Francia: la Nuit Debout si fa Global Debout
Global Debout. A distanza di un mese e mezzo dal 31 marzo, la Nuit Debout si trasforma in terremoto. Il capo del governo Valls annuncia il ricorso l’articolo liberticida 49.3* per votare in tempo la Loi Travail e trascina tutti verso il baratro. Mentre in Place de la Republique la protesta continua e si struttura, la classe politica si frantuma: la fronda socialista ostile al provvedimento si rafforza e viene tentata dalla Gauche che prepara una seconda mozione di censura dopo quella proposta dalla destra. Nuit Debout ha già raggiunto il risultato non scontato di dare fuoco alla polveriera e di mostrare che il Re è nudo. Dall’opposizione a una legge sul lavoro che in Italia è passata non solo sotto silenzio, ma con larghissimi ed ebeti sorrisi, la Francia si riscopre in grado di insorgere contro il colosso neoliberista per intero.
La giornata per rispondere è il 15 maggio, a cinque anni esatti di distanza dall’inizio del movimento spagnolo 15M (Indignados), momento in cui la Nuit Debout passa di livello, cresce e si fa internazionale: diventa Global Debout. Fossimo nel 1848 la chiamata suonerebbe veramente giacobina, o per noi garibaldina; qui si insorge per l’umanità! Da assembramento estemporaneo a piattaforma di raccolta della protesta a livello internazionale: sul sito nuitdebout.fr si raccolgono materiali, interventi, progetti, idee, audio, video, assembramenti, rendez-vous e appelli all’azione.
Come scrivevamo la settimana scorsa, Nuit Debout si è posta una domanda, che fare?, e comincia ad azzardare delle risposte. La prima, e molto importante, è stata realizzata a livello locale: convergenza e diffusione delle lotte. Fin da subito il movimento ha cercato di trascendere le classi sociali e di lavoro; la protesta non è stata rivendicata come la marcia dei precari, o degli intellettuali o dei giovani ma è subito stata diffusa agli operai, ai lavoratori in genere, a chiunque fosse in disaccordo non con la Loi Travail, ma con questo tipo, il tipo neoliberista, di impostazione del mondo e della società. Gli Universitari hanno scritto agli operai, i portuali hanno difeso gli studenti. La protesta è permeata subito a vari livelli.
Ma questo naturalmente non bastava e non basta nemmeno adesso. Giorno dopo giorno, grazie alla Resistenza e all’ostinazione, Nuit Debout perde il suo carattere eccezionale e ne assume uno strutturale, continuato. La parola d’ordine degli scorsi giorni è stata costituente. L’idea romantica di una nuova costituzione, più che per il suo realismo, colpisce per il potere evocativo: qui non si ha nessuna intenzione di passare come una giornata di primavera in inverno, ma di progettare l’alternativa per il domani. A questa esigenza di finalità interna, per rafforzarsi, Global Debout ha risposto con una programmaticità senza precedenti: non solo in piazza ma anche su nuitdebout.fr l’agenda è fittissima, la mappa delle città che insorgono sembra un pullulare di funghi, si respira davvero aria di cambiamento.
Dappertutto in Europa! Insorgiamo! È lo slogan che campeggia nella Homepage di Nuit Debout e non lascia adito a dubbi su quale sia la seconda risposta fondamentale: internazionalizzare la protesta. Consapevoli che o così o così, o si procede a una diffusione sovranazionale del conflitto o si ristagna in un circuito chiuso mortifero, la parola d’ordine è stata semplice: Global Debout. In Francia come dappertutto, e innanzitutto in Europa.
Nuit Debout sa a cosa si oppone. Non a una competizione dei giovani francesi con qualche altro tipo di lavoratore francese, e nemmeno a una battaglia per la manodopera tra francesi e italiani, o greci. La competizione è a livello globale, e i lavoratori francesi sanno di essere in competizione con i loro cugini oltre-continente, con gli sfruttati in Cina, Kazakistan, Bangladesh, India, Africa. La destrutturazione dell’economia rende pletoriche le conquiste del movimento operaio Europeo: se il padrone può spostare la baracca dove gode di un esercito di schiavi non possiamo più pensare di contrattare solo con il padrone, né di diventare schiavi a nostra volta (cosa che invece sta succedendo poiché la decontrattualizzazione collettiva del mondo del lavoro a favore di una individualizzazione dei rapporti di lavoro imposta dalla Loi Travail riporta il lavoratore a una condizione pre-moderna di subalternità assoluta nei confronti del datore di lavoro).
Allora Nuit Debout fa quello che va fatto, non aggredisce il padrone, la Loi Travail, ma il capo dei capi, il capitalismo in quanto tale nella sua forma neoliberista. Il punto è chiaro, o si reagisce e subito almeno a livello Europeo, ou la mort. Nuit Debout insorge per prima, e chiama tutti, non più i proletari ma tutti gli sfruttati, a ribellarsi.
Da qui in avanti è difficile fare previsioni e porre un freno all’immaginazione. Le perplessità aperte da questa nuova fase sono tante; in primo luogo come diventare tessuto sociale – e appunto non frammento di protesta – e conquistare un’egemonia politica e culturale all’interno della società in modo da costituirsi in nuovo soggetto politico; ma soprattutto che cosa fare, anche se al momento è secondario, nel momento in cui la protesta infiammerà – se infiammerà – a livello Europeo. Non strutturarsi equivale a essere schiacciati, strutturarsi può imprigionare e disperdere energie preziose. Come si riuscirà a uscire da questo dissidio non è facile da prevedere. La rivoluzione non può più essere fatta prendendo la Bastiglia e tagliando la testa ai Re, perché i Re non esistono più. Per essere permanente la rivoluzione Nuit Debout deve diventare istituzionale – una nuova internazionale? – o prendendo in mano le istituzioni, o creandone di nuove.
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*l’articolo 49.3 (del Titolo V della Costituzione) permette di approvare una legge senza voto del Parlamento, impegnando la «responsabilità del governo». Nel 2006 Hollande aveva definito il 49.3 «una brutalità, un diniego di democrazia».
Di seguito il sito nuitdebout.fr per tutte le info sulla Global Debout del 15 maggio.