Pizzarotti Gate: guerra nel Movimento 5 Stelle
Andrebbe chiamato Pizzarotti Gate quello che ha travolto il sindaco di Parma, che si è visto consegnare un avviso di garanzia dalla procura di Parma e una mail di sospensione dal Movimento 5 Stelle. Settimana dura per Pizzarotti che, pur barcollando, continua a capitalizzare politicamente l’attenzione mediatica su di sé.
L’espulsione di Federico Pizzarotti non è un fulmine a ciel sereno, gli attriti tra il “primo dei primi” cittadini a cinque stelle e i “piani alti” di M5S sono sempre stati noti e sotto gli occhi di tutti; sin da quando il sindaco parmigiano criticò la linea di partito, la totale chiusura verso il Partito Democratico. Seguirono gli attacchi alla gerarchia, al web, alla mancanza di trasparenza e la difesa degli espulsi/epurati di cui Federico Pizzarotti si è sempre fatto sponsor principale. Così Davide Casaleggio appena salito al “trono” decide di assumere una decisione drastica: cacciare il sindaco di Parma, quel simbolo della primavera a cinque stelle con la testa un po’ troppo calda e la lingua un po’ troppo lunga. I motivi degli attriti come si è detto sono molteplici e passano innanzitutto dai media ma culminano in un avviso di garanzia destinato al sindaco per abuso d’ufficio. La comunicazione della sospensione perciò arriva via mail, con un preavviso di cinque minuti a Pizzarotti e una replica in bianco che alimenta le tensioni.
Le ore successive sono un crescendo di botta e risposta, di attacchi che aprono ad una mediazione tra chi vuole la defenestrazione di Pizzarotti e chi opterebbe per una maggiore cautela da clima elettorale. Inutile dire che la reazione di Federico Pizzarotti sarà tutt’altro che sommessa e in netto contrasto con il Direttorio: «Si è perso il senso del limite nell’accusare chiunque, a forza di gridare al lupo al lupo poi si rischia che la gente non ti creda più o che lo rivolga a te», e continua: «Penso che qualcuno non abbia fatto il bene del movimento. Penso a Di Maio, che è responsabile dei Comuni e in un anno non ha mai fissato un incontro con i sindaci. Spero in un ripensamento». Il clima si surriscalderà poi con la decisione del sindaco di pubblicare su Facebook la corrispondenza privata tra lui e Luigi Di Maio. A quel punto il Movimento si divide tra falchi e colombe, detrattori e difensori e con esso la stessa base elettorale.
Insomma un clima di fuoco nel Movimento 5 Stelle, ormai noto alle cronache per i dissapori spesso venutisi a creare attorno al ferreo regolamento e alla discutibile disciplina delle espulsioni. Intanto Pizzarotti si sta muovendo per fermare il provvedimento di espulsione dei vertici dopo la sua iscrizione al registro degli indagati per le nomine al Teatro Regio di Parma: «Confermo che stiamo lavorando sulle controdeduzioni. Lo avete già visto nel post che ho pubblicato ieri su Facebook: abbiamo già fatto delle prime considerazioni su questo argomento». Non lasciano tuttavia ben sperare le ultime dichiarazioni di Luigi Di Maio, sulla vicenda: «Chi non rispetta le regole non fa parte del M5S. Noi non siamo superiori, noi abbiamo delle regole e intendiamo rispettarle». Di certo la sfida del sindaco, nella sua richiesta di una assemblea streaming, non deve aver aiutato a distendere gli animi.
L’ennesima breccia mediatica dei Cinque Stelle, tra espulsioni e avvisi di garanzia, ci dimostra ancora una volta come la linea dura del Movimento venga perpetrata nei confronti dei suoi esponenti politici, e i cicloni degli ultimi mesi dal sindaco di Livorno Nogarin sino a quello di Parma Pizzarotti ne sono la dimostrazione. D’altra parte però il tema dell’opportunità politica è sempre stato un forte leit-motiv del Movimento 5 Stelle. La domanda però è: quanto il pugno di ferro rischia di indebolire i Cinque Stelle come forza di governo?
@FedericaGubinel