Lenny White e Letizia Gambi in “Blue Monday”
Era il 1974 quando un certo Frank Zappa rifletteva sul jazz in “Be-Bop Tango” affermando “jazz is not dead, it just smells funny“: oggi potremmo dire lo stesso perché fin quando si avranno artisti come Lenny White e Letizia Gambi il jazz non potrà morire. E beati coloro che sono riusciti a goderseli l’11 maggio presso lo studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica, in una tappa del tour Blue Monday.
Il titolo del tour riprende quello dell’album, frutto di una collaborazione durata circa due anni, che ha coinvolto peraltro grandi nomi del jazz: da Ron Carter a Pete Levin, da Gil Goldstein a Helen Sung, Donald Vega e Dave Stryker. Ma d’altronde per carpirne lo spessore basterebbe il nome dello stesso Lenny White, uno dei padri del fusion: batterista nonché produttore, vanta collaborazioni stratosferiche, come quella con un certo Miles Devis. Insomma, robetta!
Dopo Introducing Letizia Gambi, Blue Monday è il secondo album prodotto dallo stesso Lenny White e sembra derivare proprio dall’incontro di due culture, quella newyorkese di White e quella partenopea della Gambi, per cui si è dato alla luce qualcosa di nuovo in cui il classico sound jazz incontra la tradizione napoletana. Così ci sono brani originali come lo stesso “Blue Monday” o “Under the moon”, inserito questo nel cd “100%Frank” uscito in occasione del centenario della nascita di Frank Sinatra con il mensile Musica Jazz di Dicembre 2015. Non mancano poi le dediche ai mostri sacri della musica jazz, come George Gershwin con “I got the ritm“, Pino Daniele con “Appocundria” e Lelio Luttazzi con il brano “Perché domani”, scritto per Sophia Loren, di cui è stata fatta una doppia versione, in italiano e in inglese. Doppia versione anche per “E penso a te” e “Tu sì na cosa grande“, contenuti questi nel primo album: sì, ben congegnati, ma il riadattamento il lingua inglese sembra forzato: non si può levar loro l’italianità. Bellissimi invece gli arrangiamenti di Sweet Georgia Brown e di Que sera, sera.
Voce pulita, possente ma delicata quella di Letizia Gambi, che ben si modula sulle note jazz: una performance perfetta! Ad accompagnarla sul palco dell’Auditorium, oltre a Lenny White alla batteria, c’erano Roberto Tarenzi al pianoforte, Giovanna Famulari al violoncello, Dario Rosciglione al contrabbasso e Fabio Zeppetella alla chitarra.
Insomma la collaborazione tra White e Gambi sembra funzionare alla perfezione ed aprire nuove strade al jazz, un genere oggi troppo di nicchia e soprattutto sconosciuto alle nuove generazioni: ci si augura infatti che questo sia anche un modo per diffondere una cultura musicale che non può esser tale senza apprezzare musicisti come White.
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