicino al suolo i voli pindarici delle fantasie nostrane, ci pensano almeno le Università. Nell‘Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa, infatti, stanno mettendo a punto una futuristica tecnologia che renderà i tablet “trisensoriali”. Questo significa che oltre ai suoni e alle immagini, avremo la possibilità di ricevere sensazioni tattili. Questi sistemi, messi a punto nel pisano, pare facciano gola perfino a quelli della Silicon Valley. Apple e Samsung infatti, si sono dichiarate interessatissime al progetto. “Lavoriamo su richiesta delle imprese” – hanno chiarito alla Sant’Anna – “oppure concediamo loro una nostra invenzione in licenza, o creiamo noi delle start-up. Il segreto per il successo, però, è sempre lo stesso: non pensare a come sarà il domani, bensì a come sarà il futuro tra 10 o 15 anni”.